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“NOTTI DEI MUSEI” al Museo di Riva del Garda

Gli appuntamenti previsti dall’iniziativa “Notti dei Musei” interessano ora, a partire da questa sera, giovedì 7 fino al 20 agosto 2008, il Museo di Riva del Garda le cui sale rimarranno aperte al pubblico durante la ore serali – dalle 20.45 alle 22.45 – per consentire agli interessati di visitare i preziosi allestimenti della Pinacoteca […]

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Biketour in val Venosta

D-u torna alla grande su tutti i blog con le sue nuove avventure e questa volta è in compagnia. Constatato che in fondo a Bolzano è tutto in ordine ha deciso di prendersi un giorno di vacanza per un po’ di allenamento con i suoi due compagni R-u e Ch-u. Fu così che il trio optò per l’altro ieri (sabato) un biciclettata.

Alle 7 di mattina R-u e D-u zompano in piedi e si organizzano per la biciclettata, comprando panini e sistemando tutto negli zainetti. Alle 8 sono in stazione e si accorgono che il treno delle 8 non c’è di sabato così prendono quello delle 8.30, raggiungono Ch-u a Merano e con un altro treno arrivano infine a Malles per le 11.

La partenza è in salita. A dire il vero la strada resta ripida per un altro pezzo. Adesso che ci penso sembra che sia tutta salita fino al lago di Resia, ma la vista dalle sponde rialzate di questo laghetto artificiale con tanto di campanile semi sommerso è davvero speciale.

Ch-u ha dimostrato qualche difficoltà perché non aveva la superpozione di cui si erano dotati gli altri due campioni. La pozione, trafugata ad uno scienziato pazzo di nome Despar, contiene succo di kiwi + mela + 10 vitamine (di numero) per metà della borraccia, e altre due metà di acqua perché non diluito fa quasi ribrezzo, ma non c’era altro in casa prima di partire. Non che diluito fosse molto meglio…

E dunque, in compagnia di pozioni succose, biciclette e mosche così deficienti da andarsene solo se grattate via dalla mano una volta spiaccichiate sul palmo, i nostri eroi arrivano appunto al lago di Resia per l’una, mangiano i panini rimasti/comperati (Ch-u per compensare la mancanza di pozione se li era mangiati per strada) ripartono. Meta finale: Merano.

D-u indossa ora una bellissima bandana rossa del campo scuola infradiciata di acqua. Ch-u invece gira ormai senza maglietta e R-u è l’unico a mantenere un briciolo di dignità.

La strada è di nuovo in salita. Quando ormai D-u si era quasi convinto che le strade in Alto Adige fossero tutte in salita, indifferentemente da che verso le si prendano, ecco un discesa. Ma che discesa! Per la prima volta D-u raggiunge la soglia del suono, superando i 60 km/h con la mountain bike. Un sacco di moscerini invece per la prima volta nella loro breve vita sono morti andandosi a spappolare a caso sulla faccia di D-u e dei suoi compagni (vorrei ricordare che Ch-u era senza maglietta).

La strada ora è un sali e scendi continuo fino a stabilizzasi in una lieve ma costante salita in mezzo ad un mare di meli e mele, due delle quali non giungeranno mai a completa maturazione, dopo aver attratto un po’ troppo l’attenzione di Ch-u e D-u. R-u che invece non si è fermato a mangiare le mele ha avvisato che poco più avanti, dopo una breve salita ovviamente, c’era una fontana.

Vittime delle risa di quattro bambini tirolesi scatenate dalla natura italiana dei nostri eroi, i tre ciclisti hanno affogato la tristezza nell’acqua gelida. La pozione era ormai finita. Motivati dal count down di Ch-u che ogni dieci chilometri annunciava quanto rimanesse da percorrere, i tre protettori di forti, potenti e persone senza problemi, giunsero a Foresta, frazione di Merano, forse più nota per la denominazione tedesca Forst forse ancora più nota per la birra ivi prodotta, la Forst appunto. Là non poterono passare senza prima essersi fermati a bere e mangiare qualcosina (Strudel, Sacher e da bere Radler) e brindare ai 100 km percorsi nel bellissimo e grandissimo Biergarten.

Con le utlime forze (ed erano davvero le ultime, credetemi!) si trascinarono a Merano City dove delegarono alle linee ferroviarie locali il loro trasporto fino a casa.

Piccole considerazioni personali di D-u:
– voglio vedere domani per la camminata come faremo…
– ho gli avambracci scottati, ma la pancia è bianca come al solito.
– entro la fine dell’estate non riuscirò a fare andare via il segno del braccialetto.

Trovate parecchie foto sul mio account Flickr.

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Lavorare meno, Guadagnare meno, Essere più ricchi

Durante gli incontri ed i dibattiti cui partecipiamo per discutere i temi del PIL superfluo e della cultura del BIL, ci capita spesso di trovare forti resistenze attorno a questo concetto.
Solitamente ci si fa notare che gli stipendi sono già bassi, e non si riesce ad arrivare a fine mese (tendenzialmente da parte di chi […]

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Prove di follia

Anche questa mattina, mezzo addormentato, ho fatto colazione con il sottofondo delle notizie di RaiNews24 trasmesse da Rai3. Nel dormiveglia mattutino mi è sembrato di sentire una notizia di quelle che ti sembrano assurde a tal punto che credi di esserti immaginato di sentirla: il Governo vuole utilizzare l’esercito per pattugliare le città. Mi è […]

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Promossi con riserva!

La discussione sul PGT sta prendendo corpo.
Sul Giornale di Brescia di domenica c’era un bel articolo su alcune osservazioni che l’ Associazione Tuteliamo l’ambiente e il territorio di San Felice da fatto sul PGT. Della posizione dell’associazione so quello ho letto sul giornale in quanto non ho avuto modo di ricevere nessuna loro nota ufficiale.
Per […]

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Decrescita Felice Social Network

DECRESCITA FELICE SOCIAL NETWORK il primo social network interamente dedicato ai temi della decrescita felice
Cosè "Decrescita Felice Social Network"?
Decrescita Felice Social Network (DFSN) e’ un sito Italiano di Editoria Sociale dove puoi proporre siti e notizie interessanti, riguardanti la Decrescita Felice, che hai trovato su internet. Sono gli utenti di DSFN che determinano il contenuto […]

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Terzo giorno – Camposcuola

Visto che abbiamo deciso di invalidare le elezioni poco prima che i ragazzi decidessero effettivamente un capo loro, visto che stavano per accordarsi contro la nostra previsione, oggi abbiamo fatto estrarre la spada Excalibur. Con un ingegnoso meccanismo nessuno è riuscito ad estrarla come previsto se non l’ultimo animatore che è stato nominato in serata cavaliere e re Artù.

A merenda e a cena naturalmente uno dei temi più quotati dai maschi era chissà quale meccanismo faceva in modo che nessuno se non l’ultimo ha fatto in modo che vincesse un animatore.

Col fatto che Artù è stato eletto e che è tornato l’ordine a Camelot, i soldi non sono più necessari e nella celebrazione del pomeriggio sono stati bruciati in un barilotto di latta.

Poi, con l’istituzione delle contee (gruppi di lavoro dei ragazzi), sono stati programmati i servizi a tavolo e pulizia per tutta la settimana e sul quadratino del gruppo giallo alla voce pulizia bagni per domani, sabato, c’era scritto un nome di un ragazzo. Chiedendomi il perché l’aggiunta, a breve ho avuto risposta quando il nome di un altro casinista è stato aggiunto.

Oggi poi si è aggiunta una ragazza che come previsto ci avrebbe raggiunta più tardi, così il mio gruppo (i rossi) ha raggiunto i dieci membri. Ci chiamiamo Cocieagles, un misto di coccinelle (perché rossi) e aquile (perché tutto lo volevano).

Nella foto re Artù che estrae Excalibur dalla roccia e a sinistra Lancillotto, nonché il sottoscritto, che guida la cerimonia.

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Eluana Englaro è il suo corpo

Il caso della Englaro (mi rifiuto di chiamarla per nome, e per fortuna Engly suona troppo male o l’avrebbero usato, manco fosse la cara amica di sempre o, peggio, il cagnolino) si presta a molteplici riflessioni, ma soprattutto richiede che qualcuno getti secchiate di realtà in faccia ai numerosi commentatori che, come sempre in queste occasioni, si buttano a pesce sull’argomento carichi dei propri interessi. Andiamo per gradi.

Per venire incontro alle necessità di molti tra voi non voglio escludere che da qualche parte noi si abbia un’anima (purtroppo non viene mai nelle foto, per rubare una battuta a Denis). Vi vengo ulteriormente incontro credendo a quella storia del Paradiso e dell’Inferno, pertanto: a patto che a voi freghi qualcosa del dove finisrà l’anima della Englaro, sicuramente non passerebbe per suicida, no? quindi sta decisamente per fare il salto di qualità, lasciatela andare.

Bene, sistemati i cattolici più ortodossi (e sinceri) andiamo avanti e cominciamo con le secchiate di realtà: la Englaro ha la corteccia cerebrale narcotizzata. Sapete cosa significa? vuol dire che praticamente non ha più un cervello. Se vi stupite del fatto che apra gli occhi, possa mangiare se assistita eccetera, sappiate che questo non è incompatibile con la perdita totale della coscienza. Totale e senza ritorno, a meno di miracoli divini (ma se non sbaglio nel menù c’è anche la resurrezioneche, ed è persino più scenografica), non ci potrà mai essere una cura, tranne forse la sostituzione cerebrale o un massiccio impiego di (ops!) cellule staminali (sto facendo fantascienza, sia chiaro). A che giova tenerla in vita? Non sta nemmeno vivendo, in realtà, semmai si sta godendo una non so quanto piacevole escursione nel regno vegetale (a proposito, lo dico in anticipo: io non ci tengo). O considerate vivere il ritrovarsi senza coscienza di sè, senza la capacità di riportare alla mente ricordi o elaborarne di nuovi e senza la possibilità di operare delle scelte riguardo al proprio agire? Perchè tutto questo sta “vivendo” Eluana Englaro, e in molti mi date l’impressione di non tenerne conto.

La prima riflessione che questo caso e i suoi commentatori mi impongono è che prima di decidere della vita o della sopravvivenza di qualcuno dovrei sempre conoscere a fondo la sua situazione, per rendermi conto di quello che sto per fare. Chi si prodiga per tenere in vita la Englaro (ho letto di manifestazioni di persone che portavano in giro bottigliette d’acqua) mi da l’impressione di non sapere davvero di starsi battendo per la sopravvivenza di un corpo, e non più di una persona. Un’altra considerazione prima di andare avanti: molti dicono “si, in un momento di debolezza uno decide che non vorrebbe vivere così…ma poi trovandosi in quella situazione…”, ma dicono una scemata, perchè in questa situazione non ci si trova, non si ha più coscienza, se va bene (si fa per dire) si riesce a percepire un po’ di dolore, sicuramente non ad elaborare pensieri e desideri.

E passiamo a fare qualche nome:

Cossiga e Schifani, non hanno niente di meglio da fare che rendersi ridicoli. Sollevare un conflitto di attribuzione se la Corte d’Appello, in mancanza di una legge specifica, interpreta la Costutuzione Italiana è un’azione difficilmente spiegabile, forse un segnale al Papa? ogni tanto questo governo, orfano di una vera e propria presenza cristiana, ha bisogno di far vedere a Benedetto XVI quanto sia cattolicissimo (il baciamano di Mr B, la norma per cui per indagare un prete si deve avvisare il suo vescovo ecc…). Probabilmente sapevano benissimo (perlomeno Schifani, Cossiga si era solo stufato dell’ombra in cui è finito da un po’, credo) di non approdare a nulla di concreto, ma non è che Benedetto sottilizzi troppo in fondo.

il Foglio ha riunito una serie di esperti di diritto penale per sostenere che 1)idratazione e alimentazione non dovrebbero essere considerati accanimento terapeutico, nel caso in cui il corpo sia in gradi di assimilarle sono infatti considerate parte del trattamento palliativo ai malati terminali, quindi 2)in questa maniera si rende lecita una specie di “eutanasia omissiva”, che non ha radici giuridiche, oltre tutto in base alla ricostruzione del consenso su basi indiziarie. In conclusione, dato inoltre che non sembra sia una condizione dolorosa per la paziente, perlomeno il principio di precauzione dovrebbe farla tenere in vita. Tutto questo è molto intelligente e denota grande competenza, ma ci dice solo che la legge è palesemente inadeguata a tutelare le vere vittime della situazione, ovvero familiari e amici della Englaro. Forse è il caso di ricordarsi che, anche dentro a un dibattito giurisprudenziale di alto livello, si sta sempre parlando di una persona in coma e della sua sfera affettiva.

Per quanto riguarda la Chiesa mi limito a riportare le parole di Bagnasco: “Togliere idratazione e nutrimento nel caso specifico è come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno, come ne ha bisogno ognuno di noi”. Cosa resta da aggiungere? ah, già, vorrei chiedere a Bagnasco se la stessa cosa valeva nel caso di Karol Wojtyla.

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Ma sarà poi così morale, la questione?

“è come mettere Dracula presidente dell’Avis” (anonimo)

Se la chiamassimo “questione legale?” oppure “questione non si ruba”? quel morale là suona un po’ da anziano nonnino rintronato che bacchetta i suoi nipoti se tornano tardi, e a me fa tornare in mente più che altro condotte assolutamente personali che credo dovrebbero, quelle si, interessare poco agli elettori (preferenze e pratiche sessuali, assunzione di droghe legali, alcolismo fuori servizio ecc…). Con “questione morale” s’intende, solitamente, il pretendere che chi fa il politico sia più “pulito” dei propri elettori, e questo per una questione di principio: a governare devono essere i migliori tra di noi. Suona un po’ platonico, non trovate? Ecco, io invece preferisco Aristotele (e mi rendo conto di far parte di una fazione in questo, ma tantè, credo sia la fazione giusta).

Ve li ricordate Platone e Aristotele? per chi di voi abbia visto la celebre “Scuola di Atene” di Raffaello sono i due personaggi centrali, che non a caso occupano una posizione da protagonisti nell’affresco: da loro in avanti buona parte della storia culturale dell’occidente può essere iscritta senza troppi sforzi (anche se, ovviamente, si fa per semplificare) in una dialettica tra aristotelici e platonici. Prima che qualche collega mi accusi di uccidere la Filosofia (vedo già le vostre dita fremere) preciso che sto solo parlando di una questione di metodo, della maniera in cui si organizza la propria ricerca a prescindere dagli esiti (in quel caso dividere la storia del pensiero occidentale in queste due fazioni si rivela un po’ più pretenzioso). Ma torniamo ai nostri due capoccioni, cosa li rende così speciali? Dopotutto la storia della filosofia greca si articola quasi sempre in rivalità tra personaggi e scuole (cinici/cirenaici, Socrate/Gorgia, stoici/epicurei ecc…) eppure è la loro dicotomia a farsi sentire anche negli autori di epoche successive (e difatti saranno loro i due grandi Maestri del Medioevo).

Partiamo dal quadro e dall’osservazione più classica che viene fatta: quello a sinistra, Platone, indica il cielo mentre quello a destra, Aristotele, fa cenno di rimanere per terra. Ciò che poi si capisce leggendo questi due autori non è che uno si interessi delle cose celesti e l’altro delle cose terrene, ma che interessandosi entrambi delle stesse materie si dotano di strumenti diversi per risolvere i problemi che trovano sulla strada: l’uno (Platone) parte da concetti puri che poi applica al reale, deducendo il mondo migliore che l’uomo può realizzare partendo dai concetti puri migliori che riesce a trovare, l’altro (Aristotele) cataloga il reale per trovarne le regole già esistenti e una volta compresone il funzionamento cerca di delimitare lo spazio di azione umano migliore possibile. Per questo nella riflessione politica, in parole povere, Platone ne fa una questione di principio, e quindi nella sua Repubblica devono governare i migliori e i più saggi perchè sono i più adatti, mentre Aristotele si prende la briga di analizzare le forme di governo già esistenti e di comprenderne il funzionamento e le ragioni, oltre che la possibile deriva.

Torniamo alla “questione morale” e al perchè non mi piace questo nome (e i nomi sono importanti, perchè in una certa misura determinano il significato). Se la questione è: “perchè ci dovrebbe interessare la caratura morale dei nostri politici?” non so davvero cosa rispondere, e questo perchè la parola “morale” evoca in me temi che riguardano tutto tranne l’amministrazione pubblica. Semmai proprio il contrario, dato che morale è un termine che rimanda decisamente alla sfera privata. E della sfera privata degli altri, a me, cosa dovrebbe importare? niente, appunto, a me degli altri (affetti esclusi, s’intende) interessa solo la sfera pubblica (altrimenti si scade nel gossip, che è precisamente l’interessarsi della sfera pubblica altrui). Ragionando da aristotelico non riesco a vedere la questione di principio che ad alcuni sembra un macigno insormontabile, perchè sto ragionando su come si governa un Paese, e nei politici vedo solo dei funzionari, non delle persone. Facendo un salto ulteriore mi renderei conto che ciò che è essenziale è che chi comanda non sia una persona che userà il potere cedutogli dagli elettori (ebbene si, democrazia è anche cedere un bel po’ del nostro potere decisionale a dei rappresentanti) per compiere dei reati o coprire quelli che ha commesso (e assicurarsi l’impunità): non perchè sarebbe scorretto in linea di principio, bensì perchè ogni reato prevede una vittima, e decidendo che alcune vittime non possano essere tutelate io sto trasformando la democrazia in qualcosa d’altro. Oltre a ciò permetterei che alcune persone fossero avvantaggiate nella propria personale vicenda umana, potendo compiere reati preclusi alle altre persone, il che risulta ancora più incompatibile con la democrazia. Questo non vuol dire che non possa essere necessario talvolta assicurare a qualcuno un’impunità, ma sicuramente può esserlo solo in vista di un bene comune (e non del conto in banca di qualcuno).

Per questo io cambierei quel termine, perchè ciò che è imprescindibile è l’immacolatezza della sfera pubblica di chi mi rappresenta in politica, ovvero l’onestà non tanto per una questione di immagine (che potrebbe anche essere vista come parte della sfera privata, in alcuni casi) ma per evitare che acceda alle leve del potere chi è interessato a sfruttarle per i propri fraudolenti interessi personali. Non devo provare gratificazione nel sapere “pulito” chi mi rappresenta, devo invece sentirmi rassicurato da una cosa del genere, perchè non posso pretendere che il voto della maggioranza degli italiani trasformi chiunque in un disinteressato fautore del bene pubblico, nè che alle cariche politiche aspirino solo onesti idealisti intenzionati a salvare la Patria.

Facciamo “questione etica”?.

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Vai avanti tu che a me vien da ridere

Passi che hai chiamato la tua paracorrente “i Coraggiosi”

Passi che hai perso con Alemanno (sic!) l’elezione a sindaco di Roma

Passi che da giovane eri radicale e oggi fai il cattolico di sinistra (anzi, da un po’ di tempo nemmeno più di sinistra)

Ma l’alleanza con l’UDC no, questo è decisamente troppo. A Bologna poi? ma ti sei bevuto il cervello? stai chiedendo ai bolognesi di votare un sindaco che si presenti con una lista PD+UDC? Rutelli, chi ti paga per spararle così grosse?

Intendiamoci, io non sono così refrattario ad avere un ala più cattolica nel PD, idealmente ne farei anche a meno, ma volendo governare si deve tenere conto anche di quella fetta di popolazione italiana, e volendo fare un partito di sinistra si deve tenere conto anche di quella fetta di elettorato di sinistra (se si vuole un Grande partito). Solo, punterei a un elettorato cattolico più spiccatamente riformista, in rotta di collisione col Papa magari, e disposto a mettere tra parentesi la propria fede per legiferare etsi Deus non daretur, come se Dio non ci fosse. Altrimenti, mi dispiace, non stiamo giocando con le stesse regole.

Ma pure se volessimo allearci con quella fetta di elettorato cattolico che tradizionalmente vota a destra, proprio l’UDC? Rutelli, hai presente cos’è l’UDC? io lo so che tu in teoria rappresenti l’ala mancina dell’ex DC, e Cuffaro, Cesa e Casini sono sicuramente più vicini a te di D’Alema, ma non fai prima ad andarci te con tutti i compari tuoi? Non ce la prenderemo, anzi! saremo alla stazione col fazzoletto bianco, verseremo magari due lacrime e poi ci si sentirà a Natale e Pasqua per sapere come va, come non va, come sta Camillo…insomma, amici come prima ma ognuno per la sua strada, non vuoi?

Non vuole. Questo partito democratico non è più di sinistra, e vabbè, non è più “laicista” (qualsiasi cosa significhi) e vabbè, non è più antiberlusconiano, e vabbè…ma perlomeno è rimasto riformista? perlomeno nelle intenzioni lo è ancora, mi pare. Ora, al di là delle belle parole, riformismo significa fare delle riforme per migliorare la società e renderla più giusta ed equa, no? Rutelli cosa dovrebbe centrare in tutto questo? e, a proposito, quanti voti porta Rutelli? Quanti ne fa perdere? ecco, spiegatemi perchè è ancora lì e cerca addirittura di dettare la linea, specialmente dopo il disastro di Roma.

“Ci dobbiamo occupare – ha aggiunto – dei grandi temi del nostro tempo”, in primo luogo ambiente, sicurezza, potere di acquisto del ceto medio, e “se c’è questa agenda penso che in poco tempo il Pd diventerà maggioranza”

Se ci sarà questa agenda il pd diventerà maggioranza, certo, perchè entrerà nel centro-destra. Il che se si puntasse solo a stare dalla parte de vincitori per dire “io c’ero” e dispensare favori alle clientele che seguono dappresso i partiti sarebbe anche un bel risultato, ma in quel caso ditelo che noi ci si comincia a organizzare diversamente.

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Povera Italia, povera Brescia

Ho letto una sconcertante lettera di Claudio Bragaglio su QuiBrescia.it. Poco entusiasmante anche quella di Paolo Mori
Spero che Claudio e Paolo abbiano esagerato altrimenti i cittadini di Brescia si pentiranno del voto che hanno dato alla Destra.
Intanto i cittadini Bresciani si pipperanno i rifiuti campani alla faccia di quanto giurato e spergiurato in campagna elettorale […]

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Lode ai semplici

Io vorrei fare dei ringraziamenti ai leghisti. Davvero, ai leghisti. Sono un solido scoglio a cui aggrapparsi nell’infuriare della tempesta più cupa, o più prosaicamente una solida catena che ti ancora al terreno e ricordandoti che è li che vanno poggiati i piedi. E dire che ne ho dette parecchie contro di loro, cosa ci posso trovare di buono? ebbene, prendete le dichiarazioni odierne di Calderoli:

La mia proposta di sostituire, nel decreto sicurezza, la sospensione dei processi con la sospensione dei processi solo per le quattro più alte cariche dello Stato va in questa direzione: faccio quindi appello a Berlusconi e Veltroni, quali leader di maggioranza e opposizione, perché colgano questa mia proposta, figlia solo dal buon senso

Sono fatti così i leghisti, tu gli dai in mano un ministero inedito come quello della semplificazione legislativa e loro si inventano un know how che prima non esisteva, mettendoci sincero impegno. Se ci pensate è sublime: da una parte ci si incazza perchè Berlusconi vuole risolvere i suoi problemi invece di pensare a quelli dell’Italia senza preoccuparsi di causare danni irreparabili nel tentativo, dall’altra si risponde con strepiti indignati, negando che ci siano di mezzo gli interessi del Cavaliere e anzi prospettando scenari apocalittici di assalti togati al palazzo; Calderoli cosa fa? risponde come il più pratico e disincantato dei baristi, burbero e un po’ alticcio ma sempre pronto a frenare i voli pindarici degli avventori con un granitico (e un po’ ottuso) senso pratico.

“Ecco, tutti a dirmi che voglio sistemare gli affari miei sulla loro pelle! ma che sfacciati, toghe rosse! toghe rosse! ah, ma se pensano di sovvertire il voto degli italiani con questa…”
“Oh, abbassa il volume che io qui ho un bar da mandare avanti e se continui a fare chiasso qualcuno chiama i carabinieri…non puoi smetterla di trascinare tutti nei tuoi casini? e fatti una legge che blocca solo i tuoi processi, cosa ti costa? dai che tra mezzora chiudo e non abbiamo ancora sistemato i conti del mese”
“No! è importante per tutti gli italiani che vengano bloccati tutti quei processi che..che..”
“Dicevi?”
“Niente, spinamene un’altra e dimmi quanto ti devo”

Chiamare le cose col proprio nome, attività cui i berlusconiani sono storicamente poco avezzi e che forse porta loro qualche fastidio (basti pensare all’ormai patologica propensione alla bugia del Cavaliere).

Nel frattempo nemmeno Bossi si è negato un exploit da barista. Presente ad una festa della Lega (a proposito, io davvero ci vorrei andare a una festa della lega, per me ci si diverte un mondo se si è estimatori del trash) è andato dietro a Veltroni il quale al congresso socialista (stendiamo un velo pietoso sull’opportunità di andare a dare retta ai socialisti italiani) ha fatto la sparata: “questo governo non durerà 5 anni!”. Bossi, qui dovete immaginarlo col quarto grappino della serata in mano, ha subito replicato: “con ‘sto bordello che sta venendo fuori non duriamo no, Dio boia!” (non sono proprio le parole esatte, ma il senso è quello). Berlusconi può minimizzare quanto vuole (oggi ha detto che Bossi ogni tanto ama divertirsi), ma sembra sempre più evidente che la Lega in realtà lo tiene per le palle, il che non ho ancora capito se è un bene o un male.

Per me, se non si inventano in fretta qualcosa per spacciare il federalismo fiscale come fatto, il governo non dico crolla, ma passa perlomeno un brutto periodo. Ora che ci penso pure la proposta di Calderoli suona come un ultimatum: “facciamo che hai un anno di tempo per sistemare il federalismo fiscale, gli immigrati…insomma, le cose che servono a noi padani. Se ce la fai bene, si va avanti e ti sistemiamo i casini, sennò ciccia”. Non trovate? Sarà fantapolitica, ma a me i leghisti danno l’impressione di potere (e volere) essere letti come un libro aperto.

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Figli di un doh! minore

Questo post è incredibilmente lungo…ma coraggio, ce la potete fare!

Chi ha visto gli anni ’90 e i 2000 non può aver fatto a meno di notare il fenomeno dei cartoni satirici americani, i “figli dei Simpson”, per capirci meglio. Io sono dell’84, quindi potrebbe essermi sfuggito qualcosa, ma non ricordo nessun cartone precedente che si proponesse come scopo non tanto raccontare storie quanto impegnarsi in una critica a più livelli della società contemporanea. Dite che fanno ridere? ma certo che fanno ridere, il ridicolo è uno degli espedienti più efficaci per far risaltare qualcosa, e i tre cartoni meglio riusciti di questo filone sono conosciuti soprattutto per come riescono a rappresentare il ridicolo; mi riferisco a “i Simpson”, “i Griffin” e “South Park”. Ora, credo che la diatriba su quale di questi cartoni sia il migliore risulti un po’ sterile (e forse, a suo modo, la preferenza per uno di questi tre è indicativa di qualcosa), tuttavia cogliere le differenze tra i tre è piuttosto facile. “I Simpson” è venuto per primo, e sconta più degli altri due la vicinanza alle vecchie tipologie di cartone animato (anche se è stato rivoluzionario), la satira è abbozzata ma mai troppo sviluppata (non si va molto al di là dei personaggi stereotipati) e il vero succo di ogni puntata è il suo svolgimento (battute, gag, dipanarsi dell’intreccio…); rimane in memoria più una frase tipica che la trama di una puntata. “I Griffin” si discosta molto dal suo “padre”, puntando sul surrealismo spinto; gli stessi personaggi non sono più quell’accenno di grottesco (velato troppo frequentemente di spessore umano) che erano nei Simpson, ma decisamente surreali. La satira, nei Griffin, è demandata a battute caustiche e all’immancabile utilizzo degli stereotipi, e nel cambio surreale per grottesco se va persa un po’ dell’efficacia critica si guadagna però in comicità, e “i Griffin” è probabilmente il più divertente dei tre.

E veniamo finalmente all’oggetto di questo post, ovvero South Park (come si sarà capito, il mio preferito dei tre cartoni animati). La prima cosa che si nota è l’assenza totale di freni inibitori da parte degli autori, sia nel linguaggio (che in Italia nelle prime serie è stato censurato con eufemismi vari, come “figlio di sultana” “fatevi un clistere” ecc…), che nei temi trattati e nella maniera in cui vengono trattati, trattati male s’intende. Non ce n’è per nessuno in South Park, è una gigantesca operazione di messa in ridicolo del mondo a partire da una serie di personaggi uno più grottesco dell’altro, e gli stessi stereotipi sono in realtà la trasfigurazione grottesca di loro stessi poichè vengono caricati oltre il consueto, ed esplodono a contatto con gli altri elementi della storia in deflagrazioni che gli altri due cartoni si sognano. Non c’è spazio di redenzione in questa serie, nessuno impara mai niente dai propri errori o da quelli altrui (la morale di fine puntata è farsesca, una presa in giro anche abbastanza esplicita), nè sembra mai esserci qualcosa da imparare dalle vicende degli abitanti di South Park. Ed è proprio eliminando questa idea della conclusione didattica di ogni storia (di cui i Simpson abusano spesso) che la serie si permette di giocare non tanto sullo svolgimento della trama, quanto sulla trama stessa. Solo in South Park si può irridere la Chiesa Cattolica rappresentando un prete che, preoccupato dalla pedofilia diffusa tra i pastori, arriva in Vaticano e scopre che in un antico codice vaticano la pedofilia è prescritta, una delle delegazioni cattoliche viene da un pianeta alieno e tutti in realtà adorano una grande regina ragno. Solo in South Park a un certo punto i neri della città (ovvero Will Smith e altre celebrità invitate a vivere lì dall’unico bambino nero, e ricco, della scuola) vengono “discriminati” in quanto ricchi e costretti a sedere sui posti in prima classe degli autobus (nel finale rocambolesco gli abitanti di South Park, per scacciarli, si vestiranno con dei costumi da fantasma identici alle divise del Ku Klux Klan). Solo in South Park il maestro Garrison può diventare (in più puntate) prima gay, poi donna, poi lesbica e infine di nuovo uomo. È la trama stessa, in South Park, a essere il nodo centrale della puntata, e lo svolgimento il pretesto per raccontarla.

Questo non vuol dire però che non ci siano state delle scene memorabili completamente slegate da necessità di trama, anzi, ma queste sono fruibili da un pubblico più ristretto rispetto agli altri due cartoni. Per questo forse è più adatto a un pubblico adulto, non tanto per la volgarità (non credo che possa davvero insegnare qualcosa che i ragazzi non sappiano già), ma perchè il linguaggio e l’umorismo sono di stampo decisamente satirico, complesso da apprezzare appieno. Questo significa rimandi costanti alla corporeità (uno dei personaggi più azzeccati in questo senso è Mr Hankey, la cacchina di natale, un’escremento che porta i doni a chi ha una dieta ricca di fibre), assoluta mancanza di rispetto, libertà totale nel deformare la realtà (memorabile la puntata in cui l’attore Christopher Reeve recupera l’uso del proprio corpo grazie alle cellule staminali, assimilate succhiando feti) e via dicendo. Ci vuole stomaco, a volte, e più spesso semplicemente capacità di prendere alla leggera le proprie credenze (è impossibile non essere uno dei bersagli del cartone, prima o poi tocca).

E veniamo ai personaggi. I quattro personaggi principali sono Stan, Kyle, Eric e Kenny, a loro si aggiungono via via altri ragazzi e da subito sono presenti tutti gli altri abitanti di South Park, alcuni dei quali rappresentanti di una categoria (il poliziotto gonzo, il sindaco arrivista, il ristoratore cinese tuttofare), altri maggiormente dotati di una propria individualità (come l’incredibile Chef, tombeur de femmes e grande cantante, una specie di padre spirituale dei ragazzini). Il mio preferito è Kenny, non tanto perchè muore ad ogni puntata (fino alla quinta serie) o perchè è il più sboccato di tutti (nella sigla iniziale, mentre gli altri cantano parole di benvenuto nella cittadina, ci delizia con un “A me piacciono le ragazze con la vagina grande e le tette grosse”), quanto per il suo inarrivabile cinismo. Kenny è un bambino di 8 anni che quando la madre di Kyle spiega ai ragazzi come funziona una sindrome piuttosto impressionante di cui soffre l’infermiera scolastica, ovvero l’avere un gemello siamese nato morto attaccato alla guancia sinistra, mentre tutti gli altri se ne vanno disgustati dalle immagini presenti sull’enciclopedia medica lui la indica e ride!. Kenny è un bambino povero, figlio di un alcolizzato e di una madre violenta, e muore ogni puntata (e ad ogni puntata è consapevole che deve morire, tanto che esulta alla fine dell’unica della prima serie dove questo non succede); e come reagisce? mettendo in ridicolo il mondo! per questo è un personaggio incredibile, ed è probabilmente l’elemento più potenzialmente distruttivo, più dissacrante del cartone.

Degli altri personaggi ci sarebbe da parlare per ore ma forse sto già scrivendo troppo, meglio stringere. Stan e Kyle sono i protagonisti, e in qualche maniera ne sono la deriva grottesca. Sono i due personaggi più intelligenti e logici, spesso servono a tradurre nella semplicità tipicamente fanciullesca le complesse istanze del mondo adulto, ma il più delle volte questo porta a una banalizzazione che è il rovescio della realtà, il suo lato comico (il comico è il tragico visto da lontano, spesso). Eric, la nemesi di Kyle e a ben guardare anche di Stan, è invece il cattivo per eccellenza messo da questa parte della barricata. Mosso unicamente dai propri interessi anche nello scegliere le amicizie, Eric è il prototipo del Grande Cattivo hollywoodiano, e tuttavia nel mondo di South Park è dalla nostra parte (e anzi, spesso ci troviamo a parteggiare per lui), il messaggio se ci pensate è abbastanza chiaro. C’è poi, come già detto, una lunghissima schiera di personaggi secondari, semiprincipali, comparse ricorrenti e comparsate una tantum che meriterebbero un trattato e non un solo post. Ma credo che per ora, se siete arrivati fino a qui, posso smetterla e lasciarvi guardare in pace qualche puntata.

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I want to believe (in nothing)

“Cavaliere, ma dove li prende tutti questi numeri?” “Da questo foglietto qui” (Daniele Luttazzi)

C’ero rimasto un po’ male venendo a sapere che Lui a Matrix non ci voleva più andare, “sarà colpa di Mentana”, ho pensato. In fondo anche a me sta antipatico Mentana, con quel ghigno ebete (credo sia l’unica persona del mondo a saper ghignare in maniera ebete) e quella propensione a spacciarsi per giornalista imparziale. A Mediaset. Sul serio, non mi piacciono quelli che le sparano grosse. A parte Lui, s’intende, che le spara talmente grosse da fare il giro completo e farle sembrare nuovamente frasi sensate. Voglio dire, per rispondere al bisogno di leader spirituali che ci portiamo dietro da quando abbiamo visto cadere il primo fulmine nella savana, centinaia di migliaia di anni fa, ci vuole uno che le sappia sparare abbastanza grosse per cui crederci non costi troppa fatica. Pensateci bene:

“va che roba lassu!”
“credo sia una scarica elettrica di grandi dimensioni che si libera nell’atmosfera, dev’essere perchè le nuvole e il suolo hanno una grande differenza di potenziale elettrico”
“scarica che? ma va a ciapà i ratt…”
“sarà qualcosa di molto incazzato che viene giù e chiede sacrifici umani per non abbrustolirci allora!”
“ehi, e tu come lo sai? riesci a parlarci?”

Fatto sta che Matrix alla fine no, ma il suo show non ce l’ha negato (l’avranno riempito di richieste, e lui non si tira mai indietro davanti al suo pubblico), anzi, volete mettere un bel monologo come quello di ieri? altro che Mentana (e il suo ghigno). Oddio, il repertorio sta cominciando a essere sempre quello, ma da un pubblico che continua a vedere Zelig stagione dopo stagione (io ho visto Zelig solo nel 2003 e nel 2004, poi ho smesso perchè a vedere repliche mi annoio) non è che potete aspettarvi una grande passione per le novità. A proposito di novità, mi è tornato in mente che nell’ultimo fuoco d’artificio di campagna elettorale aveva promesso di levare il bollo! devo segnarmelo che sennò me lo dimentico di nuovo, sapete se ha fatto qualcosa a proposito? sul serio, sono abbastanza curioso (anche se non ho una macchina). A proposito, ieri me n’è venuta in mente un’altra da sparare, nel caso qualcuno in alto stesse leggendo questo blog (mi rivolgo a te, misterioso personaggio che accedi dalla sezione admin del sito di Paolo Guzzanti) suggerisca: si potrebbe far eleggere i giudici dal popolo, o meglio ancora istituirli in quota ai partiti eletti (tot giudici Pdl, tot giudici Pd, tot giudici Lega ecc…), tanto per arricchire i monologhi sulla magistratura con qualche battuta nuova. Per me qualcuno che vi segue lo trovate (chiedete a Ferrara magari, è un po’ che non si presta a qualche battaglia).

Tornando seri, la notizia non è tanto la ridda di invettive che come al solito il Cavaliere estrae dal cilindro ogni tanto, ma che il suo consenso nonostante tutto (decreti visibilmente pro domo sua, bufale come la robin hood tax, cartoline dal ventennio in materia di immigrazione) non diminuisca. Come faccio a saperlo? Per una volta ho dato retta ai suoi sondaggi. E voi direte, ma non l’hai ancora capita? quello i sondaggi se li fa fare dagli amici suoi, sai come sono fatti i sondaggi, figurati se sono attendibili. Eppure questa volta mi sa che lo sono, per il semplice fatto che, invece delle solite esagerazioni, Mr B ha sparato un misero 0,3% di aumento nei consensi. Roba che in confronto io dovrei offrire da bere a tutto il paese per i minimi incrementi di accessi al blog di questo mese (a proposito, grazie). A questo punto cosa ci resta da fare? io non sono uno di quelli che pontifica su quanto siano scemi gli italiani a seguirlo (anche se talvolta, mea culpa, mi capita di pensarlo), ma continuo a credere che sia grave se una parte sempre più consistente degli italiani inverte il trend negativo che Forza Italia aveva imboccato qualche anno fa.

Non credo che la soluzione sia smettere di demonizzare Berlusconi, voglio dire, ammesso che lo si sia mai fatto. Ha una bella faccia tosta Dalema a sostenere che Berlusconi è solo un sintomo e che con lui si deve dialogare sulle riforme per ovviare alla situazione, visto che lui col suo dialogo finora non ha fatto altro che peggiorare questo sintomo che, lasciatemelo dire, è un po’ troppo grosso per sperare di poter essere curato agendo sulle cause che l’hanno creato. È come se dopo aver contratto una brutta malattia per non aver usato il preservativo noi cominciassimo a fare solo sesso protetto: tutto ok, ma se non ti curi la malattia muori lo stesso. Per questo la manifestazione dell’8 luglio (salvo autosputtanamenti dell’ultima ora) è un momento irrinunciabile (io purtroppo ho un esame proprio quel giorno), perchè hai voglia a impegnarsi su temi più “essenziali” (in un ottica di cacciatori-raccoglitori), se non si cura il cancro che affligge informazione e giustizia (e che, mi spiace per Dalema, si chiama Silvio Berlusconi) non si puo sperare di ottenere niente. Nemmeno un dialogo efficace, che richiede necessariamente la parità degli interlocutori.

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Nel blu dipinto di rosso

ROMA, 30 GIU – Alitalia ed AirOne insieme per dar vita ad una sola compagnia piu’ snella, alleggerita dagli esuberi – i 4-5 mila di cui si e’ parlato potrebbero arrivare, secondo alcune ipotesi, anche fino a quota 7.000 – pronta per essere consegnata ad un partner straniero. (fonte Ansa.it)

Oggi il management di Alitalia si riunisce per incontrare le parti sindacali e professionali, non dopo aver appreso di essere il management di Alitalia, cosa che non darei con certezza come già avvenuta data la confusione che ha attorniato la vicenda. Qua sopra ho riportato un pezzo dell’articolo Ansa con le previsioni realistiche di cosa dovrebbe uscire dal tunnel delle varie trattative e cotrotrattative, tunnel del quale, forse, si comincia a intravedere non dico la luce ma almeno il cartello con la distanza che rimane da percorrere. Facciamo un gioco, vi ricordate qual era l’offerta inaccettabile, per il Cavaliere, in periodo elettorale? vi lascio una riga bianca per pensarci.

Rieccoci! ve lo siete ricordato? ad ogni modo era di 2.120 esuberi, (e altri 3.300 circa sarebbero rimasti in Az Servizi sotto Fintecna), nella migliore delle ipotesi la metà di quelli che si faranno. Vabbè, uno dice “l’AirFrance era straniera!”, ma se avete letto bene il pezzo in ex ergo l’Alitalia finirà ad ogni modo nelle mani di un partner straniero, e qualche tempo fa girava proprio la voce AirFrance (sempre meglio dell’AirFlot, ma saremmo davvero al punto di dover considerare i Vanzina dei registi neorealisti). l’unico risultato ottenuto da Berlusconi in questa vicenda è stato, a quanto pare, quello di ottenere un bel po’ di voti.

E nel frattempo, dopo i 300 milioni di prestito ponte (che se ho capito bene non sono nemmeno un prestito ma un regalo dello Stato ad Alitalia), vengono bruciati in debito che si accumula 3 milioni di euro al giorno. In soldoni, se non ci si sbriga a trovare qualche gonzo che si accolli la patata bollente senza fare troppe domande (e più gonzi dei francesi non so chi ci sia sul mercato, sinceramente) serviranno altri soldi o si dovrà far chiudere baracca e burattini a un’azienda che qualcuno è ancora convinto sia (o sia stato) un orgoglio italico. A proposito, ma a che serve l’Alitalia? qui ammetto la mia ignoranza (d’altra parte la questione centrale del post è un’altra), ma non potremmo farne bellamente a meno? ora, io ho una teoria a proposito (ma non ne sono sicuro, quindi in caso fatemi qualche dovuta pernacchia): Alitalia serve alla Lega per conservare una ragione di vita a Malpensa, che a sua volta serve a mantenere in vita traffici di vario genere (danaro, posti dirigenziali e influenze politiche..cose di questo genere). In pratica se i Rom sono il contentino per l’elettorato leghista, Alitalia (e Malpensa) sono il vero prezzo che il Pdl deve pagare per mantenere la presa su 70 parlamentari tradizionalmente bizzosi. Di qui anche il basso profilo mediatico, dopotutto la Lega non è così cristallina con la sua base come vuol farci credere e di fronte agli sprechi e alle idiozie che stanno succedendosi nella vicenda nemmeno l’orgoglio lumbard più verace potrebbe ancora difendere quel buco nero che è ormai il binomio Alitalia-Malpensa.

Oppure sto un po’ esagerando ed è solo una delle tante promesse elettorali di Berlusconi, buone per fare parco voti e poi abbandonate come cani (a proposito, visto che è stagione, non fate gli stronzi!). Intendiamoci, questa parte della verità sulla questione è indubitabile, dopotutto alla faccia Berlusconi ancora un po’ ci tiene e il basso profilo è spiegabile anche solo in questa maniera, ma non rinuncio a credere che un boomerang come questo (a disastro avvenuto il Cavaliere non potrà più fare finta di niente) possa essere stato lanciato solo con la complicità della Lega Nord.

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