Una doccia di vastità

Avevo già scritto una riflessione sulla bellezza, su come l'armonia che ci circonda, quando la riusciamo a cogliere, ci dia il senso di appartenere a un mondo vasto, magnifico, armonioso con un "ordine" stupendo in cui anche la disgrazia, il male e il dolore hanno ragion d'essere.

Ma sto facendo nuove scoperte, o forse più modestamente, sto provando nuove sensazioni.

Ho lavorato intensamente in questi due giorni per mettere a punto la prima stesura delle mie riflessioni su Mahler che devo presentare tra due settimane e c'è ancora molto da fare per sistemare, provare, tagliare, inserire  e quindi ieri ho fatto la classica "sgobbata" fino a tarda notte per tentare una prima stesura per avere un'idea almeno della dimensione.

Nel "furor creativo" avevo come l'impressione di non riuscire a sostenere più la marea di pensieri, di sensazioni, che la musica mi ispira e come questa in realtà mi evochi, affetti, amicizie, luoghi, che tutti coesistono nel medesimo istante nel cuore e nella mente fino a che tanta bellezza e tanto amore non diventa quasi insopportabile.

Scrivendo era come se svuotassi uno zaino o la sensazione di liberazione quando finalmente confidi a qualcuno una gioia di cui non riesci più a reggere il segreto.

Poi stamattina, dopo sogni intensi in cui tutti i miei affeti erano in vacanza, in una turbolente e avventurosa vacanza (i miei sogni sono altrettanto multiformi) ma che mi ha scaricato anche delle tensioni inconsce, ecco una radiosa matttinata di luce, fresca e piena di prospettive: il pranzo con Marco, la musica con gli amici, il rientro di Marina.

Ho guardato un DVD (Conducting Mahler di Frank Scheffer) che ho da un paio di mesi ma che ancora non avevo avuto il tempo di guardare fino in fondo e qui la nuova scoperta: sono stato immerso due ore in un racconto magnifico che mi ha aperto nuove porte nuove riflessioni.

Ho ascoltato quattro grandi direttori raccontare le loro emozioni, i loro pensieri, ho ascoltato esecuzioni di brani che conosco che mi sono apparsi in una luce nuova, ho ascoltato una magnifica porzione dell'ottava sinfonia con Riccardo Chailly che spiega come questa gigantesca opera che vuole quasi mille musicisti e coristi in scena, fosse il canto d'amore totale di Mahler per la moglie che in realtà era già lontana da lui. O le immagini del finale della nona con un primo piano strettissimo su Chailly che scandisce la musica che si dissolve con gesti infinitesimali e una goccia di sudore scorre piano piano fino alla punta del naso, come la goccia di vita che se ne va che Mahler descrive con la musica.

Una bellezza devastante.

La prima giustificazione che ho dato è stata ovvia: ho "svuotato la mente" ed ora è pronta per nuove sensazioni ma non è così.

Nel raccoglierne di nuove ho scoperto che tutte le altre sensazioni erano ancora lì, limpide e presenti, e quelle nuove hanno trovato posto senza comprimerle e allargando uno spazio che essendo già infinito non può essere "più largo" ma che mi riesce adare il senso di questa straordinaria vastità.

Non so nemmeno come chiamare queste sensazioni, anche il titolo del post non mi convince, ma per ora ho l'urgenza di prendere un appunto, come se guardando un film avvincente, non volessi distogliere lo sguardo ma debba annotare una sensazione per rifletterci in seguito.

Per ora mi basta lasciarmi travolgere, senza giudicare, come quando facendo la doccia ci si lascia scorrere addosso l'acqua per un po' senza insaponarsi subito, per godere la piacevolezza di ogni goccia e dello scroscio, per ritardare il momento in cui con il sapone trasformiamo con quel gesto il piacere in funzione.

SI. Vado a prando dopo una doccia di vastità.

Buona domenica a tutti.

Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2011/01/una-doccia-di-vastit%C3%A0.html

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