In questi mesi ho letto alcuni libri il cui argomento principale è la musica. Lungi da me l’idea di fare il critico, la mia vuole solo essere una serie di segnalazioni, con qualche appunto. Sono sei libri che suddividero’ un due post.
quella con maggiori energie autopromozionali) una filiale italiana della francese Believe Digital. Interessante la sua presentazione al MEI 2009 in cui Stante spiega cos’è questa piattaforme digitale. Dico interessante perchè è evidente il cambio di rotta della discografia: la casa discografica non è piu’ quella che crea e investe sugli artisti, ma produce servizi a pagamento e crea opportunità in cui la crescita è in mano all’artista stesso, ma qualora qualcosa funzionasse:
…diciamo che il digitale viene usato semplicemente come un test di mercato….come sapete gli artisti emergenti sono tantissimi pero’ in effetti non tutti possono definisrsi dei veri artisti…noi diamo l’opportunità di farsi vedere a tutti naturalmente poi investiamo sui migliori…
…cio’ che divenne importante furono tutti i temi legati al territorio e alla società, il reperorio popolare di base e quello politico. I modelli negativi di questo movimento erano la canzonetta, il Festival di Sanremo e la Rai televisione.
Ribadisco che non voglio fare il critico ma solo segnalare delle letture, ma questo libro è proprio bello. Forse perchè asseconda la mia necessità di ascoltare delle storie, ma Graham Jones ti prende per mano e ti accompagna attraverso un mondo che sta scomparendo, segnalandoti aneddoti bizzarri e divertenti raccolti tra i negozi di dischi del Regno Unito e le grandi catene di distribuzione e raccontando di meccanismi non proprio puliti adottati dalle major per imporre i propri artisti nelle classifiche di vendita. E’ veramente un libro sulla “resistenza” e su come ci si puo’ ingegnare per affrontare un mondo che cambia. Temo come la peste l’effetto nostalgia ma sapere da dove veniamo è importante, magari non capiamo dove andremo ma sicuramente scopriamo perchè siamo qui. Per ogni scelta che il mercato ci impone ci sono almeno un paio di cose che cambiano il nostro mondo, e non sempre in meglio. Sarei curioso di sapere cosa ne pensa di questi racconti chi non ha vissuto il periodo d’oro dei negozi di dischi, che impressione possono fare queste piccole storie di persone e luoghi, il non luogo del digitale è proprio lontano…
Un libro che mescola divertimento e amarezza. Citando Amarcord di Fellini, “…mi è piaciuto e ho pianto tanto…”
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