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Politica e Facebook

Ora, non è che sia obbligatorio “stare” su Facebook, neanche per un politico. Ma se l’utilizzo di un digital social network può dare un’idea del grado di alfabetizzazione socioinformatica dei nostri politici il dato non è confortante.
I sindaci delle prime dieci città italiane per popolazione (Roma, Milano, Napoli, Torino, Catania, Genova, Bologna, Firenze, Bari) non […]

Twitter, Friendfeed, long tail

Vorrei riprendere un interessante post di Mushin riguardo al successo di Twitter a scapito di Friendfeed. Avrei, infatti, qualche considerazione da fare che a voler essere articolata un poco non ci starebbe tra i commenti al post (e chi mi segue sa che la sintesi non è tra le mie doti quando scrivo).

Riassumo brevemente il post di Techcruch dal quale tutto parte.
FriendFeed is in danger of becoming the coolest application that no one uses.”
In base ai dati forniti da Comscore, Twitter conquista ogni mese più utenti di quanti non ne abbia Friendfeed in totale. Nonostante FF sia un aggregatore in continua crescita che offre servizi molto apprezzati non riesce a convincere gli utenti che con lui possono fare molto più che con Twitter. Cosa tra l’altro vera, tant’è che Facebook e altri network continuano a copiargli le idee (a volte anche male, aggiungo io).
Poi c’è poco altro, ma di scarso rilievo per il post di Mushin.

Ora invece un breve riassunto, attraverso alcune frasi originali, del post di Mushin.
E se fosse la conferma che la Coda Lunga sia solo una bella favola?
“Suggerire che Friendfeed sia peggiore di Twitter perché non ne ha i numeri, significa negare la possibilità di un modello basato sulla Coda Lunga, significa dire che l’importante è avere mercato di massa, non massa di mercati.”
“non credo che la questione sull’utilità di Friendfeed sia legata a quanti utenti usano friedfeed.”

Ora il mio post.
È vero, la qualità di un prodotto non va misurata in base al numero di utenti, ma ai servizi offerti. Eppure se il prodotto nel nostro caso è un social network, come si potrebbe definire Friendfeed, allora il numero di iscritti diventa rilevante. Facebook potrebbe anche essere il migliore SN del mondo, ma se non avessi un’alta probabilità di trovare vecchi amici e colleghi, non ci passerei il mio tempo. Il valore di un SN sta innanzitutto nel numero di partecipanti.

Dov’è la lunga coda? C’è e non c’è. Nel senso che c’è nella misura in cui c’è sempre stata da decenni. Perché i video li cerchi prevalentemente su YouTube? Perché ce ne sono a tonnellate, nonostante Vimeo, ad esempio, offra una qualità migliore. Perché quando voglio un libro posso essere sicuro che Feltrinelli è la scelta giusta? Perché lì ne hanno così tanti che se anche non avessi idea di cosa voglio, uno che mi piace lo trovo (e in genere uno tornerebbe a casa con la valigia piena di libri!). Perché Microsoft Office ha così tanto successo? Perché tutti i miei colleghi lo usano e mi torna utile per via dell’alta compatibilità.

E la coda lunga che fine ha fatto? È mascherata come un frattale. Ogni negozio, sito, social network, impesa, discoteca, bar, biblioteca ecc. avrà due tipi di prodotti: quelli che vanno per la maggiore, di largo consumo, e quelli di nicchia, che non vuole quasi nessuno. In pratica riproduce la coda lunga al suo interno, anche se per forza di cose non può essere poi tanto lunga.
A sua volta, questo piccolo rivenditore o quello che è, rientra in un sistema maggiore, collocandosi, ad esempio, sulla coda lunga dei negozi di una città, e poi ancora la città si colloca nel sistema provinciale, regionale e nazionale.

Con internet la lunga coda di accentua perché la rete riesce ad evitare alcuni vincoli fisici, ma alla fine anche qui i siti, i blog, i social network e altri strumenti si collocano ciascuno nella coda del proprio settore, ciascuna delle quali si aggrega producendone una nuova maggiore. E al loro interno hanno essi stessi delle code lunghe. Si guardi ai tag delle immagini su Flickr, alcuni più frequenti di altri. Si guardi all’elenco di etichette dei post dei blog.

Essendo poi che la qualità effettiva può aiutare ad incrementare il numero di utenti e questi a loro volta (portando risorse) permettono al servizio di crescere in quanto ad offerta, si scatenano continuamente nell’economia globale circoli viziosi e virtuosi che premiano e macellano rispettivamente non i migliori e i peggiori, ma quelli che hanno saputo anche solo presentarsi meglio all’inizio, dimostrando anche deboli vantaggi sui concorrenti, scartando quelli che non erano in cima al podio.

Tutto questo per dire che la coda lunga non compare né scompare. È una semplice necessità di mercato e c’è sempre stata. I numeri restano e saranno sempre dannatamente importanti nella scelta di un social network.

Il vero punto, IMHO, non è che Friendfeed sia meglio o peggio, più frequentato o meno, di Twitter. Io li uso entrambi. FF è molto più di Twitter e per questo motivo non credo che debba preoccuparsi della fetta di utenti in più che ha questo rispetto a sé, ma piuttosto aiutare ad integrare ancora meglio Twitter (con i suo dm… e @…) e promuoversi attraverso di esso. Io non li metterei neanche a confronto, se non fosse per una cosa, intelligentemente osservata da TechCrunch: “FriendFeed may just be too complicated for the average user to quickly understand”. Non che lo sia, ma mi rendo conto che il 95% delle persone che mi circondano (per lo più coetanei) sono restii a voler sperimentare cose nuove. Twitter invece è così facile e intuitivo che anche Britney Spears lo usa : )
E poi FF è fatto per gente che passa davvero le ore online e al momento non sono che una minoranza le persone che passano le giornate al computer. Alle volte sembra addirittura troppo prendere che la gente legga la mail una volta al giorno!

[Nell’immagine vedete un grafico che mostra il numero di utenti di Twitter rispetto a Friendfeed. Me lo sono arrubato da Techcrunch]

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Elezioni S.C.U.B. – 04 maggio 09

Il 4 maggio si tengono le elezioni per il nuovo direttivo dello S.C.U.B. il che significa che finisce il mio mandato di Responsaibile per la Comunicazione, nonché l’attività più divertente che ho fatto finora all’uni (se non si contemplano gli Snowdays). Per quanto possa in alcuni momento essere un po’ stressante avere le deadlines per l’invio di newsletter, cambiare i contenuti del sito, aggiornare il gruppo su Facebook, promuovere questo o quell’altro sui media locali direttamente o tramite l’Ufficio Stampa dell’uni, è pur sempre un’attività che ti dà enormi soddisfazioni.

Essere membro allo S.C.U.B. significa veramente lavorare in un team, quindi integrare il lavoro di un altro, sincronizzare il proprio impegno con i colleghi, trovarsi per programmare o valutare le nostre attività. Dopo un anno insieme sono cose che procedono con maggiore facilità.

Se non fosse che ho in mano il giornalino, mi ricandiderei senza dubbi. Tecnicamente pensavo anche di andarmene in Erasmus per un semestre, ma per come si sono messe le cose, ora devo vedere come organizzarmi al meglio. Visto che per il momento però sono qui continuerò a impegnarmi finché non me ne andrò effettivamente. In ogni caso dovrei insegnare come funzionano certe cose a chi mi succederà.

Veramente invito chiunque rimanesse qui in università fino ad aprile/maggio 2010 di candidarsi per lo S.C.U.B., perché quello che si impara facendo andare le mani è irraggiungibile stando solo sui libri. Quindi se avete intenzione di lavorare in un futuro, di dimostrare che non vi impappinate la prima volta che dovrete scrivere un comunicato stampa, contattare giornalisti e reporter di qualche medium o anche solo redarre una newsletter (questi alcuni compiti di chi si occupa della comunicazione), non fatevi sfuggire questa chance!
Se poi davvero vi occupaste delle comunicazione, sappiate che l’80% del lavoro potete farl direttamente dal visto computer, dunque se avete internet a casa, non dovrete muovervi molto, a meno che non lo vogliate voi. Se aveste domande chiedete a un qualunque membro del direttivo o scrivete allo S.C.U.B.

Lunedì, 4 maggio, alle 18.00 all’F6, di fronte agli uffici delle associazioni.

Nel dettaglio, i ruoli nel direttivo sono Acquisti, Contabilità, Sport, Comunicazione e Presidente. E da quest’anno sarà dedicata con ogni probabilità una poltrona a chi coordinerà gli Snowdays.

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Premio Fiducia nell’e-commerce

Il Premio Fiducia nell’e-commerce vuole dare visibilità a quelle aziende che lavorando correttamente sono riuscite ad individuare metodi innovativi per abbattere le barriere della diffidenza e ad avvicinare il consumatore all’acquisto on-line.
Infatti, oltre qualche recente studio della comunità europea e l’importante impianto normativo (però spesso incomprensibile) che tutela il consumatore, molta parte dello sviluppo del commercio […]

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Sono tornati i Canton !


E’ tornata la band di Riva del Garda che negli anni ’80 ha avuto un notevole successo.

Di quel periodo in molti probabilmente ricordano i due successi che li fecero conoscere sia a livello nazionale che all’estero, Sonnambulismo scritto da Enrico Ruggeri per Sanremo 1984 e Please don’t Stay che venne portata in giro per l’Italia con il Festivalbar.

Il gruppo adesso si presenta con una formazione di due elementi ,

Franceso Marchetti e Marcello Semeraro (vedi anche myspace.com/marcellosemeraro). Il terzo membro del gruppo originale, Stefano Valdo, attualmente vive in Canada e non potra’ fare parte del progetto. I Canton sono stati famosi negli anni 80 dopo la loro partecipazione al Festival di Sanremo ’84 con il brano Sonnambulismo, scritto da Enrico Ruggeri e arrangiato dal gruppo stesso. Si classificarono quarti nella sezione giovani ma il successo del loro brano fu molto superiore alla loro classificazione, come spesso accade con i risultati del Festival, e rimase per molti mesi nelle classifiche italiane. Segui’ una versione in inglese per il mercato internazionale “Sleepwalking”, che fu pubblicata in Europa ed arrivo’ fino in Messico. Segui’ una lunghissima serie di partecipazioni promozionali televisive e radiofoniche che li porto’ in tutti i programmi piu’ importanti dell’epoca. l’anno seguente pubblicarono Please don’t Stay, da loro scritta e arrangiata, che li porto’ in giro per l’italia con il Festivalbar e di nuovo in classifica sia in Italia che all’estero. Anche Please don’t stay li porto’ a partecipare a tutti i programmi piu’ impotranti sia in Rai che a Mediaset. Il brano venne pubblicato anche nella “difficile” Inghilterra; in effetti furono il primo gruppo pop italiano che, cantando in inglese riusci’ ad aprirsi una breccia nel mercato della madre patria del pop, allora molto chiuso a tutto quello che non veniva li prodotto. Questo apri’ loro la strada alla futura collaborazione con uno dei piu’ grandi produttori di musica pop, Pete Waterman, che dopo produzioni del calibro di Dead or Alive, Bananarama o Rick Astley si dedico’ alla produzione del loro terzo brano, Stay with me. Il brano venne accolto in maniera molto buona anche dalla discografia internazionale e la CBS International compro’ e stampo’per l’Inghilterra e l’Europa il brano. Purtroppo, proprio nei mesi sucessivi al previsto lancio internazionale del gruppo la casa discografica madre italiana, l’Ariston, decise di chiudere la produzione e i Canton si trovarono all’improvviso senza supporto discografico ma con un contratto ancora in vigore che non permesse loro il rapido passaggio ad un’altra entita’ discografica. Questo per quanto riguarda gli anni 80. In seguito Francesco e Marcello si sono dedicati a progetti personali. Francesco Marchetti ha continuato come produttore indipendente di musica dance ottenendo buoni successi sia in campo nazionale che internazionale; la produzione di Regina e’ stata solo uno dei suoi colpi piu’ fortunati. Marcello Semeraro ha pubblicato in maniera indipendente nel 95 un album solista dal titolo Rocker, nel quale comparivano anche alcuni brani scritti in collaborazione con Francesco. Discreto successo sulle radio ma promozione nulla, data l’assenza di contratto discografico con una major (solo distribuzione con Sony Music). Attualmente vive tra Riva del Garda e le Isole Canarie, dove gestisce un residence per vacanze. Al momento Francesco e Marcello stanno lavorando a nuovi brani per la nuova musica dei Canton che sperano di pubblicare molto presto. One Song (versione inglese) e’ un primo assaggio della nuova produzione a cui seguira’ la versione italiana prestissimo e altri brani a breve.

(read less)

Franceso Marchetti e Marcello Semeraro, che rispetto alla formazione originale hanno perso un elemento che adesso vive in Canada.
La band si è riunita nel 2007 , realizzando inizialmente il brano “One Song” e a seguire sono stati realizzati altri nuovi brani , Canzone nuova, Se ci sarai e Le Mani, che gettano le premesse per nuovi successi musicali di questa simpatica band.

In bocca al lupo!

Per maggiori informazioni riguardante i Canton, è presente un gruppo su Facebook (link) e una pagina in MySpace (link).

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Iene e PagineIt

Pagine.IT raccontate dalla Iena Mauro Casciari. – 13 Febbraio 2008

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La vera storia delle Nordestine e dell’uomo che le rese felici

Un bel giorno, la dottoressa, parlò e disse: “conquistiamo il mondo?“.
Le sventurate Nordestine risposero.
E poche settimane dopo, un nutrito gruppo di donzelle, adeguatamente abbigliate e pericolosamente armate (fino ai denti), si incontrò in un segretissimo quartier generale già sede di loschi traffici.
Di quello che accadde al di fuori della diretta, nessuno seppe mai nulla tranne […]

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http://www.lapaoly.net/2009/la-vera-storia-delle-nordestine/

Facebook Connect e WordPress

Ho installato da qualche giorno il plugin Facebook Connector che permette di integrare l’autenticazione di Facebook con quella del blog WordPress.  Il plugin funziona bene e sono riuscito anche ad inserire il Login anche nei commenti… le faccine Facebook sono carine!
(almeno ci sono… è la  prova che su Facebook esisto mentre su Google Connect no!)

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Facebook…ridiamoci su

Troppo divertente la parodia di Facebook interpretata da Caterina Guzzanti che fa la parte di Susanna, una ragazza ossessionata dal famoso social network, che si trova in collegamento con Serena Dandini nella trasmissione “Parla con me” in onda su Rai 3.

Il collegamento al video su Youtube

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http://marcorizzini.wordpress.com/2009/01/12/facebookridiamoci-su/

Servizi di networking light e heavy

Stamattina mi stavo documentando un po’ su Facebook Connector. Intanto mi pare di capire che, come avevo già verificato appena uscito, per la piattaforma Blogger ancora non è disponibile. Speriamo che arrivi presto. Ieri poi è stata pubblicata la notizia su questo blog che FB stia lanciando l’opzione “Like”, come su Friendfeed, per gli elementi pubblicati sulla propria pagina. Indubbiamente FB sta moltiplicando i servizi offerti. Quali sono i vantaggi per gli utenti?

Facebook al momento ha moltissimi vantaggi, ma ci sono cose che non può offrire. Per capire i pro e i contra di FB bisogna metterlo a confronto con gli altri servizi gratuiti di social networking.

Ci sono servizi che possiamo definire light e altri invece che sono heavy. Con questo intendo indicare il peso di informazioni personali che richiede e che mette in gioco un dato servizio.
Twitter, ad esempio, richiede appena un indirizzo email e uno Username che ci si può tranquillamente inventare. Poi chiaramente dipende dalle informazioni che pubblichiamo, ma direi che è un servizio decisamente leggero. Possiamo utilizzarlo senza problemi con uno pseudonimo senza essere rintracciabili ai più.
Alla stessa maniera sono light YouTube, Flickr, Tumblr, Anobii, Del.icio.us, forum, wiki e così via. O almeno lo possono essere se non ci sbilanciamo troppo sui contenuti personali.

Heavy è invece Facebook, in cui si compare con nome, cognome, città di residenza, età, foto. Certo, possiamo mascherarci e inserire dati a caso e agire come se fossimo qualcun altro, ma a quel punto serve a poco un account su FB. Lo stesso vale per tutti gli altri social network. Per certi versi potremmo definire pesante anche Brightkite, che ci rende rintracciabili geograficamente. Metterei anche Friendfeed in questa categoria, perché aggregando così tanti servizi, qualche errore ci scappa sempre laddove ci sentiamo protetti e tra amici.

Poi ci sono blog, che però sono strumenti così versatili che difficilmente si possono definre univocamente come light o heavy.

Per concludere, servizi heavy offrono moltissimi strumenti di comunicazione. Molto del lavoro va in automatico o può essere in qualche maniera delegato agli amici (come i tag nelle foto). Tutto questo va a discapito della privacy nei confronti di chi ci segue e di chi ci ospita sui suoi server (di cosa la gente abbia più paura ancora non l’ho capito).
I servizi light forse sono un po’ più da geek, vanno conosciuti e ogni volta bisogna creare il proprio network intorno al proprio account o inserirsi in altri già presenti. Permettono un maggiore controllo dei dati personali e una più capillare distinzione dei gradi di “amicizia” laddove entrano in gioco i nostri dati sensibili.

Mi verrebbe da fare qualche osservazione sulla diversa diffusione delle due diverse categorie di servizi, ma forse conviene che si plachi un attimo la tempesta intorno a Facebook.

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http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/servizi-di-networking-light-e-heavy.html

Facebook song

Pubblicare sul Tumblelog una tale opera sarebbe stato troppo poco!

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http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/facebook-song.html

Facebook Connect

Da oggi questo blog si arricchisce di un nuovo plugin: Facebook Connector
Questo plugin vi permette di integrare l’autenticazione di Facebook con quella del vostro blog WordPress tramite il servizio Facebook Connect. 
Grazie ad una buona guida all’installazione e il video tutorial ci sono voluti solo 5 minuti. Ho dovuto smanettare un po’ per risolvere un piccolo problema dovuto […]

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http://feedproxy.google.com/~r/PensieriSuRuote/~3/0hdpFtBX09w/

Facebook: What was wrong with the pub?

Dicono che l’attenzione si sia spostata dai blog a Facebook. Di conseguenza si fa enormemente pubblicità all’ultimo arrivato e si lascia sedimentare il polverone sui primi. Non che questa sia una novità. Prima cos’erano i generatori di dibattiti? Gli SMS? Le chat? Twitter? Ce n’è sempre una che catalizza l’attenzione dei “tecnoscettici” conservatori che non si accorgono che, abbaiando alle ultime novità, aprono le porte al loro ultimo nemico.

L’ultima che ho letto proviene da guardian.co.uk.

This enormously successful American business describes itself as “a social utility that connects you with the people around you”. But hang on. Why on God’s earth would I need a computer to connect with the people around me? Why should my relationships be mediated through the imagination of a bunch of supergeeks in California? What was wrong with the pub?

Analizziamo la critica. Primo, il nuovo fenomeno è enormously successful. Se una cosa viene criticata è perché è enormously successful. Altrimenti tutti rimarrebbero a criticare la precedente enormously successful cosa. Enormously successful è diretta conseguenza di enormously useful o come minimo enormously funny. E allora di cosa ci lamentiamo? Di un bisogno soddisfatto? Al massimo, se c’è qualcosa che non va, sta nell’utente e non nello strumento. (Sembra ovvio, ma a quanto pare c’è sempre qualcuno che non ci arriva.)

Quello che da sempre brucia ai critici è l’innovazione apportata alle relazioni sociali: “Why on God’s earth would I need a computer to connect with the people around me?” Forse perché almeno metà delle conoscenze uno le ha fuori dalla propria città? Forse perché un amico non hai la necessità di vederlo per forza sempre di persona e ti puoi accontentare di strumenti più comodi per comunicare quello che hai da dire?

E chi ha poi mai detto che Facebook è utile solo a mantenere i contatti con i propri amici? Come ogni altro strumento anche FB può essere utilizzato per scopi diversi da quelli pensati alla sua creazione.

Quindi io dico, non ragioniam di lor, ma guardiamo e passiamo!

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http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/facebook-what-was-wrong-with-pub.html

Trucchi Facebook: aggiornamenti di stato via Twitter

Mi capita spesso sentirmi dire dai miei amici: “Ma tu sei sempre su Facebook? Ogni volta che mi connetto ci saranno un migliaio (altre volte invece esagerano) di aggiornamenti di stato tutti tuoi!”
Ora, io in realtà su Facebook non ci passo le ore. L’aggiornamento così frequente è legato all’uso di due tre strumenti: Twitter, Thwirl e il collegamento tra Twitter e Facebook. Attraverso questi attrezzi posso cambiare il mio stato comodamente dal desktop del mio computer (Mac o pc che sia) con la massima comodità. Come funziona il meccanismo?

1) Per prima cosa serve un account su Twitter. Per sapere di cosa si tratta nel dettaglio basta cercare su internet. Troverete blog a chili che ne parlano, visto che i blogger non ne possono quasi più fare a meno. Io vi rimando a Wikipedia. Per iscrivervi a Twitter cliccate qui.

2) Scaricatevi Thwirl. Per farlo prima andate qui per installare Adobe Air. Poi, cliccando qui, partirà subito il download della l’ultima versione di Thwirl. Installatelo, impostate i vostri dati di Twitter così sarete già loggati ad ogni apertura del programma in futuro.

2 b) Se usate Firefox potrebbe interessarvi questa funzione di aggiornamento di stato semplicemente inserendo il testo nella barra di navigazione del browser. Molto comodo per chi usa spesso Firefox. È solo uno strumento di input e non di output, ma se vi interessa solo per Facebook è perfetto.

3) Collegare gli aggiornamenti di Twitter a Facebook è una cavolata. Dalla sezione “Settings” del vostro account Twitter potete accedere a questa pagina, che vi permette di scegliere se inserire i vostri aggiornamenti su varie piattaforme tra le quali FB. Adesso vi basta seguire le indicazioni e in un attimo avrete gli aggiornamenti di Twitter su FB.

Fatto! E come potete vedere, il tutto non richiede l’uso di colla vinilica o carta igienica!
Sotto potete vedere il risultato dell’operazione.


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http://danielcolm.blogspot.com/2009/01/trucchi-facebook-aggiornamenti-di-stato.html