Tag: Fun

Quando le cose funzionano…

… Internet facilita la vita!
E’ tempo di iscrizioni all’asilo nido per l’anno educativo 2008-2009. Sono richiesti dei moduli e copia della dichiarazione dei redditi: “I documenti dovranno essere presentati all’ufficio entro il 30 luglio”.
La consegna dei documenti avrebbe richiesto, a me o a Fabiana, una mattinata di tempo. Ho chiamato l’ufficio (tutte persone cordialissime) e […]

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http://www.spedale.com/e-life/390-quando-le-cose-funzionano/

DreamHost l’ho scelto per i miei domini perchè…

Da qualche giorno sto spostando alcuni dei miei domini ‘ludici’ su un nuovo server.
Cercavo un servizio di hosting che fosse economico, funzionale, semplice da usare, con un buon pannello di controllo, con tanto spazio, senza particolari limitazioni di traffico, che gestisse un numero illimitato di domini, che avesse la possibilità di avere IP unici o […]

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http://www.spedale.com/e-life/371-dreamhost-web-hosting/

Decrescita Felice Social Network

DECRESCITA FELICE SOCIAL NETWORK il primo social network interamente dedicato ai temi della decrescita felice
Cosè "Decrescita Felice Social Network"?
Decrescita Felice Social Network (DFSN) e’ un sito Italiano di Editoria Sociale dove puoi proporre siti e notizie interessanti, riguardanti la Decrescita Felice, che hai trovato su internet. Sono gli utenti di DSFN che determinano il contenuto […]

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http://blog.zuin.info/?p=805

E alla fine se ne è liberato!

Ddl Camera 1442 – Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato

Art. 1.
1. Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente […]

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http://blog.zuin.info/?p=797

Trash Hotel

Una ridente località costiera italiana a fine Luglio ’08; mentre i turisti passeggiano per le strade impeccabili tra lo stuolo di faccendieri che con loro sbarca il lunario, un personaggio misterioso risponde al telefono.

“Pronto!”
“pronto carissimo…allora, com’è la situazione laggiù? ce la porto Mariangela a fare qualche bagno?”
“ehh, dottò, accà ci sta ancora da aspettare nu poco…”
“ma come! ho visto al telegiornale che è tutto pulito, lindo, impeccabile!”
“ehhh”
“e il presidente! il presidente ha detto che l’emergenza spazzatura è passata!
“vabbuò, in un certo senso l’emergenza è passata..dicimmo accussì”
“cosa intendi?”
“nel senso che sono ripresi gli affari, s’intende, quell’emergenza è passata”
“gli affari?”
“eh, gli affari…con tutto il rumore che si era fatto intorno alla faccenda non si riusciva più a lavorare, si rischiava di perdere la stagione, dottò!”
“la stagione?”
“la stagione! e invece con le vie del centro vuote e le chiacchiere in mondovisione del presidente stanno tornando i turisti”
“ma non ho capito, cosa c’è che non va ancora? perchè non posso venirci con la bimba?”
“perchè la munnezza non l’hanno mica levata, non avete ancora capito come funzionano queste cose?”
“perdonami..sono un po’ confuso”
“mo’ vi spiego…facciamo che tenete un hotel”
“un hotel?”
“è un esempio dottò, facciamo che tenete un hotel e un amico vostro vi chiede di tenergli certa roba..”
“roba?”
“roba, avete capito…ecco, l’amico vostro, che è un amico vero, vi paga pure…e vi da sempre più roba e sempre più soldi, finchè non dovete riempire le stanze dell’albergo..”
“ma così non posso affittarle ai clienti!”
“ma a un amico non si possono mica rifiutare certi favori, capite?”
“uh, credo di si..”
“ecco…e ora immaginate di aver quasi riempito tutte le stanze e che manchi poco a dover usare la hall…clienti ormai nun ce ne stanno chiù, ma si tira avanti coi soldi dell’amico, quindi alla fine ve la passereste bene…”
“hmm”
“…qualche lamentela dai vicini, ma ci stavano pure prima coi clienti chiassosi…”
“e poi che succede?”
“succede che cominciano a girare i poliziotti davanti all’hotel, compare gente strana a fare domande…insomma, anche l’amico capisce che è il caso di sistemare la faccenda…voi che fareste?”
“non so…mi sbarazzerei della roba?”
“ehh, la fate facile dottò, non è che si può muovere tutta quella roba così…vi spiego cosa dovreste fare”
“dimmi”
“nel caso capitasse, s’intende”
“s’intende”
“allora, per prima cosa vi dovreste assicurare l’appoggio del capo della polizia”
“ma..”
“non mi fate dire cose al telefono, e poi le mie sono solo supposizioni, sono un povero cristo io, no?”
“si si, scusa”
“ecco, dicevo…per prima cosa vi dovreste mettere daccordo con..con chi comanda, che conviene avere qualche appoggio più in alto della polizia”
“perchè?”
“perchè più in alto si va e più è facile trovare qualcuno a cui interessi un affare…”
“capisco”
“ecco, poi dovreste cominciare a far sparire la roba dalle stanze più spaziose e belle, e in fretta. Prima si chiude la questione prima la gente smette di curiosare”
“e poi?”
“e poi si dichiara che si, c’era qualcosa che non andava, in quell’hotel girava un po’ di roba, ma all’insaputa dal proprietario…e comunque è stato ripulito e ora è pronto a accogliervi, venite numerosi! e questo lo dovreste far annunciare dagli agganci in alto, così ha più visibilità”
“ma si presterebbero?”
“eccome! chilla è gente sempre pronta a prendersi qualche merito…ad ogni modo in questa maniera si può tenere la roba e i clienti assieme, e tutti sono felici”
“si…ma scusa, mi sono perso…e la spazzatura?”
“eh, se volevate capire avevate già capito…vabbuò, ve lo dico chiaro: la munnezza ancora qua sta
“ma..”
“solo che abbiamo ripulito bene bene le vie principali”
“ma come mai nessuno se ne accorge?”
“fondali di cartapesta”
“cosa?”
“fondali di cartapesta, abbiamo messo qualche mucchio di spazzatura finta nelle vie principali come attrazione turistica, i turisti ne vanno matti, ci fanno pure le foto e si portano via i sacchetti”
“non capisco..”
“così se si imbattono in qualche mucchio vero nelle viuzze secondarie lo spacciano per falso”
“e l’odore?”
“lo sapete che fama abbiamo noi napoletani, se gli diciamo che abbiamo ricostruito l’odore della spazzatura per fare una cosa più realistica ci credono”
“Ciro..”
“Mi dica dottò”
“la vostra fama…ve la meritate tutta”
“grazie dottò”

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http://paguropagano.blogspot.com/2008/07/trash-hotel.html

Bimba picchiata a Roma …

Certamente l’avete sentito in TV, o alla radio, o letto su Internet.
Un tizio francese, con problemi psichiatrici … di 37 anni ha picchiato violentemente la piccola figlia di 4 anni di fronte all’altare della patria a Roma. La bimba ora è in ospedale e la sua vita è appesa a un filo.
Il sistema, è evidente, […]

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Incidenti nucleari

Da un po’ di giorni si legge in rete di quanto è successo a Tricastin in Francia, a Ringhals in Svezia e di nuovo in Francia a Romans sur Isere. Piccoli incidenti a centrali nucleari che in tutta sincerità non mi hanno preoccupato per niente. Il blog che ho linkato sopra commenta che i giornali italiani non ne parlano. Qualcuno potrebbe rispondere che il governo che ovviamente controlla l’informazione e vuole ammazzare la democrazia, ci tiene all’oscuro e così via.

Per me la risposta sta in questo articolo de ilSole24Ore dove in un’intervista a Roberto Mezzanotte emerge che si tratta di problemi all’ordine del giorno, alcuni dovuti a negligenza altri meno, ma comunque molto frequenti e piuttosto innoqui.

Non sono favorevole al nucleare in Italia in questo momento così come non ho votato questo governo, ma mi pare di notare che l’informazione sia lungi dall’essere oggettiva su entrambi i fronti politici.

Ero presente qualche anno fa ad una conferenza di Zichichi e gli era stata chiesta la sua posizione sul nucleare. Aveva detto che i disastri possono succedere se si danno delle centrali atomiche a degli incompetenti o se non si risettano i principi fondamentali di sicurezza come è successo a Chernobyl.

Aggiornamento:
Come volevasi dimostrare l’opinione pubblica si scalda sul nucleare in Francia, ma il problema non è tanto della tecnologia impiegata, quanto delle disfunzioni nella gestione della centrale. Dunque un problema “umano” che ha, a mio avviso, giustamente portato al licenziamento del presidente del consiglio di amministrazione.
Il danno è comunque ridotto e sotto controllo.

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WordPress 2.6 aggiorno e non riesco più a loggarmi!

Nella pausa pranzo ho voluto essere fra i primi a passare a Wordpress 2.6 (attulamente ho la 2.5.1) anche invogliato dalla pronta traduzione in Italiano fatta dallo staff di Wordpress Italy (grazie ragazzi!)
Fatto il download, fatto il backup e fatto l’upload.. a piece of cake direbbe qualcuno!
Riaccedo al mio pannello di controllo e mi chiede […]

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Ma sarà poi così morale, la questione?

“è come mettere Dracula presidente dell’Avis” (anonimo)

Se la chiamassimo “questione legale?” oppure “questione non si ruba”? quel morale là suona un po’ da anziano nonnino rintronato che bacchetta i suoi nipoti se tornano tardi, e a me fa tornare in mente più che altro condotte assolutamente personali che credo dovrebbero, quelle si, interessare poco agli elettori (preferenze e pratiche sessuali, assunzione di droghe legali, alcolismo fuori servizio ecc…). Con “questione morale” s’intende, solitamente, il pretendere che chi fa il politico sia più “pulito” dei propri elettori, e questo per una questione di principio: a governare devono essere i migliori tra di noi. Suona un po’ platonico, non trovate? Ecco, io invece preferisco Aristotele (e mi rendo conto di far parte di una fazione in questo, ma tantè, credo sia la fazione giusta).

Ve li ricordate Platone e Aristotele? per chi di voi abbia visto la celebre “Scuola di Atene” di Raffaello sono i due personaggi centrali, che non a caso occupano una posizione da protagonisti nell’affresco: da loro in avanti buona parte della storia culturale dell’occidente può essere iscritta senza troppi sforzi (anche se, ovviamente, si fa per semplificare) in una dialettica tra aristotelici e platonici. Prima che qualche collega mi accusi di uccidere la Filosofia (vedo già le vostre dita fremere) preciso che sto solo parlando di una questione di metodo, della maniera in cui si organizza la propria ricerca a prescindere dagli esiti (in quel caso dividere la storia del pensiero occidentale in queste due fazioni si rivela un po’ più pretenzioso). Ma torniamo ai nostri due capoccioni, cosa li rende così speciali? Dopotutto la storia della filosofia greca si articola quasi sempre in rivalità tra personaggi e scuole (cinici/cirenaici, Socrate/Gorgia, stoici/epicurei ecc…) eppure è la loro dicotomia a farsi sentire anche negli autori di epoche successive (e difatti saranno loro i due grandi Maestri del Medioevo).

Partiamo dal quadro e dall’osservazione più classica che viene fatta: quello a sinistra, Platone, indica il cielo mentre quello a destra, Aristotele, fa cenno di rimanere per terra. Ciò che poi si capisce leggendo questi due autori non è che uno si interessi delle cose celesti e l’altro delle cose terrene, ma che interessandosi entrambi delle stesse materie si dotano di strumenti diversi per risolvere i problemi che trovano sulla strada: l’uno (Platone) parte da concetti puri che poi applica al reale, deducendo il mondo migliore che l’uomo può realizzare partendo dai concetti puri migliori che riesce a trovare, l’altro (Aristotele) cataloga il reale per trovarne le regole già esistenti e una volta compresone il funzionamento cerca di delimitare lo spazio di azione umano migliore possibile. Per questo nella riflessione politica, in parole povere, Platone ne fa una questione di principio, e quindi nella sua Repubblica devono governare i migliori e i più saggi perchè sono i più adatti, mentre Aristotele si prende la briga di analizzare le forme di governo già esistenti e di comprenderne il funzionamento e le ragioni, oltre che la possibile deriva.

Torniamo alla “questione morale” e al perchè non mi piace questo nome (e i nomi sono importanti, perchè in una certa misura determinano il significato). Se la questione è: “perchè ci dovrebbe interessare la caratura morale dei nostri politici?” non so davvero cosa rispondere, e questo perchè la parola “morale” evoca in me temi che riguardano tutto tranne l’amministrazione pubblica. Semmai proprio il contrario, dato che morale è un termine che rimanda decisamente alla sfera privata. E della sfera privata degli altri, a me, cosa dovrebbe importare? niente, appunto, a me degli altri (affetti esclusi, s’intende) interessa solo la sfera pubblica (altrimenti si scade nel gossip, che è precisamente l’interessarsi della sfera pubblica altrui). Ragionando da aristotelico non riesco a vedere la questione di principio che ad alcuni sembra un macigno insormontabile, perchè sto ragionando su come si governa un Paese, e nei politici vedo solo dei funzionari, non delle persone. Facendo un salto ulteriore mi renderei conto che ciò che è essenziale è che chi comanda non sia una persona che userà il potere cedutogli dagli elettori (ebbene si, democrazia è anche cedere un bel po’ del nostro potere decisionale a dei rappresentanti) per compiere dei reati o coprire quelli che ha commesso (e assicurarsi l’impunità): non perchè sarebbe scorretto in linea di principio, bensì perchè ogni reato prevede una vittima, e decidendo che alcune vittime non possano essere tutelate io sto trasformando la democrazia in qualcosa d’altro. Oltre a ciò permetterei che alcune persone fossero avvantaggiate nella propria personale vicenda umana, potendo compiere reati preclusi alle altre persone, il che risulta ancora più incompatibile con la democrazia. Questo non vuol dire che non possa essere necessario talvolta assicurare a qualcuno un’impunità, ma sicuramente può esserlo solo in vista di un bene comune (e non del conto in banca di qualcuno).

Per questo io cambierei quel termine, perchè ciò che è imprescindibile è l’immacolatezza della sfera pubblica di chi mi rappresenta in politica, ovvero l’onestà non tanto per una questione di immagine (che potrebbe anche essere vista come parte della sfera privata, in alcuni casi) ma per evitare che acceda alle leve del potere chi è interessato a sfruttarle per i propri fraudolenti interessi personali. Non devo provare gratificazione nel sapere “pulito” chi mi rappresenta, devo invece sentirmi rassicurato da una cosa del genere, perchè non posso pretendere che il voto della maggioranza degli italiani trasformi chiunque in un disinteressato fautore del bene pubblico, nè che alle cariche politiche aspirino solo onesti idealisti intenzionati a salvare la Patria.

Facciamo “questione etica”?.

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http://paguropagano.blogspot.com/2008/07/ma-sar-poi-cos-morale-la-questione.html

Accosta un attimo

Magari qualcuno si aspetta che io mi metta a parlare della manifestazione di Roma, considerato che come un po’ si temeva è stata buttata in caciara sul finire da Grillo. Nemmeno troppo dai, lui e la Guzzanti hanno usato parole un po’ forti, ma importa davvero qualcosa? c’era tanta gente (e questo è positivo), sul palco c’è stato spazio per tutti e non credo dovrebbe importare se qualcuno ha alzato il tono un po’ oltre la buona educazione, io per esempio mi sono un po’ stufato di essere educato (ma poi di fronte a una folla, e alla mamma davanti alla televisione, tornerei un ragazzo a modo non crediate). Ad ogni modo io a Roma non c’ero (gli ultimi esami mi trattengono a Bologna) e di farvi il commentino di quello che si legge in giro, stasera, non mi va.

Oggi volevo scrivere un po’ di questo blog, che circa tre mesi fa ho cominciato ad aggiornare con costanza nonostante la pagina fosse stata creata già qualche mese prima (c’erano un paio di post di prova, ora cancellati). Volevo, ma mi sono reso conto che sarebbe a) noioso per voi b) noioso per me c) Franco d) in controtendenza rispetto a come ho deciso di impostare il blog, e lì per lì non mi sembrava più il caso, finchè non mi sono reso conto di starmi prendendo troppo sul serio. Non so voi, ma a me l’idea di prendermi troppo sul serio (checché ne dica il mio coinquilino, che mi ha esortato a prendere questo blog perlappunto maggiormente sul serio) non piace per niente, sarà per via delle mie origini trentine ma mi sembra di sentire qualcuno che mi urla dietro “vèi zò dal figher!” (“vieni giù dal fico”, per chi non capisse), riportandomi coi piedi ben saldati al terreno. E quindi, ricapitolando, devo parlare del blog. Credo.

Divagazione n.1

Voi ve lo ricordate quando sono usciti i primi blog? ecco, bravi, io no. Ricordo vagamente che mentre a casa mia arrivava l’adsl flat (e finivano le bollette salatissime del 56k) qualcuno ogni tanto tirava fuori questa storia che c’erano i famosi blogger, gente scaltrissima che faceva tremare tutti nelle direzioni dei Grandi Giornali (in Trentino no, se vai da un trentino e gli dici che ci sta gente scaltra che fa tremare i Grandi Giornali quello ti lancia lo sguardo che si riserva ai pazzi e poi riprende a leggere l'”Adige”), ma non si sapeva bene chi fossero, o perlomeno io e i miei amici eravamo troppo occupati a passare da Napster a WinMx, da WinMx a Kazaa e da Kazaa a eMule per preoccuparcene. La rete allora era solo una grande banca dati, e io non avevo ancora la fame di informazioni che mi sarebbe venuta dopo.

Crescendo e passando di classe in classe cominciavo a diventare più colto, i miei voti salivano (non di tanto) ed essendo da sempre portato per le materie umanistiche (anche se con un professore di Scienze che non avesse fatto per buona parte Chimica forse sarei finito a Biologia) saliva in me anche la voglia di scrivere e di tenere uno dei famosi blog (che nel frattempo erano sempre più famosi, parlo del 2002-2003 circa). Il problema però era (è?) che mi mancavano sia gli argomenti sia la capacità di scrivere in maniera piacevole da leggere, e capirete che non sono due cose da niente, perciò il progetto naufragò…una mezza dozzina di volte. Eppure sembrava così facile per gli altri blogger! loro si mettevano alla tastiera e raccontavano le loro vite, apparentemente così interessanti ma a guardar bene molto ordinarie, e io che avevo una vita scoppiettante (a paragone di alcuni di loro, perlomeno), non riuscivo ad aprirmi o a scrivere qualcosa. Più tardi trovai uno sfogo per la voglia di scrivere (un gioco di ruolo testuale on line che mi tenne occupato quasi 3 anni, più un paio di forum connessi, ma è un’altra storia), ma questa cosa del blog che non riuscivo a scrivere mi rimase dentro, come quelle vesciche che si formano in bocca: a un certo punto ti dimentichi di averle, ma prima o poi la lingua ci passa sopra ricordandoti il fastidio che provocano.

Intermezzo

C’è da dire che ho cominciato a seguire seriamente alcuni blog solo da qualche mese, ovvero da quando ho cominciato a seguire quello di un mio ormai ex coinquilino, riscoprendo sia il piacere un po’ morboso di entrare per un poco nella vita degli altri in loro assenza sia quello di crearsi il proprio bar raccogliendo qua e là qualche fonte di dati e opinioni. E poi in tutto questo tempo (i 3 anni di prima) sono cresciuto, ho cominciato a diventare più consapevole del mondo in cui vivo e per il quale posso lottare, ho cominciato e ormai quasi finito l’università. Era forse così banale il problema? mi bastava accumulare qualche nozione e affinare un poco il senso critico? non lo so, ma ha funzionato.

Divagazione n.2

La colpa è di Berlusconi. Voglio dire, da quello che ho capito c’è una generazione che più o meno lo odia, gli attuali trentenni, una che più o meno lo ama, i ragazzini d’oggi, e io sto nel mezzo. Non nel senso che non lo odi, anche se forse lo faccio un po’ più freddamente, ma nel senso che il rapporto che la mia generazione ha con Berlusconi mi è sempre sembrato più complicato. Credo non ci pensi mai nessuno, ma la mia è la prima generazione che ha avuto sempre davanti Berlusconi e che in qualche maniera è cresciuta con lui, ma allo stesso tempo l’ultima che ha ha un vivo ricordo di Mani Pulite e delle monetine a Craxi, della Democrazia Cristiana universalmente riconosciuta come ladra e mafiosa (oggi tira aria di riabilitazione) e con un po’ di sforzo anche della caduta del Muro. In qualche maniera noi abbiamo sempre saputo che Berlusconi è un’anomalia, ma spesso ci sembra un’anomalia tutto sommato inevitabile, è un rapporto strano, che per molti non si risolverà mai in un giudizio vero e proprio.

Cresciuto in un ambiente un po’ ovattato, la mia presa di coscienza politica è avvenuta a scoppio ritardato e alla fine gira che ti rigira sempre perchè Berlusconi stava davvero esagerando, forse un po’ lo dovete ringraziare se vi piace questo blog (ma non fatelo con troppa convinzione). Col tempo ho studiato anche un po’ di teoria politica, e sono arrivato al punto da comprarmi storie del pensiero politico come quella di Chevalier per il solo fatto di averla trovata a metà prezzo (e non costa poco nemmeno scontata), oltre a volumi e volumi di storia e di attualità. Forse sto pure cominciando a entrare nell’età dell’attivismo, vedremo, sarebbe quasi ora. Insomma, da un’entrata nel “mondo degli argomenti da grandi” impulsiva, dettata dal midollo spinale, ora riesco pure a sostenere conversazioni interessanti, credo.

Cosa dovrebbe uscire da tutto ciò?

Confesso che mi sono un po’ perso, dov’ero rimasto? ah si, cosa vuole questo blog dal mondo (o più semplicemente da me). Beh, alla fine mi sono reso conto che non erano le nozioni e la capacità di scrivere a mancarmi, o mancavano ma non era importante perchè quello che mancava era la voglia di mettere la propria vita in rete. Me ne sono reso conto, perlappunto, quando mi sono fermato la prima volta che volevo parlare del blog (e quindi di me), ed è per questo che alla fine mi sono sforzato di fare oggi quello che non sono mai riuscito a fare, forse in una maniera che non avevo mai provato. Fateci caso, questo post parla di me ma non sembra davvero importante, e questo perchè ha anche altro da dire, dietro quella patina personale che sembra avvolgerlo. Per questo credo supererò il “complesso” che finora mi aveva fatto scrivere come se fossi un giornalista stipendiato da qualche testata un po’ faceta, e comincerò a metterci anche un po’ di me in questo blog. Anche per umanizzare una pagina che ha il difetto di sembrare, a volte, un po’ “artefatta”, freddina e forse un po’ legnosa.

Dove voglio arrivare? da nessuna parte in particolare, ma credo che aumentare gli accessi sia sempre piacevole, soprattutto per chi scrive pezzi destinati, idealmente, a essere letti da altre persone. Per questo, forse, ultimamente mi sta prendendo la sindrome da blogger novellino. Ma passerà, passano sempre queste manie, l’importante è che io non perda la voglia di scrivere, perché quello serve soprattutto a me per mettere in ordine i pensieri e costringermi a riflettere su quello che accade, racimolando pazientemente i dati necessari a inventarsi una spiegazione soddisfacente. Ed è una cosa che viene meglio se si ha anche un pubblico, reale o immaginario, da soddisfare.

post scriptum

Siete arrivati fino in fondo? secondo il contatore sono 8524 caratteri, complimenti! io, per esempio, non ho voglia di ricontrollare quello che ho scritto.

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http://paguropagano.blogspot.com/2008/07/accosta-un-attimo.html

I misteri del cinese

In questi giorni sono venuti a Desenzano alcuni miei amici dell’uni e ieri sera siamo stati al ristorante cinese e quando cinque studenti di economia si trovano ad analizzare un menù possono saltare fuori alcuni dettagli che a quanto pare non sono stati colti o non si volevano cogliere dai gestori del ristorante:
mezzo litro d’acqua – € 1,40
3/4 di litro – € 2,20.

Significa che tre litri d’acqua da bottigliette da mezzo litro costano (1,40×6) € 8,40, mentre gli stessi tre litri in bottiglie da 3/4 di litri costano (2,20×4) € 8,80. Quindi converrebbe comprare in bottigliette da mezzo litro, in contrasto alla regola che comprando in quantità maggiori (0,75 l anxiché 0,5 l) si risparmia. In ogni caso abbiamo mangiato un casino e bene.

Un piccolo consiglio: non esagerate con la salsa piccante che è davvero piccante, anche se R-u dice che non è vero.

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Figli di un doh! minore

Questo post è incredibilmente lungo…ma coraggio, ce la potete fare!

Chi ha visto gli anni ’90 e i 2000 non può aver fatto a meno di notare il fenomeno dei cartoni satirici americani, i “figli dei Simpson”, per capirci meglio. Io sono dell’84, quindi potrebbe essermi sfuggito qualcosa, ma non ricordo nessun cartone precedente che si proponesse come scopo non tanto raccontare storie quanto impegnarsi in una critica a più livelli della società contemporanea. Dite che fanno ridere? ma certo che fanno ridere, il ridicolo è uno degli espedienti più efficaci per far risaltare qualcosa, e i tre cartoni meglio riusciti di questo filone sono conosciuti soprattutto per come riescono a rappresentare il ridicolo; mi riferisco a “i Simpson”, “i Griffin” e “South Park”. Ora, credo che la diatriba su quale di questi cartoni sia il migliore risulti un po’ sterile (e forse, a suo modo, la preferenza per uno di questi tre è indicativa di qualcosa), tuttavia cogliere le differenze tra i tre è piuttosto facile. “I Simpson” è venuto per primo, e sconta più degli altri due la vicinanza alle vecchie tipologie di cartone animato (anche se è stato rivoluzionario), la satira è abbozzata ma mai troppo sviluppata (non si va molto al di là dei personaggi stereotipati) e il vero succo di ogni puntata è il suo svolgimento (battute, gag, dipanarsi dell’intreccio…); rimane in memoria più una frase tipica che la trama di una puntata. “I Griffin” si discosta molto dal suo “padre”, puntando sul surrealismo spinto; gli stessi personaggi non sono più quell’accenno di grottesco (velato troppo frequentemente di spessore umano) che erano nei Simpson, ma decisamente surreali. La satira, nei Griffin, è demandata a battute caustiche e all’immancabile utilizzo degli stereotipi, e nel cambio surreale per grottesco se va persa un po’ dell’efficacia critica si guadagna però in comicità, e “i Griffin” è probabilmente il più divertente dei tre.

E veniamo finalmente all’oggetto di questo post, ovvero South Park (come si sarà capito, il mio preferito dei tre cartoni animati). La prima cosa che si nota è l’assenza totale di freni inibitori da parte degli autori, sia nel linguaggio (che in Italia nelle prime serie è stato censurato con eufemismi vari, come “figlio di sultana” “fatevi un clistere” ecc…), che nei temi trattati e nella maniera in cui vengono trattati, trattati male s’intende. Non ce n’è per nessuno in South Park, è una gigantesca operazione di messa in ridicolo del mondo a partire da una serie di personaggi uno più grottesco dell’altro, e gli stessi stereotipi sono in realtà la trasfigurazione grottesca di loro stessi poichè vengono caricati oltre il consueto, ed esplodono a contatto con gli altri elementi della storia in deflagrazioni che gli altri due cartoni si sognano. Non c’è spazio di redenzione in questa serie, nessuno impara mai niente dai propri errori o da quelli altrui (la morale di fine puntata è farsesca, una presa in giro anche abbastanza esplicita), nè sembra mai esserci qualcosa da imparare dalle vicende degli abitanti di South Park. Ed è proprio eliminando questa idea della conclusione didattica di ogni storia (di cui i Simpson abusano spesso) che la serie si permette di giocare non tanto sullo svolgimento della trama, quanto sulla trama stessa. Solo in South Park si può irridere la Chiesa Cattolica rappresentando un prete che, preoccupato dalla pedofilia diffusa tra i pastori, arriva in Vaticano e scopre che in un antico codice vaticano la pedofilia è prescritta, una delle delegazioni cattoliche viene da un pianeta alieno e tutti in realtà adorano una grande regina ragno. Solo in South Park a un certo punto i neri della città (ovvero Will Smith e altre celebrità invitate a vivere lì dall’unico bambino nero, e ricco, della scuola) vengono “discriminati” in quanto ricchi e costretti a sedere sui posti in prima classe degli autobus (nel finale rocambolesco gli abitanti di South Park, per scacciarli, si vestiranno con dei costumi da fantasma identici alle divise del Ku Klux Klan). Solo in South Park il maestro Garrison può diventare (in più puntate) prima gay, poi donna, poi lesbica e infine di nuovo uomo. È la trama stessa, in South Park, a essere il nodo centrale della puntata, e lo svolgimento il pretesto per raccontarla.

Questo non vuol dire però che non ci siano state delle scene memorabili completamente slegate da necessità di trama, anzi, ma queste sono fruibili da un pubblico più ristretto rispetto agli altri due cartoni. Per questo forse è più adatto a un pubblico adulto, non tanto per la volgarità (non credo che possa davvero insegnare qualcosa che i ragazzi non sappiano già), ma perchè il linguaggio e l’umorismo sono di stampo decisamente satirico, complesso da apprezzare appieno. Questo significa rimandi costanti alla corporeità (uno dei personaggi più azzeccati in questo senso è Mr Hankey, la cacchina di natale, un’escremento che porta i doni a chi ha una dieta ricca di fibre), assoluta mancanza di rispetto, libertà totale nel deformare la realtà (memorabile la puntata in cui l’attore Christopher Reeve recupera l’uso del proprio corpo grazie alle cellule staminali, assimilate succhiando feti) e via dicendo. Ci vuole stomaco, a volte, e più spesso semplicemente capacità di prendere alla leggera le proprie credenze (è impossibile non essere uno dei bersagli del cartone, prima o poi tocca).

E veniamo ai personaggi. I quattro personaggi principali sono Stan, Kyle, Eric e Kenny, a loro si aggiungono via via altri ragazzi e da subito sono presenti tutti gli altri abitanti di South Park, alcuni dei quali rappresentanti di una categoria (il poliziotto gonzo, il sindaco arrivista, il ristoratore cinese tuttofare), altri maggiormente dotati di una propria individualità (come l’incredibile Chef, tombeur de femmes e grande cantante, una specie di padre spirituale dei ragazzini). Il mio preferito è Kenny, non tanto perchè muore ad ogni puntata (fino alla quinta serie) o perchè è il più sboccato di tutti (nella sigla iniziale, mentre gli altri cantano parole di benvenuto nella cittadina, ci delizia con un “A me piacciono le ragazze con la vagina grande e le tette grosse”), quanto per il suo inarrivabile cinismo. Kenny è un bambino di 8 anni che quando la madre di Kyle spiega ai ragazzi come funziona una sindrome piuttosto impressionante di cui soffre l’infermiera scolastica, ovvero l’avere un gemello siamese nato morto attaccato alla guancia sinistra, mentre tutti gli altri se ne vanno disgustati dalle immagini presenti sull’enciclopedia medica lui la indica e ride!. Kenny è un bambino povero, figlio di un alcolizzato e di una madre violenta, e muore ogni puntata (e ad ogni puntata è consapevole che deve morire, tanto che esulta alla fine dell’unica della prima serie dove questo non succede); e come reagisce? mettendo in ridicolo il mondo! per questo è un personaggio incredibile, ed è probabilmente l’elemento più potenzialmente distruttivo, più dissacrante del cartone.

Degli altri personaggi ci sarebbe da parlare per ore ma forse sto già scrivendo troppo, meglio stringere. Stan e Kyle sono i protagonisti, e in qualche maniera ne sono la deriva grottesca. Sono i due personaggi più intelligenti e logici, spesso servono a tradurre nella semplicità tipicamente fanciullesca le complesse istanze del mondo adulto, ma il più delle volte questo porta a una banalizzazione che è il rovescio della realtà, il suo lato comico (il comico è il tragico visto da lontano, spesso). Eric, la nemesi di Kyle e a ben guardare anche di Stan, è invece il cattivo per eccellenza messo da questa parte della barricata. Mosso unicamente dai propri interessi anche nello scegliere le amicizie, Eric è il prototipo del Grande Cattivo hollywoodiano, e tuttavia nel mondo di South Park è dalla nostra parte (e anzi, spesso ci troviamo a parteggiare per lui), il messaggio se ci pensate è abbastanza chiaro. C’è poi, come già detto, una lunghissima schiera di personaggi secondari, semiprincipali, comparse ricorrenti e comparsate una tantum che meriterebbero un trattato e non un solo post. Ma credo che per ora, se siete arrivati fino a qui, posso smetterla e lasciarvi guardare in pace qualche puntata.

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La battaglia per Pratomaggiore, l’ultimo prato di Salò

A Salò, nella zona tra le località di Villa e Cunettone, c’è l’ultimo grande campo rimasto su tutto il territorio comunale, Pratomaggiore, un’importantissima area agricola di grande pregio ambientale, storico, paesistico e funzionale.
Pratomaggiore è importante per varie ragioni, per la sua funzione di salvaguardia dell’identità storica ed ambientale del nucleo storico di Villa, oltre che fisica per la zona […]

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Matrimoni omosessuali, cosa ci vuoi fare?

Prima o poi dovrà succedere, prima o poi qualcuno dovrà usare il buon senso. Forse siamo finalmente più vicini al prima che al poi. Vedetela da questa prospettiva: ci sono un sacco di persone che si amano e vorrebbero dividere la vita nella buona e nella cattiva sorte, finchè morte non li separi. Ora, dovrebbero sposarsi? e in effetti vorrebbero, ma non possono. Sono omosessuali. Prima di sparare un giudizio pensateci bene: sono persone che si amano e non chiedono altro che essere riconosciuti dalla società in cui, purtroppo o perfortuna, hanno il fato di vivere. Una volta si lottava per avere il diritto di voto, ora la lotta si è spostata su altri temi e su categorie più ristrette, ma sempre di diritto al riconoscimento si parla: non facendo sposare gli omosessuali non fate altro che ignorare un fenomeno, convinti (in maniera un po’ infantile) che le cose senza nome non esistano. Non sembra più una cosa molto intelligente, vero?

Ad ogni modo tutto questo era solo per prepararvi al pezzo di oggi, che in realtà non vuole convincere nessuno ma solo riportare un buona notizia a proposito dei matrimoni tra persone dello stesso sesso in Italia. Si, matrimoni. Non Pacs, Dico o quant’altro, tutti provvedimenti approssimativi e, per quello che si è visto, incapaci di superare lo scoglio di una discussione parlamentare che risente di un’aria decisamente viziata, a proposito di etica, da correnti vaticane. Per una volta pare però che la soluzione possa essere molto più semplice; a prendere l’iniziativa (anche in vista del prossimo Bologna Pride di sabato) è l’associazione radicale Certi Diritti, attiva sul fronte delle battaglie per il riconoscimento dei diritti a gay, lesbiche, transgender e chi più ne ha più ne metta (scusate l’orrido doppiosenso). A dare voce a questa iniziativa è per ora (o perlomeno io l’ho trovata qui) questo articolo di Galileo.it, dove viene spiegato a grandi linee il progetto del tentativo di inserire il matrimonio omosessuale in Italia sfruttando il funzionamento stesso della giurisprudenza italiana, che in assenza di direttive precise (come nel caso del mai definito matrimonio) si basa sull’interpretazione delle norme esistenti. Mi spiego? Mi spiego:

Il codice civile, dicono quelli di Certi Diritti, non definisce da nessuna parte il matrimonio in maniera tanto precisa da specificare l’eterosessualità dei contraenti. Perchè fino ad ora non si sono potuti sposare coniugi dello stesso sesso? In parte perchè si segue la “tradizione sociale vigente”, in parte perchè si interpretano alcune norme collaterali che in realtà parlano solo di incapacità a procreare (difatti si può annullare un matrimonio se uno dei due coniugi è impotente o sterile). Pertanto non dovrebbero potersi sposare tutti coloro che non possano avere prole. Capite anche voi che non è il caso di cominciare a ragionare in questa maniera, perciò finora si è vietato ai soli omosessuali di sposarsi, con la solita maniera tutta italiana di chiudere solo (e sempre) gli occhi che ci va di chiudere.

Cosa succede però nei casi in cui la legislazione italiana sia carente? si seguono, in fase di attuazione delle norme, le disposizioni costituzionali. Fateci caso se avete una costituzione sottomano, il famoso articolo 29 recita

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare

e se ci aggiungiamo l’articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

otteniamo una situazione incredibilmente favorevole ai matrimoni tra omosessuali. Non fatevi ingannare da quel “naturale”, dopotutto non c’è niente di naturale nel nostro attuale istituto matrimoniale (che di fatto è una costruzione sociale risalente a nemmeno troppi secoli fa), s’intende semmai quel bisogno di costruire dei nuclei sociali che in effetti fino a un certo punto possiamo chiamare naturale. Ad ogni modo qui casca l’asino per l’associazione Certi Diritti, e stando così le cose l’iniziativa ha effettivamente qualche possibilità di riuscire

Un “inganno percettivo” molto diffuso in Italia, ha portato le persone omosessuali a non rivolgersi mai alla giustizia nella convinzione infondata che la legge vietasse espressamente a due persone dello stesso sesso di sposarsi. È, invece, arrivato il momento di far valere il proprio essere cittadini di questo Paese, chiedendo ai giudici di riconoscere il proprio diritto di formare una famiglia, modificando un’intepretazione che non è più aderente all’evoluzione del contesto sociale.*

Quello che fattivamente si propongono di fare è presentare una serie di richieste di pubblicazione degli atti (il passaggio precedente alla richiesta di matrimonio, se ho capito bene) da parte di coppie omosessuali e impugnare i rifiuti che seguiranno presso i tribunali competenti (assistiti gratuitamente dagli avvocati della rete Lenford), cercando così di ottenere una nuova interpretazione giurisprudenziale della norma che permetta di estendere il matrimonio civile alle coppie omosessuali.

Pensateci un attimo: sarebbe finalmente riconosciuto un diritto fondamentale per una parte sempre più consistente della società senza infinite discussioni parlamentari, polemiche vaticane o lamentele di Ferrara e compagni, non è un buon motivo per auguarselo? Ecco, perciò se avete qualche amico tra i giudici competenti fategli un fischio e convincetelo a dare una mano alla causa, questa volta ci vuole davvero poco.

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http://paguropagano.blogspot.com/2008/06/matrimoni-omosessuali-cosa-ci-vuoi-fare.html