«Non sarà un’altra Predappio», aveva detto il sindaco Giampiero Cipani alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo allestimento. E dal paese romagnolo che il 29 luglio 1883 diede i natali a Benito Mussolini, dove si sono sentiti chiamati in causa, sono venuti a Salò a vedere.
Ieri mattina una delegazione guidata dal vicesindaco e assessore alla Cultura Luca Lambruschi, composta anche dai consiglieri comunali Veronica Bevacqua, Alan Gori, Federica Maltoni e Lucio Moretti, è stata in visita al MuSa, il museo civico salodiano. Il gruppo di lavoro che per l’Amministrazione del sindaco Roberto Canali si occupa delle mostre allestite a Casa Natale Mussolini ha visitato la nuova sezione «L’ultimo fascismo», inaugurata il 30 giugno scorso dopo una lunga gestazione, curata dagli storici Roberto Chiarini, Elena Pala e Giuseppe Parlato. A guidare gli amministratori di Predappio lungo il percorso uno dei curatori dell’allestimento è stato Chiarini. Il motivo della visita? «Volevamo vedere – spiega il vicesindaco Lambruschi – come Salò racconta questa parte di storia d’Italia così difficile da raccontare».
Le assonanze storiche
Le due località sono evidentemente accomunate da richiami storici scomodi. Evocano un periodo destinato a lasciare un segno perenne nella memoria collettiva italiana, ancora profondamente divisivo. Ma sia Salò sia Predappio, entrambe governate dal centrodestra, dicono di voler evitare il rischio, insito in ogni musealizzazione, di finire col monumentalizzare il tema trattato o di fornire nuove sollecitazioni all’inesausto scontro che sull’argomento si perpetua da un settantennio. «Predappio – continua Lambruschi – non è solo meta di raduni nostalgici, peraltro sempre meno affollati, o il luogo che fa parlare di sé per un paio di negozi di souvenir espliciti. È un paese normalissimo, con una sua storia, che cerchiamo di raccontare. Ovvio, d’altra parte, che non si possa parlare di Predappio senza parlare di Mussolini. Nessuna nostalgia. Solo storia».
Lo stesso vale per Salò. Lo ribadisce il sindaco: «La nuova sezione – dice Cipani – è stata progettata con rigore scientifico e nessuno spirito di parte. Lo conferma il fatto che da quando è aperta al MuSa non si sono visti pellegrinaggi di nostalgici col braccio teso, come qualcuno temeva. In compenso sono arrivati e continuano ad arrivare tanti visitatori, famiglie, giovani e stranieri che trovandosi a Salò cercano tracce di quel periodo». Lo ha ribadito più volte anche il presidente del MuSa, Alberto Pelizzari: «Per il museo civico di Salò era un dovere affrontare la nostra storia nel momento in cui si incrocia con quella del Paese, nei tragici seicento giorni di un periodo di grande drammaticità e complessità».
I numeri danno ragione a Cipani e Pelizzari. La nuova sezione esercita un richiamo notevole e, da quando è aperta, gli ingressi al MuSa sono impennati. Se ne compiace anche il Luca Chiarini: «Fare musei sul fascismo non è un problema. È una grande opportunità dal punto di vista turistico, oltre che di conoscenza e riflessione». Ne sono convinti anche a Predappio, dove, a Casa Natale Mussolini, allestiscono mostre di interesse storico-artistico. «Raccontiamo la nostra storia – conclude Lambruschi – che non è solo quella del paese dove è sepolto Mussolini». Va precisato che nessuna iniziativa comune tra le due località che rappresentano l’inizio e la fine della parabola mussoliniana è sul tavolo. Da Predappio sono venuti al MuSa solo per un confronto sui modi di raccontare una storia complessa.
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