Mi continuavo a chiedere il motivo di tanto accanimento contro coloro che in questi giorni vanno a correre.
Mi ricordo che 20 anni fa andare a correre non era così comune e capitava spesso di essere guardati in modo strano dalle persone ‘normali’. Mi ricorderò sempre un episodio con il mio amico Renato.
Stavamo correndo e qualcuno ci urlò da lontano: “Andate a lavorare che è meglio!”
Andò su tutte le furie ed ebbe una reazione veramente fuori dal comune.
Si perché Renato è un artigiano ed ha una falegnameria dove Lavora da sempre. Quindi che diritto aveva quel tizio di dirgli quella frase o solo pensarla?
Negli anni si è attutita questa situazione, ma dovuta più al fatto che sono aumentati i praticanti. I frustrati si sono solo sentiti a disagio sentandosi in minoranza, ma non è passata la loro frustrazione, è rimasta latente.
Per farvi capire cosa vuol dire per me lo sport vorrei condividere solo un paio di episodi.
In prima superiore sono stato rimandato a settembre in Italiano. Mi fecero fare un tema con titolo a scelta. Feci un tema sugli effetti positivi dello sport sulla società, sulla sanità e sull’economia. Per la cronaca presi sette ed all’orale mi chiesero come mai mi avessero rimandato.
Nel 2012 (a 42 anni) mi proposero di abbandonare il mio lavoro per intraprendere un nuovo progetto. Entrai in un agenzia di comunicazione e di organizzazione di eventi che aveva l’aspirazione di diventare leader in italia nell’organizzazione di eventi di triathlon.
Che sport faccio? Faccio triathlon. Triathlon, non Ironman. Il triathlon non è una roba da super uomini. E’ uno sport unico, che mi offre la possibilità di fare tre attività: nuotare, andare in bici e correre. La maggior parte dei miei amici fa triathlon per fare sport. Non per competere. La competizione è solo la finalizzazione dello sport. E’ quella cosa che ci stimola a dare il meglio di noi. Ma non è il fine. E’ un mezzo. Quindi non siamo degli esaltati come qualcuno vuol far credere.
E questa è la filosofia che abbiamo sempre portato avanti personalmente e come azienda. Ho dei testimoni!
Quanto mi alleno? Faccio 2 allenamenti di nuoto la settimana, vado a correre due o tre volte e vado in bici una o due volte.
Questo per me è lo sport. Ed ho voluto raccontare la mia storia solo per far capire che, come me, ci sono tanti altri con storie simili. Con lo sport nel loro cuore.
E voi ci chiedete se facciamo fatica a stare in casa per 15 giorni?
Ho accettato di buon grado di non andare a nuotare e di lasciare la bicicletta in garage. Ora mi chiedete di rinunciare a correre in campagna in piena sicurezza e con rischio di contagio pari a zero.
Se me lo vieteranno ci rinuncerò, ma perché sono rispettoso delle regole e sono abituato alla fatica.
Ma fatemi un favore, non fate i moralisti presuntuosi. Per noi è una grossa fatica stare fermi ed una enorme fatica trovare un valido motivo per cui ci dovremmo rinunciare ad un’attività innocua.
Qualcuno ha anche detto che ora sono diventati tutti podisti. Certo. Sono probabilmente degli sportivi di altre discipline che hanno subìto giustamente lo stop della propria attività: chi gioca a sport di squadra, chi si allena in palestra ed in piscina non può più farlo. Quindi sente la necessità di andare almeno a farsi una corsa.
Non ci farete sentire in colpa perché facciamo uno sport che fa bene a noi stessi, fa bene alla sanità pubblica, fa bene al turismo, fa bene alla società.
L’attività fisica è la nostra vita. Se ci togliete l’attività fisica ci uccidete.
E la situazione venutasi a creare con il Corona Virus è il vostro buon motivo per finalmente sfogare la vostra frustrazione latente di non avere lo sport nella vostra vita. Come ha già scritto qualcuno, siamo inoltre il vostro capro espiatorio insieme a cinesi, a immigrati, all’europa ed ai politici.
Vorrei stoppare subito quelli che, se saranno rimasti svegli fino alla fine di questo post, si sentiranno in diritto di dirmi:
E se vi fate male?
Il capitolo “si però potreste farvi male ed ingolfare il sistema sanitario” lo vorrei affrontare in un altro momento perché merita il proprio spazio. Vi dico solo due parole. Superstizione e fatalità.
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