Tra le giornate più interessanti del nostro pellegrinaggio va senza dubbio menzionata quella del 5 agosto, quando abbiamo visitato la parrocchia di Taibeh dove abbiamo avuto modo di chiacchierare con don Raed Abusahlia, il parroco della comunità.
Il villaggio è uno dei pochi se non l’unico che si è mantenuto completamente cristiano in Palestina, tanto da definirsi l’ultima città discendente dall’epoca dei primi cristiani. A Taibeh, sul piano storico ci sono due cose che vale la pena visitare: le rovine di una vecchia chiesa (vedi immagine a lato) dove ancora oggi alcune minoranze cristiane praticano sacrifici animali (sulla soglia dell’ingresso c’era sangue vecchio di qualche giorno e fuori, dietro a quello che resta dell’abside, le interiora di una pecora) e la casa delle parabole.
La casa delle parabole è una casettina rimasta intatta come tante altre nel circondario costruita secondo i dettami di centinaia di anni fa. Grazie a questa casa, che si trova sul sagrato della chiesa, possiamo immaginarci in che condizioni vivevano le persone all’epoca di Cristo e nei secoli seguenti.
Si tratta di un ambiente diviso in quattro parti: un corridoio che collega la sala con l’ingresso e la stalla che sta appena più in basso rispetto alla sala e infine una camera in fondo dove stavano le donne quando c’erano ospiti e dove si teneva di tutto. Nel complesso la casupola sarà stata di 30-40 metri quadri.
Il nome Casa delle parabole le è stato assegnato perché all’interno contiene elementi comuni a quasi tutte e 38 le parabole narrate nei quattro vangeli: botte nuova e vecchia, vestito nuovo e vecchio con toppe, un aratro, una lampada ad olio e tanti altri.
La cosa che però ha colpito maggiormente l’intera compagnia è stata la parlantina del padre e il numero sconfinato di progetti avviati nella sua parrocchia, ma per capire la ragione dietro tanta iniziativa, è meglio fare un passo indietro.
Padre Raed ci ha raccontato di come il villaggio nel giro di trent’anni anni si sia spopolato drammaticamente: da 3400 abitanti ora ne restano 1500 e quando va nelle famiglie a parlare, magari dopo aver sentito che qualcuno aveva intenzione di emigrare, chiede perché non desiderano rimanere a Taibeh.
I problemi principali di Taibeh, come di altri villaggi palestinesi, sono la mancanza di lavoro e la guerra che limita enormemente gli spostamenti della gente, tanto che proprio qui a Taibeh c’è stato un anno in cui su 59 parti, 27 sono avvenuti ai posti di blocco, i checkpoint, che separavano le donne palestinesi dall’ospedale più vicino su territorio israeliano.
Nel giro di qualche anno a Taibeh è sorto dunque un ospedale su volontà del padre, poi la scuola parrocchiale privata, che ospita anche bambini musulmani dei vicini comuni.
Per venire incontro alla mancanza di lavoro per le famiglie del luogo, ha deciso di piantare a ulivi la zona circostante e di produrre olio. In realtà di olio già ce n’era in abbondanza, tanto che la gente pagava gli studi dei figli in barili d’olio. Quando però il magazzino parrocchiale si è riempito è diventato chiaro che così non si poteva continuare. Per poterlo commerciare anche in Europa ha dovuto comprare una macina con tutti i crismi a motore (quella precedente a quanto pare non era abbastanza igienica) e per incrementare la domanda di olio e il numero di posti di lavoro ora si producono anche lampade ad olio in ceramica.
A queste lampade a forma di colomba è legato un altro progetto. Riporto direttamente dalla brochure che le accompagna:
Nel conflitto che strazia la Terra Santa, israeliani e palestinesi hanno provato tutte
le forme di azione, violente e non-violente, per tentare di porvi fine. Tutti i tentativi sono stati vani e tutt’oggi la situazione sembra
senza uscita.
Come ultimo tentativo, indirizziamo dunque al Signore la nostra preghiera per la pace
in Terra Santa, intorno a un’idea semplice e simbolica :
La lampada, con l’olio e la luce, è un messaggio di pace da parte nostra ed è un
segno di solidarietà verso la Terra Santa da parte vostra.
L’obiettivo è di far giungere più di 100,000 «Lampade della Pace» nelle chiese di
ogni parte del mondo e di raccogliere così numerosi fedeli in una grande preghiera per
la pace.
«Con una tale preghiera in cui saranno uniti i cristiani del mondo intero, il Buon Dio
ascolterà il nostro appello poiché non avrà altra scelta!»
Come si capisce da queste parole, don Raed è una persona molto decisa, tanto che ha anche in programma di far restaure una trentina di casupole simili alla casa delle parabole con qualche comfort in più, per dare alloggio a turisti pellegrini.
Delle lampade ne abbiamo prese un po’, una per ciascuna parrocchia di Desenzano più qualche altra sparsa per i luoghi religiosi a noi cari della zona, come il Mericianum e l’abbazia di Maguzzano.
Se avete modo di capitare dalle parti di Taibeh, prendetevi un pomeriggio per visitare la cittadina: ne vale la pena!
Qui la pagina ufficiale in inglese della comunità cristiana di Taibeh.
Da qui invece potete scaricarvi il pdf che accompagna le colombe della pace che producono e che spiega in italiano molte cose di questo paesino.
[La foto dell’interno della casa delle parabole, la seconda, è di Paolo, che ringrazio]