Negli ultimi tempi, a Brescia si è levato un allarme riguardante la violenza giovanile, percepita in aumento. Tuttavia, uno studio condotto dalla Loggia, in collaborazione con l’Università di Brescia, dimostra che questa emergenza non ha basi reali . Secondo l’indagine , le aggregazioni giovanili nella città sono fluide, non territoriali e non stabili come le classiche baby gang, evidenziando una discrepanza tra la percezione e la realtà.
Un fenomeno complesso ma non strutturato
Lo studio si è basato su dati raccolti da diverse fonti: Polizia Locale , Polizia Giudiziaria e servizi sociali. Le aggregazioni giovanili a Brescia si concentrano principalmente in tre luoghi : piazza Vittoria, piazza Bruno Boni e piazza Mercato. Tuttavia, queste non sono caratterizzate da una forte identità territoriale, come le bande presenti nel film “Guerrieri della notte”, citato dal professore Carlo Alberto Romano. Le aggregazioni non hanno una struttura definita , ei crimini, quando accadono, sono solitamente iniziative individuali o di piccoli gruppi, anziché atti coordinati di gruppo, tipici delle baby gang.
La fluidità e il ruolo dei social media
Un altro aspetto chiave rilevato dallo studio è la fluidità etnico-culturale di queste aggregazioni, preferite dai social media che fungono da collante. L’aumento dei reati tra i giovani, soprattutto tra i minori stranieri , è stato significativo dal 2020, con un picco nel 2022, ma sembra essere in assegnato nel 2023. La pandemia ei lockdown hanno giocato un ruolo importante , esacerbando il disagio sociale, soprattutto tra i giovani migranti non accompagnati, che spesso si trovano senza un solido supporto sociale o familiare.
Il diverso tra percezione e realtà
La percezione di un’emergenza criminale giovanile a Brescia è amplificata dai media , che frequentemente riportano episodi legati alle baby gang. Tuttavia, i dati raccolti smentiscono questa narrazione allarmistica. In effetti, la crescita dei reati giovanili sembra essersi attenuata, anche se restano preoccupanti alcuni fenomeni specifici , come l’aumento delle violenze sessuali commesse da minori, in particolare di origine straniera.
L’importanza della scuola e della cultura
Il professore Romano ha sottolineato un altro fattore chiave: il disorientamento culturale . Questo fenomeno, legato all’abbandono scolastico e alla mobilità tra istituti, coinvolge sia giovani italiani che stranieri. Per questi ultimi, la mancanza di integrazione culturale è particolarmente rilevante, poiché si trovano in un limbo tra la cultura dei genitori e quella del Paese di accoglienza, senza riuscire a trovare un punto di riferimento stabile.
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