Mi trascrivo il passaggio che lui cita in apertura del World Economic Forum di Davos lo scorso anno.
"Storicamente gli artisti sono stati ingaggiati dalle istituzioni al potere per dare verità emozionale ai principi stabiliti.
Ora nella nostra nuova società globale, nessuna istituzione ha il grado di consenso per creare valori e direzioni per la maggioranza della gente.
I mercati, nelle società libere stanno rapidamente sostituendo i governi e le istituzioni religiose come regolatori della più elevata autorità, ma i mercati operano senza valori, non dialogano in una lingua umana.
Le arti possono aprire qui nuovi spazi, portando consapevolezza umana per confrontarsi con questo flusso di merci e capitali, dando energia alle nostre connessioni interpersonali e aprendo nuove porte per l'invenzione e la pratica.
Un cambiamento rivoluzionario nelle strutture operative del nostro mondo richiede una nuova definizione di chi siamo e del perchè siamo qui.
L'arte, in fondo,riguarda il nostro "riposizionamento", creando giustapposizioni sorprendenti, aperture emozionali, luminose presenze, percorsi aerei verso l'eterno."
Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2010/10/the-art-of-possibility.html