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Suedtirol.info

Cercavo un po’ di info da mettere sul giornalino universitario, il flyer, sui mercatini di Natale in Alto Adige. Per ogni numero intendiamo inserire una cartina adatta al periodo di uscita. Così sono andato sul sito www.suedtirol.info per vedere un po’ cosa si trovava.

Intanto devo dire il sito è proprio bello, soprattutto se si pensa che è di un’ente pubblico (che non so perché, ma in genere le istituzioni pubbliche hanno la capacità di far male tutto online). Cos’ha di bello il sito? Intanto i contenuti sono di qualità. Ogni post, descrizione, didascalia, promozione… sono tutti attuali, aggiornati, interessanti. Il sito è pensato per i turisti senza ombra di dubbio. Informazioni che esulano da questo ambito stanno altrove. A proposito di questo mi viene da osservare che forse il dominio suedtirol.info non è proprio facile da memorizzare. Chissà perché non .it.

Ho dato un’occhiata alla sezione mercatini con uno spot che tale non si può definire se ci riferiamo all’immagine che tutti abbiamo in testa con slogan e musichette orecchiabili che non ti cavi più dalla testa. Solo immagini di mercatini e una colonna sonora melensa che si adatta benissimo, anche se io avrei scelto qualcosa di natalizio, seppur non banale come Jingle Bells o cose simili.

Se voleste spararvelo, dura abbastanza poco (2 min).

Il vero colpo di genio però è secondo me la suoneria scaricabile dell’Alto Adige. Sì, avete letto bene. La suoneria scaricabile dell’Alto Adige. Ah, perché ogni provincia o regione (l’Alto Adige vive in questa condizione di né carne né pesce, un po’ come Balto che sa solo quello che non è) ha una suoneria sua? Certo che no. La Provincia Autonoma di Bolzano però si. Se volete dunque scaricarvela, cliccate qui. È gratis. (Ormai quando leggo le parole “suoneria”+”gratis” cerco subito di scovare l’asterischino o la scritta in piccolo con l’inganno. E invece stavolta no. Pensa te!)

E per i veri geek, che trovano sempre il “io l’avrei fatto meglio con qualche servizio gratuito che si trova in rete”, sappiate che c’è anche il bottoncino Twitter e Facebook per iscriversi. Mi sono appena iscritto a entrambi. Tutto in italiano. Ci dev’essere da qualche parte il doppione in tedesco, ne sono sicuro. E c’hanno pure il canale YouTube!
Dalla loro pagina Twitter tra l’altro vedo che ci sono alcune imprese della zona anch’esse su Twitter. Lo segnalo perché ogni tanto su Friendfeed c’è qualcuno che chiede quali imprese italiane usano i social media. Beh, per poco, ma sono ancora italiane.

Visto che inizio a divagare mi fermo qui. Lo scopo del post era semplicemente di fare un po’ di pubblicità disinteressata al sito www.suedtirol.info.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/Qni8m0fTO84/suedtirolinfo.html

Suedtirol.info

Cercavo un po’ di info da mettere sul giornalino universitario, il flyer, sui mercatini di Natale in Alto Adige. Per ogni numero intendiamo inserire una cartina adatta al periodo di uscita. Così sono andato sul sito www.suedtirol.info per vedere un po’ cosa si trovava.

Intanto devo dire il sito è proprio bello, soprattutto se si pensa che è di un’ente pubblico (che non so perché, ma in genere le istituzioni pubbliche hanno la capacità di far male tutto online). Cos’ha di bello il sito? Intanto i contenuti sono di qualità. Ogni post, descrizione, didascalia, promozione… sono tutti attuali, aggiornati, interessanti. Il sito è pensato per i turisti senza ombra di dubbio. Informazioni che esulano da questo ambito stanno altrove. A proposito di questo mi viene da osservare che forse il dominio suedtirol.info non è proprio facile da memorizzare. Chissà perché non .it.

Ho dato un’occhiata alla sezione mercatini con uno spot che tale non si può definire se ci riferiamo all’immagine che tutti abbiamo in testa con slogan e musichette orecchiabili che non ti cavi più dalla testa. Solo immagini di mercatini e una colonna sonora melensa che si adatta benissimo, anche se io avrei scelto qualcosa di natalizio, seppur non banale come Jingle Bells o cose simili.

Se voleste spararvelo, dura abbastanza poco (2 min).

Il vero colpo di genio però è secondo me la suoneria scaricabile dell’Alto Adige. Sì, avete letto bene. La suoneria scaricabile dell’Alto Adige. Ah, perché ogni provincia o regione (l’Alto Adige vive in questa condizione di né carne né pesce, un po’ come Balto che sa solo quello che non è) ha una suoneria sua? Certo che no. La Provincia Autonoma di Bolzano però si. Se volete dunque scaricarvela, cliccate qui. È gratis. (Ormai quando leggo le parole “suoneria”+”gratis” cerco subito di scovare l’asterischino o la scritta in piccolo con l’inganno. E invece stavolta no. Pensa te!)

E per i veri geek, che trovano sempre il “io l’avrei fatto meglio con qualche servizio gratuito che si trova in rete”, sappiate che c’è anche il bottoncino Twitter e Facebook per iscriversi. Mi sono appena iscritto a entrambi. Tutto in italiano. Ci dev’essere da qualche parte il doppione in tedesco, ne sono sicuro. E c’hanno pure il canale YouTube!
Dalla loro pagina Twitter tra l’altro vedo che ci sono alcune imprese della zona anch’esse su Twitter. Lo segnalo perché ogni tanto su Friendfeed c’è qualcuno che chiede quali imprese italiane usano i social media. Beh, per poco, ma sono ancora italiane.

Visto che inizio a divagare mi fermo qui. Lo scopo del post era semplicemente di fare un po’ di pubblicità disinteressata al sito www.suedtirol.info.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/Qni8m0fTO84/suedtirolinfo.html

A cosa serve Twitter quando c’hai Facebook?

Ieri sera Alba ed io stavo cercando di istruire una ampia platea, di circa 6 persone, sull’utilità di Twitter. La questione più interessante sollevata dagli scettici astanti era sull’utilità di Twitter quando pare più comodo e mirato Facebook. Si diceva che Twitter è utile quasi solo a chi ha da raccontare cose importanti o interessanti come VIP, testate giornalistiche e altre istituzioni. Ma allora perché un comune mortale come me ha un account su Twitter? E perché non sono l’unico?

Da un lato potrei rispondere che se vuoi seguire le categorie “giustificate” ad esserci su Twitter,
(quelle indicate sopra) è molto comodo avere a tua volta un account (è possibile rendere accessibile Twitter anche a chi è furoi dal network. Io ad esempio pubblico i miei updates qui sul blog). Ma non è l’unico motivo.

Comunicare quello che faccio a chiunque, amico o meno, senza barriere mi rende innanzitutto degno di fiducia. Se parlo senza timori di quello che faccio è perché ho poco da nascondere e ho gusto nel condividerlo. In questa maniera diventa facile raccogliere nuovi contatti, per non dire amicizie, perché permetto di entrare nella mia intimità anche gente nuova che a sua volta si apre e sia crea una superficiale forma di intesa e conoscenza reciproca.

Certo vi chiederete: “Che sfigato è uno che mette in palio la propria privacy per fare amicizia con chi capita? Ma non c’ha amici veri?” (Se avete più di 25 anni, forse avete usato parole leggermente diverse, ma il succo è questo).
Potendo parlare solo di quello che riguarda me, posso spiegare la faccenda dal mio punto di vista, ma non escludo che ci possano essere altri motivi.

Faccio un brevissimo flashback per introdurre il mio motivo. In fase adolescenziale, quando discutevo con mia mamma dei miei dubbi su che scelte fare per il mio futuro, lei mi ha detto: “Guardati attorno, prendi una persona che ammiri o che fa quello che vorresti fare tu da grande e impara quello fa, imitalo, fagli domande”. Tradotto in social-ese, segui su Twitter quelli che hanno un blog che ti incuriosisce.

Su Twitter poi si creano sinergie interessanti, che su Facebook difficilmente sono replicabili. Su Facebook infatti ci sono i tuoi amici che condividono con te esperienze e opinioni, visioni e valori. Su Twitter è più facile incontrare gente che la pensa diversamente e quindi quando comunichi un dubbio puoi accedere a risposte e consigli inaspettati che i tuoi amici non saprebbero offrirti.

Poi ci sono altri fattori come la moltitudine di applicazioni esterne per godere di tutti i vantaggi di Twitter.

La principale differenza comunque tra FB e Tw è nell’audience. Non è necessario essere delle persone famose per sfruttare Twitter. Se voleste farvi un account cliccate qui (e poi seguitemi 😉 ). Io sto qui!

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/Ue3o-KxQbWs/cosa-serve-twitter-quando-chai-facebook.html

Flock – il social browser

Mentre Firefox esce con la sua versione 3.5 e Twitter si lustra le penne davanti allo sguardo affamato del nuovo motore di ricerca di casa Microsoft, per i più appassionati Mashable ha stilato una classifica delle venti applicazioni più comode per l’integrazione dei due servizi.
Anch’io voglio dare un mio piccolo contributo aiutare chi vuole navigare online tenendo sottomano i propri social network preferiti. Parlo non di Firefox ma di Flock.

È un po’ di tempo che uso Flock come unico browser sul mio Mac e ora mi sento di consigliarlo a chi passa parecchio tempo navigando tra social network et similia.


Vantaggi:
Flock dispone di un menù di 10 icone facilmente accessibile che permette di navigare tra i propri social network, vedere gli aggiornamenti degli amici, visualizzare foto, video, scrivere post su varie piattaforme, caricare immagini, condividere link ecc. Ecco perché si definisce, a ragione, un social browser.
La riduzione dello spazio della finestra del browser con le barre che si aprono è compensata dalla comodità di questi strumenti.

Ecco il video ufficiale di presentazione della “social bar” (1 min – engl)

Non citata, ma a mio avviso molto importante è la barra inferire del browser che comprende la chat di Facebook e il cartellino delle notifiche, così potete essere reperibili in chat anche se siete su un’altra pagina evitando che parta una chat senza che voi ve ne accorgiate (a me capitava quasi sempre).

Per chi poi è veramente 2.0, cioè un blogger, ci sono poi le comodità del postare direttamente dal browser. (1 min – engl)

Questo dev’essere solo un assaggio per incuriosire, ma di implementazioni interessanti ce ne sono parecchie. Alcune le ho solo provate, altre devo ancora scoprirle. Per molti aspetti poi è simile a Firefox, del resto è “powered by Mozilla”. Non ne dovreste sentire la mancanza. I shortcut sono sempre quelli ed è parimenti comodo nella gestione dei preferiti come il suo fratello maggiore.

Svantaggi:
Ma quello che veramente conta in una recensione di un blogger sono i lati malvagi dei prodotti, perché i vantaggi li decantano le presentazioni ufficiali. Premetto che lo consiglio nonostante tutto.

La mia prima critica è rivolta al numero di social network supportati. Manca Friendfeed, che nel mio microcosmo di tempo sprecato online ricopre una fetta pari a Facebook. Devo poi ancora capire se c’è la possibilità di cambiare status su Twitter e Facebook. Flock è comodo come strumento di lettura e di interazione (replies, commenti, like ecc), ma mi pare che manchi la possibilità di inserire un aggiornamento ex novo.

La seconda critica riguarda il blog editor, che non tiene conto delle personalizzazioni che avete apportato ai vostri post (nel mio caso l’antprima con il link alla continuazione). Ecco perché questo post l’ho realizzato direttamente da blogger. L’editor di Flock risulta comodo dunque solo con post brevi, nel mio caso.

La terza invece colpisce la barra di ricerca dei media. È si comodo poter scegliere se cercare in Flickr, YouTube o altri, ma sarebbe ancora meglio se tra questa scelte ci posse la ricerca immagini glbale di Google Images o quella dei video di Google Video, così da poter includere immagini catalogate e non in un’unica ricerca.

Qualcuno ha altre osservazioni da fare?

Qui potete scaricarvelo in un po’ di lingue, tra le quali anche in italiano.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/ktf1WGFAwp4/flock-il-social-browser.html

Il poken del futuro (alle conferenze)

Io il mio poken ce l’ho attaccato al portachiavi. Così, anche se non lo uso mai (non ce l’ha quasi nessuno!), ce l’ho sempre tra le mani e più volte ho pensato all’uso che se ne potrebbe fare. In fondo è una chiavetta USB da 1 GB che in più c’ha la manina. Leggendo questo post di oggi, sull’impiego di Kindle (l’ebook di Amazon) alle conferenze, mi viene in mente un’applicazione alternativa/aggiuntiva dei poken.

L’autore, Gianfranco Chicco, ritiene che l’ebook, con alcune caratteristiche proprie di Kindle (connessione wireless, schermo tattile in primis) possa essere il perfetto integratore in una conferenza: il conferenziere vi manda le slide sul vostro ebook, voi ci potete prendere direttamente gli appunti sopra con una pennetta, a fine conferenza compilate direttamente da lì il questionario di valutazione …

Sarebbe figo, ma i costi sarebbero elevatissimi, a mio avviso, soprattutto tenendo in considerazione che il Kindle “più barboso” da 6 pollici costa € 359, al momento.

Facciamo un passo indietro e immaginiamo che ancora non siamo così avanti nel futuro, ma comunque un passettino l’abbiamo fatto.

Io vado alla conferenza. Per il momento tutto è tradizionale: le slide vengono proiettate, il tipo parla, gli appunti me li prendo sulla carta se è stato già consegnato il materiale cartaceo all’inizio, magari c’ho il portatile e uso quello e bla bla. A fine conferenza ecco però la figation: io vado in fondo alla sala e alla parete ci sono una serie di manine di poken incastonate in una parete. Io avvicino il mio poken e trick&track! in 3 sec ho tutte le slide, materiale integrativo, biglietto da visita del relatore, due righe sull’edificio che ospita l’evento e informazioni del genere sul mio poken. Arrivo a casa/in albergo e mi sparo tutto sul mio computer.

Quello che intendo dire è che la tecnologia che sta nel poken può essere applicata in maniera diversa rispetto al limitato scambiarsi biglietti da visita elettronici tra geeks. Tanto, se il poken anziché 1 GB ne avesse 10, quanto sarebbe più grande e costoso? Non credo molto. Così com’è ora, il poken è solo un gadgettino sfruttato ben al di sotto delle sue potenzialità.

[Nell’immagine il mio poken, che mi sono accorto che non c’ho fatto manco un post quando l’ho preso (però l’ho scritto su Twitter)]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/wEwNRyY9Yrg/il-poken-del-futuro-alle-conferenze.html

Twitter, Friendfeed, long tail

Vorrei riprendere un interessante post di Mushin riguardo al successo di Twitter a scapito di Friendfeed. Avrei, infatti, qualche considerazione da fare che a voler essere articolata un poco non ci starebbe tra i commenti al post (e chi mi segue sa che la sintesi non è tra le mie doti quando scrivo).

Riassumo brevemente il post di Techcruch dal quale tutto parte.
FriendFeed is in danger of becoming the coolest application that no one uses.”
In base ai dati forniti da Comscore, Twitter conquista ogni mese più utenti di quanti non ne abbia Friendfeed in totale. Nonostante FF sia un aggregatore in continua crescita che offre servizi molto apprezzati non riesce a convincere gli utenti che con lui possono fare molto più che con Twitter. Cosa tra l’altro vera, tant’è che Facebook e altri network continuano a copiargli le idee (a volte anche male, aggiungo io).
Poi c’è poco altro, ma di scarso rilievo per il post di Mushin.

Ora invece un breve riassunto, attraverso alcune frasi originali, del post di Mushin.
E se fosse la conferma che la Coda Lunga sia solo una bella favola?
“Suggerire che Friendfeed sia peggiore di Twitter perché non ne ha i numeri, significa negare la possibilità di un modello basato sulla Coda Lunga, significa dire che l’importante è avere mercato di massa, non massa di mercati.”
“non credo che la questione sull’utilità di Friendfeed sia legata a quanti utenti usano friedfeed.”

Ora il mio post.
È vero, la qualità di un prodotto non va misurata in base al numero di utenti, ma ai servizi offerti. Eppure se il prodotto nel nostro caso è un social network, come si potrebbe definire Friendfeed, allora il numero di iscritti diventa rilevante. Facebook potrebbe anche essere il migliore SN del mondo, ma se non avessi un’alta probabilità di trovare vecchi amici e colleghi, non ci passerei il mio tempo. Il valore di un SN sta innanzitutto nel numero di partecipanti.

Dov’è la lunga coda? C’è e non c’è. Nel senso che c’è nella misura in cui c’è sempre stata da decenni. Perché i video li cerchi prevalentemente su YouTube? Perché ce ne sono a tonnellate, nonostante Vimeo, ad esempio, offra una qualità migliore. Perché quando voglio un libro posso essere sicuro che Feltrinelli è la scelta giusta? Perché lì ne hanno così tanti che se anche non avessi idea di cosa voglio, uno che mi piace lo trovo (e in genere uno tornerebbe a casa con la valigia piena di libri!). Perché Microsoft Office ha così tanto successo? Perché tutti i miei colleghi lo usano e mi torna utile per via dell’alta compatibilità.

E la coda lunga che fine ha fatto? È mascherata come un frattale. Ogni negozio, sito, social network, impesa, discoteca, bar, biblioteca ecc. avrà due tipi di prodotti: quelli che vanno per la maggiore, di largo consumo, e quelli di nicchia, che non vuole quasi nessuno. In pratica riproduce la coda lunga al suo interno, anche se per forza di cose non può essere poi tanto lunga.
A sua volta, questo piccolo rivenditore o quello che è, rientra in un sistema maggiore, collocandosi, ad esempio, sulla coda lunga dei negozi di una città, e poi ancora la città si colloca nel sistema provinciale, regionale e nazionale.

Con internet la lunga coda di accentua perché la rete riesce ad evitare alcuni vincoli fisici, ma alla fine anche qui i siti, i blog, i social network e altri strumenti si collocano ciascuno nella coda del proprio settore, ciascuna delle quali si aggrega producendone una nuova maggiore. E al loro interno hanno essi stessi delle code lunghe. Si guardi ai tag delle immagini su Flickr, alcuni più frequenti di altri. Si guardi all’elenco di etichette dei post dei blog.

Essendo poi che la qualità effettiva può aiutare ad incrementare il numero di utenti e questi a loro volta (portando risorse) permettono al servizio di crescere in quanto ad offerta, si scatenano continuamente nell’economia globale circoli viziosi e virtuosi che premiano e macellano rispettivamente non i migliori e i peggiori, ma quelli che hanno saputo anche solo presentarsi meglio all’inizio, dimostrando anche deboli vantaggi sui concorrenti, scartando quelli che non erano in cima al podio.

Tutto questo per dire che la coda lunga non compare né scompare. È una semplice necessità di mercato e c’è sempre stata. I numeri restano e saranno sempre dannatamente importanti nella scelta di un social network.

Il vero punto, IMHO, non è che Friendfeed sia meglio o peggio, più frequentato o meno, di Twitter. Io li uso entrambi. FF è molto più di Twitter e per questo motivo non credo che debba preoccuparsi della fetta di utenti in più che ha questo rispetto a sé, ma piuttosto aiutare ad integrare ancora meglio Twitter (con i suo dm… e @…) e promuoversi attraverso di esso. Io non li metterei neanche a confronto, se non fosse per una cosa, intelligentemente osservata da TechCrunch: “FriendFeed may just be too complicated for the average user to quickly understand”. Non che lo sia, ma mi rendo conto che il 95% delle persone che mi circondano (per lo più coetanei) sono restii a voler sperimentare cose nuove. Twitter invece è così facile e intuitivo che anche Britney Spears lo usa : )
E poi FF è fatto per gente che passa davvero le ore online e al momento non sono che una minoranza le persone che passano le giornate al computer. Alle volte sembra addirittura troppo prendere che la gente legga la mail una volta al giorno!

[Nell’immagine vedete un grafico che mostra il numero di utenti di Twitter rispetto a Friendfeed. Me lo sono arrubato da Techcrunch]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/vxrNqmd9eAs/vorrei-riprendere-un-interessante-post.html

Nuovo e vecchio blog a Bolzano

Nel panorama del blogging bolzanino ho due novità. La prima riguarda il neonato blog di Michael scritto un po’ in inglese e un po’ in tedesco. È già pieno di contenuti per avere neanche un mese. Ammetto che mi fa un po’ specie vedere un blog senza contatore visite, ma così è : )
La seconda news in realtà lo è per me. È il blog ospitato sul sito della Provincia dell’Alto Adige nel quale chiunque può contribuire. L’ho scoperto pochi giorni fa e segnalato su Twitter, ma penso che l’idea meriti una presentazione un pelo più elaborata.

Il blog è più vecchio del mio, almeno a giudicare dal primo post accessibile dall’archivio che risale al 20 giugno 2006. Altro che novità, dunque. Sta di fatto che io l’ho scoperto lo scorso fine settimana e di blog simili non ne ho trovati molti in giro. Credo sia l’unico nel suo genere.

“Il Blog Alto Adige è uno spazio aperto creato per confrontarsi direttamente, per condividere esperienze e vacanze in Alto Adige, per farsi consigliare o per aiutare altri ad organizzare la propria vacanza in montagna. Non utilizzando filtri preventivi, ci appelliamo ad un comportamento corretto.” – [tratto dalle Regole]

A me pare un’idea molto carina. Per contribuire al blog, è sufficiente inserire alcuni dati propri insieme al contenuto del post. Nessuna iscrizione, nessun documento. C’è pure un concorso per incentivare la partecipazione, anche se non credo che sia il vero stimolo per gli scrittori.
Per la sua finalità, creare confronto e dialogo tra gli utenti, penso che un forum sarebbe più adatto, ma posso capire la scelta del blog, perché la cosa veramente importante è il resoconto della vacanza del primo scrittore e dunque il blog concede la giusta visibilità e formalità al contenuto principale. Il dialogo si sviluppa poi nei commenti, completamente autogestiti dagli utenti.

Per quanto riguarda produzione e consumo dei contenuti, credo che si fosse pensato ad un uso “mordi e fuggi”. Se questo fosse il caso, mi sembra che l’utenza si sia sviluppata nel senso opposto creando una piccola community intorno ad ogni post o a certe categorie di post (turismo culturale, sportivo, festaiolo …). A volte tra i commenti si trovano il botta e risposta solo di due o tre utenti.

Non so se lo strumento del blog sia proprio efficiente per gli obiettivi del servizio. Forse è il più efficiente tra i vari. La cosa più adatta che mi viene in mente è una struttura personalizzata simile a quella di Yahoo! Answers, ma richiederebbe un investimento elevato.
Sta di fatto che è un bel servizio e, se qualcuno ne conoscesse di simili, mi piacerebbe conoscerne degli altri.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/xBIQGLElyHo/nuovo-e-vecchio-blog-bolzano.html

Premio Fiducia nell’e-commerce

Il Premio Fiducia nell’e-commerce vuole dare visibilità a quelle aziende che lavorando correttamente sono riuscite ad individuare metodi innovativi per abbattere le barriere della diffidenza e ad avvicinare il consumatore all’acquisto on-line.
Infatti, oltre qualche recente studio della comunità europea e l’importante impianto normativo (però spesso incomprensibile) che tutela il consumatore, molta parte dello sviluppo del commercio […]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/PensieriSuRuote/~3/ztnVdvo3ui4/

Twitter è una vecchia osteria

Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2009/02/twitter-%C3%A8-una-vecchia-osteria.html

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://blog.gigitaly.it/2009/02/twitter-%C3%A8-una-vecchia-osteria.html

Notizie Ansa.it via Twitter

Twitter è comodissimo. Due giorni fa mi sono iscritto agli aggiornamenti dell’account inufficiale Ansa_it. Avevo bisogno che le notizie mi venissero recapitate direttamente sul desktop e con Twhirl la cosa funziona benissimo.
Nascono spontanee due domande però:
1) perché Ansa non ha un account ufficiale? Cercando appunto Ansa spuntano 4 account di privati più Ansa_it, creato tramite Twitterfeed.
2) perché non hanno pensato alla possibilità di selezionare uno o più temi (magari facendo più account) per chi non fosse interessato a tutto quello che viene pubblicato su Ansa.it? Nel solo tempo che impiego a scrivere questo post saranno passate una dozzina di notifiche. Se non è questo che si intende quando si parla di information overload

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/notizie-ansait-via-twitter.html

Servizi di networking light e heavy

Stamattina mi stavo documentando un po’ su Facebook Connector. Intanto mi pare di capire che, come avevo già verificato appena uscito, per la piattaforma Blogger ancora non è disponibile. Speriamo che arrivi presto. Ieri poi è stata pubblicata la notizia su questo blog che FB stia lanciando l’opzione “Like”, come su Friendfeed, per gli elementi pubblicati sulla propria pagina. Indubbiamente FB sta moltiplicando i servizi offerti. Quali sono i vantaggi per gli utenti?

Facebook al momento ha moltissimi vantaggi, ma ci sono cose che non può offrire. Per capire i pro e i contra di FB bisogna metterlo a confronto con gli altri servizi gratuiti di social networking.

Ci sono servizi che possiamo definire light e altri invece che sono heavy. Con questo intendo indicare il peso di informazioni personali che richiede e che mette in gioco un dato servizio.
Twitter, ad esempio, richiede appena un indirizzo email e uno Username che ci si può tranquillamente inventare. Poi chiaramente dipende dalle informazioni che pubblichiamo, ma direi che è un servizio decisamente leggero. Possiamo utilizzarlo senza problemi con uno pseudonimo senza essere rintracciabili ai più.
Alla stessa maniera sono light YouTube, Flickr, Tumblr, Anobii, Del.icio.us, forum, wiki e così via. O almeno lo possono essere se non ci sbilanciamo troppo sui contenuti personali.

Heavy è invece Facebook, in cui si compare con nome, cognome, città di residenza, età, foto. Certo, possiamo mascherarci e inserire dati a caso e agire come se fossimo qualcun altro, ma a quel punto serve a poco un account su FB. Lo stesso vale per tutti gli altri social network. Per certi versi potremmo definire pesante anche Brightkite, che ci rende rintracciabili geograficamente. Metterei anche Friendfeed in questa categoria, perché aggregando così tanti servizi, qualche errore ci scappa sempre laddove ci sentiamo protetti e tra amici.

Poi ci sono blog, che però sono strumenti così versatili che difficilmente si possono definre univocamente come light o heavy.

Per concludere, servizi heavy offrono moltissimi strumenti di comunicazione. Molto del lavoro va in automatico o può essere in qualche maniera delegato agli amici (come i tag nelle foto). Tutto questo va a discapito della privacy nei confronti di chi ci segue e di chi ci ospita sui suoi server (di cosa la gente abbia più paura ancora non l’ho capito).
I servizi light forse sono un po’ più da geek, vanno conosciuti e ogni volta bisogna creare il proprio network intorno al proprio account o inserirsi in altri già presenti. Permettono un maggiore controllo dei dati personali e una più capillare distinzione dei gradi di “amicizia” laddove entrano in gioco i nostri dati sensibili.

Mi verrebbe da fare qualche osservazione sulla diversa diffusione delle due diverse categorie di servizi, ma forse conviene che si plachi un attimo la tempesta intorno a Facebook.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/servizi-di-networking-light-e-heavy.html

Facebook: What was wrong with the pub?

Dicono che l’attenzione si sia spostata dai blog a Facebook. Di conseguenza si fa enormemente pubblicità all’ultimo arrivato e si lascia sedimentare il polverone sui primi. Non che questa sia una novità. Prima cos’erano i generatori di dibattiti? Gli SMS? Le chat? Twitter? Ce n’è sempre una che catalizza l’attenzione dei “tecnoscettici” conservatori che non si accorgono che, abbaiando alle ultime novità, aprono le porte al loro ultimo nemico.

L’ultima che ho letto proviene da guardian.co.uk.

This enormously successful American business describes itself as “a social utility that connects you with the people around you”. But hang on. Why on God’s earth would I need a computer to connect with the people around me? Why should my relationships be mediated through the imagination of a bunch of supergeeks in California? What was wrong with the pub?

Analizziamo la critica. Primo, il nuovo fenomeno è enormously successful. Se una cosa viene criticata è perché è enormously successful. Altrimenti tutti rimarrebbero a criticare la precedente enormously successful cosa. Enormously successful è diretta conseguenza di enormously useful o come minimo enormously funny. E allora di cosa ci lamentiamo? Di un bisogno soddisfatto? Al massimo, se c’è qualcosa che non va, sta nell’utente e non nello strumento. (Sembra ovvio, ma a quanto pare c’è sempre qualcuno che non ci arriva.)

Quello che da sempre brucia ai critici è l’innovazione apportata alle relazioni sociali: “Why on God’s earth would I need a computer to connect with the people around me?” Forse perché almeno metà delle conoscenze uno le ha fuori dalla propria città? Forse perché un amico non hai la necessità di vederlo per forza sempre di persona e ti puoi accontentare di strumenti più comodi per comunicare quello che hai da dire?

E chi ha poi mai detto che Facebook è utile solo a mantenere i contatti con i propri amici? Come ogni altro strumento anche FB può essere utilizzato per scopi diversi da quelli pensati alla sua creazione.

Quindi io dico, non ragioniam di lor, ma guardiamo e passiamo!

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/facebook-what-was-wrong-with-pub.html

Trucchi Facebook: aggiornamenti di stato via Twitter

Mi capita spesso sentirmi dire dai miei amici: “Ma tu sei sempre su Facebook? Ogni volta che mi connetto ci saranno un migliaio (altre volte invece esagerano) di aggiornamenti di stato tutti tuoi!”
Ora, io in realtà su Facebook non ci passo le ore. L’aggiornamento così frequente è legato all’uso di due tre strumenti: Twitter, Thwirl e il collegamento tra Twitter e Facebook. Attraverso questi attrezzi posso cambiare il mio stato comodamente dal desktop del mio computer (Mac o pc che sia) con la massima comodità. Come funziona il meccanismo?

1) Per prima cosa serve un account su Twitter. Per sapere di cosa si tratta nel dettaglio basta cercare su internet. Troverete blog a chili che ne parlano, visto che i blogger non ne possono quasi più fare a meno. Io vi rimando a Wikipedia. Per iscrivervi a Twitter cliccate qui.

2) Scaricatevi Thwirl. Per farlo prima andate qui per installare Adobe Air. Poi, cliccando qui, partirà subito il download della l’ultima versione di Thwirl. Installatelo, impostate i vostri dati di Twitter così sarete già loggati ad ogni apertura del programma in futuro.

2 b) Se usate Firefox potrebbe interessarvi questa funzione di aggiornamento di stato semplicemente inserendo il testo nella barra di navigazione del browser. Molto comodo per chi usa spesso Firefox. È solo uno strumento di input e non di output, ma se vi interessa solo per Facebook è perfetto.

3) Collegare gli aggiornamenti di Twitter a Facebook è una cavolata. Dalla sezione “Settings” del vostro account Twitter potete accedere a questa pagina, che vi permette di scegliere se inserire i vostri aggiornamenti su varie piattaforme tra le quali FB. Adesso vi basta seguire le indicazioni e in un attimo avrete gli aggiornamenti di Twitter su FB.

Fatto! E come potete vedere, il tutto non richiede l’uso di colla vinilica o carta igienica!
Sotto potete vedere il risultato dell’operazione.


Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/trucchi-facebook-aggiornamenti-di-stato.html

Dall’istant book de ilSole24Ore

Domani esce l’istant book de ilSole24Ore su Facebook in allegato al quotidiano e stamattina ho trovato nella mia mail il pdf della pagina su cui compaio con il mio commento (qui completo), ovviamente accorciato vista la mia tendenza alla logorrea.

In fondo al post c’è l’estratto col mio intervento.

Mi spiace che non sia stata presa in considerazione quest’altra parte però che mi pare più interessante:

Facebook si evolve molto rapidamente. Questo è il suo bello. Contiene la maggior parte delle innovazioni della rete degli ultimi anni: foto come su Flickr, video come su YouTube, status come su Twitter, gruppi come nei forum e, se si vuole, il Botta&Risposta come gli SMS. Nulla di nuovo insomma, ma organizzato semplicemente, garantendo la partecipazione anche di quelli che non ne vogliono sapere niente della complessità e dell’impegno richiesto dai blog, tumblelog, YouTube ecc.


Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://danielcolm.blogspot.com/2008/12/dallistant-book-de-ilsole24ore.html