L’appuntamento con Carlo Boccadoro era davanti al Teatro Grande prima delle 14 "Mi riconoscerai, sarò l’unico a quell’ora vestito da ‘direttore d’orchestra’ " diceva la sua mail e invece eccolo lì sorridente in jeans e felpa, semplice e cordiale come è stato il nostro incontro.
Certo che pensando a certi direttori d’orchestra che "se la tirano", Carlo è proprio un’altro pianeta ed entriamo subito in sintonia, parliamo di musica, del suo disco, della musica del ‘900 e di come del suo libro mi aveva colpito la capacità di passare con eguale competenza da Mahler a Frank Zappa, senza pregiudizi ideologici ma nemmeno senza facili semplificazioni o banalità.
Ci ha dato una sua chiave di lettura del concerto che avremmo poi ascoltato ed è stato lo spunto per una chiacchierata sulla "musica contemporanea", della musica che racconta il tempo, quello della Repubblica di Weimar da parte di Kurt Weill e l’America del jazz, del consumismo di massa di Leonard Bernstein, della musica di oggi, della rivoluzione dell ‘iPod, della musica inutile (c’era della musica di sottofondo al bar) del bisogno anche del silenzio.
Il nostro tempo è quello di un caffè perchè deve andare a prepararsi ma riusciamo in quel poco a darci qualche idea per un incontro sulla musica a Desenzano.
Io poi aspetto che apra la libreria Feltrinelli e vado subito a comperare il suo ultimo libro Racconti Musicali.
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