Chi riuscirà a leggerlo fino in fondo sarà bravo perché non si tratta di un articolo ma di un delirio assoluto, un flusso di coscienza alla James Joyce senza però alcuna qualità. Poca se non nulla punteggiatura, frasi senza interruzioni pensieri che si scontrano con parole, eccetera, eccetera. Lettura consigliata a pochi e coraggiosi visitatori.
Ebbene tutto nasce dall’esigenza di assaggiare l’acqua salata dopo un’estate passata a pinneggiare nel Garda che sebbene offra scenari diversi da quelli del mare non da la possibilità di vedere certe creature e certi colori per questo la banda della Multipla che ancora non si è arresa all’avanzata dell’inverno programma l’ultima zingarata in quel di Moneglia (La Spezia) perché c’è voglia di fare l’ultima immersione in acqua libera perché la piscina se l’anno scorso ci bastava quest’anno ci va molto stretta, troppo stetta.
Si decide il lunedì per il mercoledì perché le condizioni meteo non sono proprio le migliori ma chi se frega dobbiamo andare sentiamo telefoniamo ci attacchiamo alle web cam il martedì il mare sembra buono anche se i giorni prima s’è un po’ incazzato… tavola d’olio appare nell’unica web cam funzionante che punta in un posto nemmeno troppo distante da dove dobbiamo immergerci.
Si va ore 14 appuntamento al solito posto Multipla stracarica pieno fatto caramelle non ne voglio più come dice Mina ma a forza di parole parole parole il palato s’impasta e allora si va di gran Golia perché non ci sono spie a bordo e questa la capisce solo chi è stato bambino negli anni settanta si parla di case di cose di come sarà l’immersione nella nostra didattica abbiamo messo a punto il breafing on the road in onore del buon Kerouac che l’on the road l’ha celebrato nel suo capolavoro ma soprattutto si parla di capezzoli perché qualcuno di noi a Moneglia ci viene non per immergersi ma per perdersi in qualcosa che purtroppo per lui non potrà ammirare.
Il passo della Cisa mette a dura prova il nostro povero mezzo a metano che arranca sulle salite tra quarte e quinte che non sono misure di reggiseno ma che sono marce inserite e disinserite nel tragitto fatto di curve rettilinei gallerie lavori in corso e montagne innevate che ci accompagnano fino alla prossimità del mare che dopo quasi tre ore di macchinazione finalmente scorgiamo arrivando al casello più imboscato della storia del mimetismo stradale dove autogrill e uscita si fondono in un tuttuno così puoi pagare il transito ed ordinare un Camogli che visto che sei in Liguria dovrebbe pure essere buono.
Gallerie temporizzate fatte dal regime del ventennio trattengono appena l’esuberanza della nostra auto che ci passa a risico e chi non risica non rosica ma il mare si sa perdona tutto anche certe creme solari alla noce di cocco meglio comnque il cocco che la cacca merda l’uscita per il campeggio è più imboscata di quella dell’autostrada i liguri si sa sono gente di spirito burloni che nascondono le cose per non fartele trovare ma noi il campeggio lo troviamo lo stesso ed è li che paghiamo ci vestiamo e ci immergiamo nel mare del poeta che lo cantava con la chitarra in spalla fumando sigarette riemergiamo appagati di quest’ultima follia e ci rivestiamo battendo i denti perché ci sono solo otto gradi nessuno di noi parla fa freddo ed è un buio pesto senza basilico e aglio ma frattaglio che comunque qualcuno ha perso le mutande altri invece lo snorkel altri ancora la capacità di connettere perché il cavo usb è andato nel buio della notte che ci accompagna ancora su e giù per questi monti tra gallerie improbabili e ristoranti chiusi fino a trovare un covo per mangiare e parlare fino a quando s’è fatta ora di tornare lungo quell’autostrada che adesso è buia desolata e lunga fino al casello di casa e questo e tutto e non dite che non eravate stati avvertiti!
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