Tag: Social networks

Collaborare online è possibile. E gratis. Ma…

Oggi nel mio feed pesco questo video che spiega perché società Konika Minolta si appoggia internamente alla suite di servizi Google per la comunicazione interna ed esterna (calendario, pacchetto office, mail, chat ecc). E mentre lo guardavo mi veniva in mente questo post, che ho scritto qualche giorno fa sui digital natives e sul fatto che nel nostro piccolo dovremmo anche noi adottare i fantastici servizi che troviamo online per migliorare l’organizzazione delle nostre giornate lavorative e private.

Possiamo organizzare eventi tranquillamente con Doodle, risparmiando tantissime telefonate o conversazioni in chat, che spesso ci fanno perdere un mucchio di tempo in convenevoli e distrazioni (oltre che non richiedere la contemporanea disponibilità delle persone coinvolte). Possiamo creare con pochi click una community tramite Ning per condividere materiale con i nostri piccoli gruppi di amici del bar, dello sport, della parrocchia e chi più ne ha più ne metta. Possiamo raccogliere in un’unica cartella accessibile a tutta la famiglia da qualunque angolo del mondo (connesso a internet), grazie a Dropbox, tutti i file relativi alla vacanza programmata per l’estate o per raccogliere in un unico luogo alla fine della vacanza le foto e le considerazioni evitando frammentarie e fastidiose email ridondanti destinate ad essere archiviate in maniera disordinata nella nostra inbox, consumandone la capacità.

Internet facilita la vita. Spesso gratis. L’unico costo che dobbiamo sostenere è sviluppare la semplice abitudine a non scoraggiarci davanti alla richiesta di un’email e una password per creare un account e a connetterci regolarmente qualche volta al giorno.

E poi mi riviene da pensare al post che ho citato sopra. E mi deprimo. La bella notizia, però, è che oggi una mia amica si è fatta un account Google appunto per collaborare online con il team per un concorso al quale ci siamo iscritti in questi giorni. Speriamo che Google Wave ci aiuti a vincere!

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/7aDLcNEcLS8/collaborare-online-e-possibile-e-gratis.html

Ma il Vaticano è un’istituzione dell’Italia?

Tiscali Notizie pubblica un articoletto che termina con seguente testo:

A partire dalla nascita di YouTube, nel febbraio 2005, numerosi leader mondiali, esponenti del mondo politico e istituzioni hanno scelto YouTube per comunicare con il mondo intero. Il canale della presidenza della Repubblica si aggiunge ad altri esempi in Italia e nel mondo.

In Italia, in particolare:
Canale della Camera dei Deputati
Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini
Canale del Vaticano

Nel mondo:
Presidenza Israele
Governo iracheno
Regina Elisabetta II
Regina Rania di Giordania
Governo britannico
Unione europea
Casa Bianca
Camera dei Rappresentanti e Senato degli Stati Uniti


Così risulta che il Vaticano rappresenta esponenti del mondo politico e istituzioni dell’Italia?
È un po’ come dire che il Bangladesh è in India.
Non per fare polemica inutile, ma io l’avrei messo nell’elenco inferiore…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/B1a_5LxnR_Y/ma-il-vaticano-e-unistituzione.html

Quello che manca a Google Wave

Su Friendfeed e su Meemi (dove gira la gente informata) sembra che ci si aspettasse di più da Google Wave. Io lo sto usando per lavorare online con i miei compagni di corso con cui stiamo seguendo alcuni progetti per i nostri corsi in università. Che sia meglio della mail, non si discute. Che sia meglio di un wiki…
Di vantaggioso rispetto al wiki è che è più facile convincere un non-geek ad estendere il suo account Google anche a Wave, piuttosto che crearsi un account nuovo su Wikispaces o altro. In più la conversazione resta privata, e non devi aprire un nuovo wiki per ogni argomento (nel senso che aprire una nuova Wave è indubbiamente più comodo e veloce).
È pensato per aggiungere interlocutori con la semplicità di una mail, anzi forse è più facile ancora per via del drag&drop.

Il fatto è che tutti questi vantaggi vengono sottovalutati dai geek (con geek intendo quel ristretto gruppo di internauti che non vanno in panico quando c’è da iscriversi a un nuovo social network, ma anzi si entusiasmano e che nel 90% ce l’hanno già un account in quello o quell’altro social network prima ancora che glielo chiedi). Perché i geek se ne stanno tra loro, parlano tra loro e lavorano tra loro. Dunque Google Wave arriva in un mercato dove il bisogno si è sentito poco. E guarda caso, la maggior parte degli inviti sono in mano loro (soprattutto all’inizio), perché erano loro i primi ad essersi informati e ad essersi messi in fila per l’attivazione sul proprio account.

Dobbiamo però aspettare che esca dalla beta e che ne parlino un po’ gli altri media e che parta un po’ di pubblicità da Mountain View.

Google in generale si è conquistata ormai la fiducia di molti, geek e non. Ecco perché penso che potrebbe cambiare in meglio l’esperienza online di tutti. Perché sia però davvero rivoluzionaria a suo stesso vantaggio per incrementare la diffusione, finora ho riscontrato due gravi handicap:
– l’assenza di una desktop application (che tra l’altro la differenzierebbe ancor più da un banale wiki)
– la mancata integrazione con gli altri servizi Google, in particolare Google Docs e Chrome (che sono i due che uso maggiormente).

Forse sono io che non ho ancora capito come metterli in comunicazione, forse arriveranno quando uscirà dalla beta. Sta di fatto che io mi aspetto grandi vantaggi, in particolare dal momento in cui non servirà più un invito per accedervi. Aspettiamo che si esca dalla beta e poi ne riparliamo.

Fotografi per il SN Lokalisten

Nei social networks ciascuno ha reti di modeste dimensioni che connettono amici e conoscenti. Alcuni con qualche caratteristica che li avvicina alle community per via di interessi comuni (LinkedIn per l’ambito professionale, MySpace per l’ambito musicale ecc), ma alla fine pur sempre di reti di amici si tratta.
Beh, Lokalisten.de, un SN tedesco molto diffuso in Germania che si divide il mercato con StudiVZ (se qualcuno conoscesse le percentuali di diffusione…), offre di più. Oggi nella newsletter, in genere vuota con un invito personale a fare finalmente qualcosa, che la polvere si sta depositando sulla mia foto, annunciano un servizio nuovo, per quanto ne so unico.

“Questo finesettimana sei stato alla festa del secolo e vuoi assolutamente delle foto carine? Risparmiati la lunga ricerca! Con un po’ di fortuna c’era anche un membro del nostro team di 200 fotografi di eventi sin dall’inizio della festa e ha immortalato la tua serata festaiola!

La cosa migliore che puoi fare è controlare subito sulla pagina pubblica con le foto degli eventi

Il tutto è scritto solo con le minuscole, contravvenendo a più regole ortografiche di quante non se ne avrebbero infrante in italiano, ma in Germania si fa questo ed altro per essere piùgggiovani! Sta di fatto che questo Social Network tra i suoi dipendenti non ha solo nerd e smanettoni, ma anche delle specie di PR-fotografi sguinzagliati per il paese a prendere parte alle feste in discoteca.

In questa maniera viene sfruttato il fatto che il SN ha diffusione nazionale. Facebook non potrebbe mai coprire neanche lo 0,00001% delle feste negli States, figurarsi al mondo. Lokalisten invece può provarci. Con qualche giusto incentivo (non servono grandi salari) potrebbe assoldare eserciti di ragazzi disposti a passare qualche ora a weekend a scattare foto (cosa che farebbero né più né meno… purtroppo, aggiungo (se siete in discoteca, ballate, no? Cosa state a fare foto, cosa?)).

Sul sito (link funzionante solo per iscritti al SN) ci si può candidare come fotografi. I vantaggi (il compenso dunque) sono l’ingresso libero alle feste, in alcuni casi free drinks o accesso alla zona VIP, vedere i retroscena della festa e allacciare contatti, verrà messa a disposizione una macchina fotografica, si potrà partecipare agli eventi informativi dove si possono incontrare e conoscere gli altri fotografi (quindi fare social networking offline) e si avrà qualche lezione su come fotografare alle feste e come sistemare le foto prima dell’upload.

Ora vado a controllare se c’era qualcuno alle due feste di Koblenz dei WHU-Euromasters : )

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/bjrT-w6enjo/fotografi-per-il-sn-lokalisten.html

Il prossimo social-coso di successo: il contazanzareammazzate

Il servizio di leva ormai non è più obbligatorio da un bel pezzo, ma ci sono doveri civici così indispensabili per la società ai quali neanche le donne possono sottrarsi. Dopo essere riusciti gloriosamente ad allontanare l’Uomo Gatto da Sarabanda, a quale nuovo compito sono chiamati i cittadini italiani ligi al dovere?

Ogni anno d’estate riparte la guerriglia. Uomini e donne, nonostante in taluni casi già punti, non si abbandonano all’autocommiserazione ma continuano i propri sforzi per eliminare un’altra zanzara dalla faccia della terra. Troppi i valorosi combattenti che spesso sentono mancare l’appoggio della comunità quando imperterriti prestano il loro prezioso servizio. Ma ecco la soluzione.

Dovrebbe essere inventato un social-coso al quale ci si iscrive per tenere traccia delle zanzare ammazzate durante la giornata. In questa maniera, avremmo percezione del colpo inferto al nemico, senza demoralizzarci troppo. Sì, perché non siete soli, o voi laffuori che spiaccicate le zanzare sul vostro polpaccio o collo! Pensate alla gioia nel leggere alla sera che insieme, la comunità on line ha disintegrato migliaia di insetti.
O magari ancora, pensate a quanto sarebbe interessante vedere a fine stagione quante zanzare avete ammazzato.

Daniel dal primo di giugno all’ultimo di settembre ha totalizzato 73 uccisioni di zanzara, 12,4% in più dell’anno precedente.

Come ci si fa a demoralizzare così?
Magari poi, c’è anche la classifica dello sterminatore più accanito che si aggiorna quotidianamente.
Ovviamente ci si dovrebbe basare sull’onesta dei membri della community, perché qualcuno potrebbe dire di avrne ammazzata una quando in realtà le cose non stanno affatto così, ma credo che i ligi cittadini, consci del loro fondamentale ruolo, siano anche dal cuore onesto!

[Nelle immagini del post potete vedere due utili attrezzi nella lotta alle zanzare]

Durante la stesura di questo post, Daniel ha ucciso una zanzara in volo.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/OU1gwuydXn8/il-prossimo-social-coso-di-successo-il.html

Flock – il social browser

Mentre Firefox esce con la sua versione 3.5 e Twitter si lustra le penne davanti allo sguardo affamato del nuovo motore di ricerca di casa Microsoft, per i più appassionati Mashable ha stilato una classifica delle venti applicazioni più comode per l’integrazione dei due servizi.
Anch’io voglio dare un mio piccolo contributo aiutare chi vuole navigare online tenendo sottomano i propri social network preferiti. Parlo non di Firefox ma di Flock.

È un po’ di tempo che uso Flock come unico browser sul mio Mac e ora mi sento di consigliarlo a chi passa parecchio tempo navigando tra social network et similia.


Vantaggi:
Flock dispone di un menù di 10 icone facilmente accessibile che permette di navigare tra i propri social network, vedere gli aggiornamenti degli amici, visualizzare foto, video, scrivere post su varie piattaforme, caricare immagini, condividere link ecc. Ecco perché si definisce, a ragione, un social browser.
La riduzione dello spazio della finestra del browser con le barre che si aprono è compensata dalla comodità di questi strumenti.

Ecco il video ufficiale di presentazione della “social bar” (1 min – engl)

Non citata, ma a mio avviso molto importante è la barra inferire del browser che comprende la chat di Facebook e il cartellino delle notifiche, così potete essere reperibili in chat anche se siete su un’altra pagina evitando che parta una chat senza che voi ve ne accorgiate (a me capitava quasi sempre).

Per chi poi è veramente 2.0, cioè un blogger, ci sono poi le comodità del postare direttamente dal browser. (1 min – engl)

Questo dev’essere solo un assaggio per incuriosire, ma di implementazioni interessanti ce ne sono parecchie. Alcune le ho solo provate, altre devo ancora scoprirle. Per molti aspetti poi è simile a Firefox, del resto è “powered by Mozilla”. Non ne dovreste sentire la mancanza. I shortcut sono sempre quelli ed è parimenti comodo nella gestione dei preferiti come il suo fratello maggiore.

Svantaggi:
Ma quello che veramente conta in una recensione di un blogger sono i lati malvagi dei prodotti, perché i vantaggi li decantano le presentazioni ufficiali. Premetto che lo consiglio nonostante tutto.

La mia prima critica è rivolta al numero di social network supportati. Manca Friendfeed, che nel mio microcosmo di tempo sprecato online ricopre una fetta pari a Facebook. Devo poi ancora capire se c’è la possibilità di cambiare status su Twitter e Facebook. Flock è comodo come strumento di lettura e di interazione (replies, commenti, like ecc), ma mi pare che manchi la possibilità di inserire un aggiornamento ex novo.

La seconda critica riguarda il blog editor, che non tiene conto delle personalizzazioni che avete apportato ai vostri post (nel mio caso l’antprima con il link alla continuazione). Ecco perché questo post l’ho realizzato direttamente da blogger. L’editor di Flock risulta comodo dunque solo con post brevi, nel mio caso.

La terza invece colpisce la barra di ricerca dei media. È si comodo poter scegliere se cercare in Flickr, YouTube o altri, ma sarebbe ancora meglio se tra questa scelte ci posse la ricerca immagini glbale di Google Images o quella dei video di Google Video, così da poter includere immagini catalogate e non in un’unica ricerca.

Qualcuno ha altre osservazioni da fare?

Qui potete scaricarvelo in un po’ di lingue, tra le quali anche in italiano.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/ktf1WGFAwp4/flock-il-social-browser.html

Il poken del futuro (alle conferenze)

Io il mio poken ce l’ho attaccato al portachiavi. Così, anche se non lo uso mai (non ce l’ha quasi nessuno!), ce l’ho sempre tra le mani e più volte ho pensato all’uso che se ne potrebbe fare. In fondo è una chiavetta USB da 1 GB che in più c’ha la manina. Leggendo questo post di oggi, sull’impiego di Kindle (l’ebook di Amazon) alle conferenze, mi viene in mente un’applicazione alternativa/aggiuntiva dei poken.

L’autore, Gianfranco Chicco, ritiene che l’ebook, con alcune caratteristiche proprie di Kindle (connessione wireless, schermo tattile in primis) possa essere il perfetto integratore in una conferenza: il conferenziere vi manda le slide sul vostro ebook, voi ci potete prendere direttamente gli appunti sopra con una pennetta, a fine conferenza compilate direttamente da lì il questionario di valutazione …

Sarebbe figo, ma i costi sarebbero elevatissimi, a mio avviso, soprattutto tenendo in considerazione che il Kindle “più barboso” da 6 pollici costa € 359, al momento.

Facciamo un passo indietro e immaginiamo che ancora non siamo così avanti nel futuro, ma comunque un passettino l’abbiamo fatto.

Io vado alla conferenza. Per il momento tutto è tradizionale: le slide vengono proiettate, il tipo parla, gli appunti me li prendo sulla carta se è stato già consegnato il materiale cartaceo all’inizio, magari c’ho il portatile e uso quello e bla bla. A fine conferenza ecco però la figation: io vado in fondo alla sala e alla parete ci sono una serie di manine di poken incastonate in una parete. Io avvicino il mio poken e trick&track! in 3 sec ho tutte le slide, materiale integrativo, biglietto da visita del relatore, due righe sull’edificio che ospita l’evento e informazioni del genere sul mio poken. Arrivo a casa/in albergo e mi sparo tutto sul mio computer.

Quello che intendo dire è che la tecnologia che sta nel poken può essere applicata in maniera diversa rispetto al limitato scambiarsi biglietti da visita elettronici tra geeks. Tanto, se il poken anziché 1 GB ne avesse 10, quanto sarebbe più grande e costoso? Non credo molto. Così com’è ora, il poken è solo un gadgettino sfruttato ben al di sotto delle sue potenzialità.

[Nell’immagine il mio poken, che mi sono accorto che non c’ho fatto manco un post quando l’ho preso (però l’ho scritto su Twitter)]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/wEwNRyY9Yrg/il-poken-del-futuro-alle-conferenze.html

Twitter, Friendfeed, long tail

Vorrei riprendere un interessante post di Mushin riguardo al successo di Twitter a scapito di Friendfeed. Avrei, infatti, qualche considerazione da fare che a voler essere articolata un poco non ci starebbe tra i commenti al post (e chi mi segue sa che la sintesi non è tra le mie doti quando scrivo).

Riassumo brevemente il post di Techcruch dal quale tutto parte.
FriendFeed is in danger of becoming the coolest application that no one uses.”
In base ai dati forniti da Comscore, Twitter conquista ogni mese più utenti di quanti non ne abbia Friendfeed in totale. Nonostante FF sia un aggregatore in continua crescita che offre servizi molto apprezzati non riesce a convincere gli utenti che con lui possono fare molto più che con Twitter. Cosa tra l’altro vera, tant’è che Facebook e altri network continuano a copiargli le idee (a volte anche male, aggiungo io).
Poi c’è poco altro, ma di scarso rilievo per il post di Mushin.

Ora invece un breve riassunto, attraverso alcune frasi originali, del post di Mushin.
E se fosse la conferma che la Coda Lunga sia solo una bella favola?
“Suggerire che Friendfeed sia peggiore di Twitter perché non ne ha i numeri, significa negare la possibilità di un modello basato sulla Coda Lunga, significa dire che l’importante è avere mercato di massa, non massa di mercati.”
“non credo che la questione sull’utilità di Friendfeed sia legata a quanti utenti usano friedfeed.”

Ora il mio post.
È vero, la qualità di un prodotto non va misurata in base al numero di utenti, ma ai servizi offerti. Eppure se il prodotto nel nostro caso è un social network, come si potrebbe definire Friendfeed, allora il numero di iscritti diventa rilevante. Facebook potrebbe anche essere il migliore SN del mondo, ma se non avessi un’alta probabilità di trovare vecchi amici e colleghi, non ci passerei il mio tempo. Il valore di un SN sta innanzitutto nel numero di partecipanti.

Dov’è la lunga coda? C’è e non c’è. Nel senso che c’è nella misura in cui c’è sempre stata da decenni. Perché i video li cerchi prevalentemente su YouTube? Perché ce ne sono a tonnellate, nonostante Vimeo, ad esempio, offra una qualità migliore. Perché quando voglio un libro posso essere sicuro che Feltrinelli è la scelta giusta? Perché lì ne hanno così tanti che se anche non avessi idea di cosa voglio, uno che mi piace lo trovo (e in genere uno tornerebbe a casa con la valigia piena di libri!). Perché Microsoft Office ha così tanto successo? Perché tutti i miei colleghi lo usano e mi torna utile per via dell’alta compatibilità.

E la coda lunga che fine ha fatto? È mascherata come un frattale. Ogni negozio, sito, social network, impesa, discoteca, bar, biblioteca ecc. avrà due tipi di prodotti: quelli che vanno per la maggiore, di largo consumo, e quelli di nicchia, che non vuole quasi nessuno. In pratica riproduce la coda lunga al suo interno, anche se per forza di cose non può essere poi tanto lunga.
A sua volta, questo piccolo rivenditore o quello che è, rientra in un sistema maggiore, collocandosi, ad esempio, sulla coda lunga dei negozi di una città, e poi ancora la città si colloca nel sistema provinciale, regionale e nazionale.

Con internet la lunga coda di accentua perché la rete riesce ad evitare alcuni vincoli fisici, ma alla fine anche qui i siti, i blog, i social network e altri strumenti si collocano ciascuno nella coda del proprio settore, ciascuna delle quali si aggrega producendone una nuova maggiore. E al loro interno hanno essi stessi delle code lunghe. Si guardi ai tag delle immagini su Flickr, alcuni più frequenti di altri. Si guardi all’elenco di etichette dei post dei blog.

Essendo poi che la qualità effettiva può aiutare ad incrementare il numero di utenti e questi a loro volta (portando risorse) permettono al servizio di crescere in quanto ad offerta, si scatenano continuamente nell’economia globale circoli viziosi e virtuosi che premiano e macellano rispettivamente non i migliori e i peggiori, ma quelli che hanno saputo anche solo presentarsi meglio all’inizio, dimostrando anche deboli vantaggi sui concorrenti, scartando quelli che non erano in cima al podio.

Tutto questo per dire che la coda lunga non compare né scompare. È una semplice necessità di mercato e c’è sempre stata. I numeri restano e saranno sempre dannatamente importanti nella scelta di un social network.

Il vero punto, IMHO, non è che Friendfeed sia meglio o peggio, più frequentato o meno, di Twitter. Io li uso entrambi. FF è molto più di Twitter e per questo motivo non credo che debba preoccuparsi della fetta di utenti in più che ha questo rispetto a sé, ma piuttosto aiutare ad integrare ancora meglio Twitter (con i suo dm… e @…) e promuoversi attraverso di esso. Io non li metterei neanche a confronto, se non fosse per una cosa, intelligentemente osservata da TechCrunch: “FriendFeed may just be too complicated for the average user to quickly understand”. Non che lo sia, ma mi rendo conto che il 95% delle persone che mi circondano (per lo più coetanei) sono restii a voler sperimentare cose nuove. Twitter invece è così facile e intuitivo che anche Britney Spears lo usa : )
E poi FF è fatto per gente che passa davvero le ore online e al momento non sono che una minoranza le persone che passano le giornate al computer. Alle volte sembra addirittura troppo prendere che la gente legga la mail una volta al giorno!

[Nell’immagine vedete un grafico che mostra il numero di utenti di Twitter rispetto a Friendfeed. Me lo sono arrubato da Techcrunch]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/vxrNqmd9eAs/vorrei-riprendere-un-interessante-post.html

Bubbl.us

(Usare i comandi in alto a sinistra per centrare e ridimensionare.)

Per usarlo anche voi, dovete solo andare su www.bubbl.us e lavorare. Conviene fare la registrazione per salvare i vostri lavori, ma non è necessaria per provare. E visto che siamo nell’era del 2.0, potete ovviamente condividere i vostri schemi con i vostri amici. Come si capisce dal fatto che l’anteprima in questo post non è centrata né ridimensionata, devo ancora imparare ad usarlo, ma ora che gli esami si avvicinano, avrò certamente modo di esercitarmi.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/QaMON25LndQ/bubblus.html