A poco più di un mese dalla chiusura di “Pietre della memoria. Omaggio al Parente” — l’evento artistico estivo della Versiliana di Marina di Pietrasanta — Andrea Chisesi torna a misurarsi con Gabriele d’Annunzio. Ma questa volta lo fa proprio nella sua dimora affacciata sul Lago di Garda, casa-museo ogni anno meta di centinaia di migliaia di visitatori.
Si inaugura sabato 26 settembre, al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (BS) la mostra Tempora Vatis, vero e proprio omaggio alla «vita inimitabile» di d’Annunzio, curata da Marcella Damigella. Allestita nelle sale di Villa Mirabella — uno degli edifici del complesso del Vittoriale degli Italiani dove d’Annunzio ospitava gli artisti della fabbrica del Vittoriale — la mostra resterà visibile fino al 1° marzo 2021.
Per Chisesi — artista eclettico nei temi, nelle espressioni e nell’utilizzo delle tecniche — si tratta di una nuova collezione che origina nel suo studio di Siracusa, un vecchio hotel di fine ‘800 rimaneggiato nel periodo fascista, dove l’artista ha vissuto sensazioni inaspettate e trovato la sua ispirazione.
Le pareti del piano terra, infatti, erano state rivestite con carta da parati dell’epoca dannunziana e nascondevano sul retro vecchi giornali del 1920 — “reliquie” di un tempo autentico — che l’artista ha iniziato a strappare, incollare, sovrapporre; erano brandelli di cronache mondane, opportunamente utilizzati come testimonianze di un tempo ormai passato, ma non dimenticato.
Sfruttando il nesso temporale tra i frammenti di stampa e la vita di d’Annunzio, Andrea Chisesi ha deciso di raccontare così le stagioni della vita del Vate, trasponendo le celebri fotografie dei momenti più significativi della sua vita — compresi quelli privati — sulle tele preparate con i suoi matrem (pennellate di colore bianco che rimandano alla natura), e con cui ci mostra quanto fosse straordinario lo stile di vita del Comandante, oggi definito a torto “decadente”.
Precursore di eccessi e lusso a ogni costo, d’Annunzio rappresenta l’unica via possibile per vivere una vita nella pienezza del desiderio e nella voluttà, innalzandosi fino alla sublime sensazione di onnipotenza.
Per l’occasione sarà realizzato il catalogo della mostra, con i testi del Presidente del Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, e della curatrice, Marcella Damigella. Oltre che cartaceo, il catalogo sarà disponibile in mostra in versione digitabile, scaricabile sul proprio smartphone.
Il percorso espositivo
Tempora Vatis, in tutto 68 opere tra bozzetti, disegni e opere su tela, si presenta in perfetto stile horror vacui (occupazione di ogni spazio disponibile); la mostra offre la possibilità di assistere al dialogo instaurato tra l’artista e il Vate in un percorso intimo appositamente progettato per Villa Mirabella.
Il visitatore diventa così un protagonista che s’introduce all’interno di uno spazio senza tempo e, ospite curioso, è messo in condizione di carpire i segreti del poeta e del pittore, dei loro misteriosi rapporti (di certo complicati).
Per sua precisa volontà, Chisesi ha suddiviso la mostra in quattro parti principali — in un percorso con le opere disposte sulle pareti in senso orario e in un apparente caos — che ricalcano le stagioni dell’anno, indicate in latino, lingua molto cara al Vate: Fons: i ritratti del Vate dall’adolescenza al 1920; Aestas: eroi, miti e personaggi a lui cari, le passioni per navi, aerei, automobili; Arbores: le donne, l’allegoria del Fauno, miti e passioni da Dante a Michelangelo; Hiems: i ritratti dei suoi amici più cari e le icone che lo hanno accompagnato, tra cui San Sebastiano, Santa Caterina da Siena e San Francesco.
La stanza segreta
Completa il percorso espositivo di Tempora Vatis la cosiddetta “Stanza segreta”, sorta di wunderkammer, ma a luci rosse, ricca di sorprese.
Oltre a un’ulteriore serie di opere, in questo spazio sarà collocata un’installazione costituita da piccole porte, complete di maniglia e serratura. Quasi si trattasse di stanze in miniatura, dietro ogni porta si celerà una “fusione su carta” di piccole dimensioni, esplicitamente dedicata ai riti amorosi e visibile solo dal buco della serratura. Sbirciando l’immagine dal foro, in quel momento il visitatore non potrà non sentirsi un po’ voyeur, che ha scelto di spiare le opere di piccolo formato di Chisesi, ma protetto da una piccola parete di legno e da un secolo di falso perbenismo.
E quella della “stanza segreta” sarà l’unica occasione per poter vedere quelle immagini così esplicite, dal momento non saranno nel catalogo della mostra. E comunque, al termine del percorso espositivo, tutte le immagini — sia quelle “ordinate” secondo le stagioni, sia quelle sbirciate di soppiatto — si riveleranno fotogrammi di un’esistenza sopra le righe e che valse a d’Annunzio l’appellativo di Immaginifico.
La tecnica
Visitando la mostra di Chisesi al Vittoriale degli Italiani, qualcuno potrà incuriosirsi alla tecnica che l’artista utilizza per le sue realizzazioni. Nato come fotografo professionista, figlio d’arte, e cresciuto tra tavolozze di colori e sculture, Andrea Chisesi inizia a dipingere da giovanissimo, decidendo in seguito di fondere le sue due passioni, la pittura e la fotografia.
Nascono cosi le prime fusioni, termine con il quale definisce la sua tecnica, che risulta non più dal digitale, ma come una sorta di collage tra stratificazioni pittoriche ed immagini di personaggi. All’inizio il rapporto tra pittura e fotografia non è paritario, poiché la pittura e le annessioni dei manifesti creano di per sé l’opera, e l’immagine viene aggiunta con la stampa in un secondo momento.
Parallelamente Chisesi realizza le sue opere anche con il Matrem, dal latino Matrem Tanacetum parthenium, particolare tipo di fiore che cresce spontaneamente in natura. Quelli che dipinge Chisesi sono simboli, fiori, ottenuti con pennellate di colore bianco che rimandano alla natura, ovvero quanto di più̀ effimero vi sia sul nostro pianeta.
Osservando la collezione in mostra al Vittoriale, il collage realizzato con i quotidiani originali del 1920 trovano la connessione temporale con l’immagine dell’epoca trasmutata insieme ai Matrem che rievocano il panismo dannunziano, la reinterpretazione della natura attraverso le pennellate di bianco, fiori, foglie, cerchi e colature d’acqua che rivestono i vecchi quotidiani e creano fenditure temporali.
Questa tecnica è in continua sperimentazione, poiché cambiando la preparazione pittorica, anche con la stessa immagine, l’opera ha un aspetto ed una soluzione completamente diversa; in tal senso la fotografia si rimette al servizio della pittura e non diventa una guida come storicamente è successo, ma diventa filtro, uno strato trasparente che si adagia sulla pittura e ne detiene i volumi.
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