Tag: elezioni

Notizie che non erano così lunghe, volendo

Se non altro abbiamo un nuovo nomignolo con cui chiamare il nostro benevolo Kaiser, non più Mr B. ma “papi”, se non altro il diritto a prenderlo in giro ci viene costantemente rinnovato se non nelle parole almeno nei fatti. Il punto è, a chi interess…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/05/se-non-altro-abbiamo-un-nuovo-nomignolo.html

Elezioni S.C.U.B. – 04 maggio 09

Il 4 maggio si tengono le elezioni per il nuovo direttivo dello S.C.U.B. il che significa che finisce il mio mandato di Responsaibile per la Comunicazione, nonché l’attività più divertente che ho fatto finora all’uni (se non si contemplano gli Snowdays). Per quanto possa in alcuni momento essere un po’ stressante avere le deadlines per l’invio di newsletter, cambiare i contenuti del sito, aggiornare il gruppo su Facebook, promuovere questo o quell’altro sui media locali direttamente o tramite l’Ufficio Stampa dell’uni, è pur sempre un’attività che ti dà enormi soddisfazioni.

Essere membro allo S.C.U.B. significa veramente lavorare in un team, quindi integrare il lavoro di un altro, sincronizzare il proprio impegno con i colleghi, trovarsi per programmare o valutare le nostre attività. Dopo un anno insieme sono cose che procedono con maggiore facilità.

Se non fosse che ho in mano il giornalino, mi ricandiderei senza dubbi. Tecnicamente pensavo anche di andarmene in Erasmus per un semestre, ma per come si sono messe le cose, ora devo vedere come organizzarmi al meglio. Visto che per il momento però sono qui continuerò a impegnarmi finché non me ne andrò effettivamente. In ogni caso dovrei insegnare come funzionano certe cose a chi mi succederà.

Veramente invito chiunque rimanesse qui in università fino ad aprile/maggio 2010 di candidarsi per lo S.C.U.B., perché quello che si impara facendo andare le mani è irraggiungibile stando solo sui libri. Quindi se avete intenzione di lavorare in un futuro, di dimostrare che non vi impappinate la prima volta che dovrete scrivere un comunicato stampa, contattare giornalisti e reporter di qualche medium o anche solo redarre una newsletter (questi alcuni compiti di chi si occupa della comunicazione), non fatevi sfuggire questa chance!
Se poi davvero vi occupaste delle comunicazione, sappiate che l’80% del lavoro potete farl direttamente dal visto computer, dunque se avete internet a casa, non dovrete muovervi molto, a meno che non lo vogliate voi. Se aveste domande chiedete a un qualunque membro del direttivo o scrivete allo S.C.U.B.

Lunedì, 4 maggio, alle 18.00 all’F6, di fronte agli uffici delle associazioni.

Nel dettaglio, i ruoli nel direttivo sono Acquisti, Contabilità, Sport, Comunicazione e Presidente. E da quest’anno sarà dedicata con ogni probabilità una poltrona a chi coordinerà gli Snowdays.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/wW53UXdh20M/elezioni-scub-04-maggio-09.html

del porcellum si butta via poco

In questi giorni si è parlato, e si parlerà sempre di più, del referendum elettorale che ci sarà a fine Giugno; al di là della polemica sull’accorpamento o meno delle date elettorali e del risparmio vero o sovrastimato che ne sarebbe derivato (pol…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/04/del-porcellum-si-butta-via-poco.html

del porcellum si butta via poco

In questi giorni si è parlato, e si parlerà sempre di più, del referendum elettorale che ci sarà a fine Giugno; al di là della polemica sull’accorpamento o meno delle date elettorali e del risparmio vero o sovrastimato che ne sarebbe derivato (polemica che non vale la pena di sviscerare ora che tutto è deciso, ma che i ogni caso io chiuderei sempicemente rimandando a questo pezzo), è il caso di cominciare per tempo a capire bene di cosa si tratta, e quale sia la posta in gioco. Partiamo dal chiarire un aspetto che dovrebbe di per sè dare un po’ la misura di questa vicenda, ovvero il fatto che lo stesso Berlusconi abbia ammesso pubblicamente che voterà per il “si”; è disorientante? dovrebbe, dato che i promotori sostengono che sia un referendum in qualche maniera “contro” il famoso porcellum e in direzione di una maggiore democraticità, o quantomeno l’idea che viene più o meno veicolata pubblicamente è quella di un referendum che vada in direzione contraria; evidentemente, dato che il presidente del consiglio non è impazzito (e anzi, ha ragione a dire che è praticamente un regalo che gli viene fatto), non è del tutto vero. Qui il testo e qui il commento dei propositori, ora vediamo qualcosa più in dettaglio.

I primi due quesiti, per cominciare, rendono autosufficienti i due partiti maggiori e fondamentalmente inutili tutte le altre formazioni politiche, poichè impediscono il formarsi di coalizioni e assegnano a un solo partito il numero di seggi necessario ad averne la maggioranza assoluta anche qualora non si abbia che quella relativa. L’idea di base, proposta nel 2007 all’epoca delle grandi e caotiche coalizioni che ricordiamo tutti, era di portare un po’ di ordine e semplificazione all’interno dell’arco parlamentare, azzerando l’enorme e sproporzionato potere che tante volte nella storia repubblicana è toccato a piccoli partiti. Vi ricorda qualcosa? esatto, tutto questo è già successo, e per via politica. Inoltre, le due coalizioni che si sono formate mantengono al loro interno una certa dialettica e dei rapporti di potere: la Lega ad esempio ha influito parecchio sull’azione del governo, così come l’Idv ha mantenuto un certo peso nel dettare l’agenda dell’opposizione. Andare in direzione bipartitica, perchè anche all’opposizione conterebbe (e attirerebbe a sè il voto) solo il partito maggiormente in grado di puntare alla maggioranza relativa, significherebbe consegnare le chiavi del dibattito politico a due sole formazioni. Focalizzate la vostra attenzione su questo scenario futuro: da un lato il Pdl, che si è appena dotato di una struttura interna per la quale in pratica Berlusconi decide tutto, dall’altro il Pd, che se da un lato ha una vocazione partecipativa dal basso, dall’altro ha dimostrato di essere la creatura e l’espressione della volontà di un apparato sopravvissuto a decenni di riciclaggio politico, di fatto è come se ci fosse una barriera tra le realtà locali e le stesse vecchie faccie che prendono le decisioni importanti. Il bipartitismo vi suona ancora così affascinante e americano? senza contare che se da un lato porta a una teorica maggiore stabilità (a cui non credo troppo, ma è un discorso che farò un’altra volta) dall’altro diminuisce fortemente la rappresentatività del nostro sistema politico, che già ora vede al potere una maggioranza espressa, tenendo conto dell’astensione, dal 36% circa degli italiani. Scendere ancora porterebbe, in una nazione che ospita al suo interno le realtà più diverse dagli interessi e bisogni più variegati, a una democrazia quasi solo nominale.

Il terzo quesito invece appare più interessante: votando sì scomparirà la possibilità di candidature multiple, in pratica ogni politico potrà essere candidato in un solo seggio. Uno dei meccanismi che ha permesso ai partiti di decidere in pratica chi sarebbe stato eletto, difatti, si basava proprio su questa possibilità: candidando i personaggi più rilevanti in praticamente tutti i seggi si poteva poi, decidendo a quali seggi rinunciare e facendo risalire tra gli eletti i non votati, comporre a tavolino la lista dei parlamentari eletti, in pratica lasciando alla gente solo la scelta della lista. Peccato che l’altra metà, peraltro maggiormente cruciale, di questo meccanismo, ovvero la mancanza del voto di preferenza, non viene minimamente toccata dal referendum che diventa così più che altro una mezza soluzione al problema. Nemmeno questo terzo quesito, l’unico che comunque merita probabilmente di essere votato, è quella rottura radicale col passato e col sistema partitocratico che Guzzetta e Segni sostengono di voler combattere.

Da come sta partendo il dibattito mi sembra che l’enfasi sia posta sui primi due quesiti, effettivamente più rilevanti, accostandoli blandamente e senza troppa profondità a un fantomatico “sistema bipartitico sul modello americano”, il che è vero a metà (tecnicamente sarebbe molto simile, ma la realtà italiana lo renderebbe di fatto molto diverso nel suo funzionamento concreto). Vedremo se ancora una volta sarà l’astensione (attiva o passiva) a giocare il ruolo decisivo, in tal senso tutto dipenderà da come verrà venduto il referendum, e da quanto verrà fatto (ingiustamente) passare come la soluzione per ridare ai cittadini le chiavi della politica.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/04/del-porcellum-si-butta-via-poco.html

del porcellum si butta via poco

In questi giorni si è parlato, e si parlerà sempre di più, del referendum elettorale che ci sarà a fine Giugno; al di là della polemica sull’accorpamento o meno delle date elettorali e del risparmio vero o sovrastimato che ne sarebbe derivato (polemica che non vale la pena di sviscerare ora che tutto è deciso, ma che i ogni caso io chiuderei sempicemente rimandando a questo pezzo), è il caso di cominciare per tempo a capire bene di cosa si tratta, e quale sia la posta in gioco. Partiamo dal chiarire un aspetto che dovrebbe di per sè dare un po’ la misura di questa vicenda, ovvero il fatto che lo stesso Berlusconi abbia ammesso pubblicamente che voterà per il “si”; è disorientante? dovrebbe, dato che i promotori sostengono che sia un referendum in qualche maniera “contro” il famoso porcellum e in direzione di una maggiore democraticità, o quantomeno l’idea che viene più o meno veicolata pubblicamente è quella di un referendum che vada in direzione contraria; evidentemente, dato che il presidente del consiglio non è impazzito (e anzi, ha ragione a dire che è praticamente un regalo che gli viene fatto), non è del tutto vero. Qui il testo e qui il commento dei propositori, ora vediamo qualcosa più in dettaglio.

I primi due quesiti, per cominciare, rendono autosufficienti i due partiti maggiori e fondamentalmente inutili tutte le altre formazioni politiche, poichè impediscono il formarsi di coalizioni e assegnano a un solo partito il numero di seggi necessario ad averne la maggioranza assoluta anche qualora non si abbia che quella relativa. L’idea di base, proposta nel 2007 all’epoca delle grandi e caotiche coalizioni che ricordiamo tutti, era di portare un po’ di ordine e semplificazione all’interno dell’arco parlamentare, azzerando l’enorme e sproporzionato potere che tante volte nella storia repubblicana è toccato a piccoli partiti. Vi ricorda qualcosa? esatto, tutto questo è già successo, e per via politica. Inoltre, le due coalizioni che si sono formate mantengono al loro interno una certa dialettica e dei rapporti di potere: la Lega ad esempio ha influito parecchio sull’azione del governo, così come l’Idv ha mantenuto un certo peso nel dettare l’agenda dell’opposizione. Andare in direzione bipartitica, perchè anche all’opposizione conterebbe (e attirerebbe a sè il voto) solo il partito maggiormente in grado di puntare alla maggioranza relativa, significherebbe consegnare le chiavi del dibattito politico a due sole formazioni. Focalizzate la vostra attenzione su questo scenario futuro: da un lato il Pdl, che si è appena dotato di una struttura interna per la quale in pratica Berlusconi decide tutto, dall’altro il Pd, che se da un lato ha una vocazione partecipativa dal basso, dall’altro ha dimostrato di essere la creatura e l’espressione della volontà di un apparato sopravvissuto a decenni di riciclaggio politico, di fatto è come se ci fosse una barriera tra le realtà locali e le stesse vecchie faccie che prendono le decisioni importanti. Il bipartitismo vi suona ancora così affascinante e americano? senza contare che se da un lato porta a una teorica maggiore stabilità (a cui non credo troppo, ma è un discorso che farò un’altra volta) dall’altro diminuisce fortemente la rappresentatività del nostro sistema politico, che già ora vede al potere una maggioranza espressa, tenendo conto dell’astensione, dal 36% circa degli italiani. Scendere ancora porterebbe, in una nazione che ospita al suo interno le realtà più diverse dagli interessi e bisogni più variegati, a una democrazia quasi solo nominale.

Il terzo quesito invece appare più interessante: votando sì scomparirà la possibilità di candidature multiple, in pratica ogni politico potrà essere candidato in un solo seggio. Uno dei meccanismi che ha permesso ai partiti di decidere in pratica chi sarebbe stato eletto, difatti, si basava proprio su questa possibilità: candidando i personaggi più rilevanti in praticamente tutti i seggi si poteva poi, decidendo a quali seggi rinunciare e facendo risalire tra gli eletti i non votati, comporre a tavolino la lista dei parlamentari eletti, in pratica lasciando alla gente solo la scelta della lista. Peccato che l’altra metà, peraltro maggiormente cruciale, di questo meccanismo, ovvero la mancanza del voto di preferenza, non viene minimamente toccata dal referendum che diventa così più che altro una mezza soluzione al problema. Nemmeno questo terzo quesito, l’unico che comunque merita probabilmente di essere votato, è quella rottura radicale col passato e col sistema partitocratico che Guzzetta e Segni sostengono di voler combattere.

Da come sta partendo il dibattito mi sembra che l’enfasi sia posta sui primi due quesiti, effettivamente più rilevanti, accostandoli blandamente e senza troppa profondità a un fantomatico “sistema bipartitico sul modello americano”, il che è vero a metà (tecnicamente sarebbe molto simile, ma la realtà italiana lo renderebbe di fatto molto diverso nel suo funzionamento concreto). Vedremo se ancora una volta sarà l’astensione (attiva o passiva) a giocare il ruolo decisivo, in tal senso tutto dipenderà da come verrà venduto il referendum, e da quanto verrà fatto (ingiustamente) passare come la soluzione per ridare ai cittadini le chiavi della politica.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/04/del-porcellum-si-butta-via-poco.html

del porcellum si butta via poco

In questi giorni si è parlato, e si parlerà sempre di più, del referendum elettorale che ci sarà a fine Giugno; al di là della polemica sull’accorpamento o meno delle date elettorali e del risparmio vero o sovrastimato che ne sarebbe derivato (polemica che non vale la pena di sviscerare ora che tutto è deciso, ma che i ogni caso io chiuderei sempicemente rimandando a questo pezzo), è il caso di cominciare per tempo a capire bene di cosa si tratta, e quale sia la posta in gioco. Partiamo dal chiarire un aspetto che dovrebbe di per sè dare un po’ la misura di questa vicenda, ovvero il fatto che lo stesso Berlusconi abbia ammesso pubblicamente che voterà per il “si”; è disorientante? dovrebbe, dato che i promotori sostengono che sia un referendum in qualche maniera “contro” il famoso porcellum e in direzione di una maggiore democraticità, o quantomeno l’idea che viene più o meno veicolata pubblicamente è quella di un referendum che vada in direzione contraria; evidentemente, dato che il presidente del consiglio non è impazzito (e anzi, ha ragione a dire che è praticamente un regalo che gli viene fatto), non è del tutto vero. Qui il testo e qui il commento dei propositori, ora vediamo qualcosa più in dettaglio.

I primi due quesiti, per cominciare, rendono autosufficienti i due partiti maggiori e fondamentalmente inutili tutte le altre formazioni politiche, poichè impediscono il formarsi di coalizioni e assegnano a un solo partito il numero di seggi necessario ad averne la maggioranza assoluta anche qualora non si abbia che quella relativa. L’idea di base, proposta nel 2007 all’epoca delle grandi e caotiche coalizioni che ricordiamo tutti, era di portare un po’ di ordine e semplificazione all’interno dell’arco parlamentare, azzerando l’enorme e sproporzionato potere che tante volte nella storia repubblicana è toccato a piccoli partiti. Vi ricorda qualcosa? esatto, tutto questo è già successo, e per via politica. Inoltre, le due coalizioni che si sono formate mantengono al loro interno una certa dialettica e dei rapporti di potere: la Lega ad esempio ha influito parecchio sull’azione del governo, così come l’Idv ha mantenuto un certo peso nel dettare l’agenda dell’opposizione. Andare in direzione bipartitica, perchè anche all’opposizione conterebbe (e attirerebbe a sè il voto) solo il partito maggiormente in grado di puntare alla maggioranza relativa, significherebbe consegnare le chiavi del dibattito politico a due sole formazioni. Focalizzate la vostra attenzione su questo scenario futuro: da un lato il Pdl, che si è appena dotato di una struttura interna per la quale in pratica Berlusconi decide tutto, dall’altro il Pd, che se da un lato ha una vocazione partecipativa dal basso, dall’altro ha dimostrato di essere la creatura e l’espressione della volontà di un apparato sopravvissuto a decenni di riciclaggio politico, di fatto è come se ci fosse una barriera tra le realtà locali e le stesse vecchie faccie che prendono le decisioni importanti. Il bipartitismo vi suona ancora così affascinante e americano? senza contare che se da un lato porta a una teorica maggiore stabilità (a cui non credo troppo, ma è un discorso che farò un’altra volta) dall’altro diminuisce fortemente la rappresentatività del nostro sistema politico, che già ora vede al potere una maggioranza espressa, tenendo conto dell’astensione, dal 36% circa degli italiani. Scendere ancora porterebbe, in una nazione che ospita al suo interno le realtà più diverse dagli interessi e bisogni più variegati, a una democrazia quasi solo nominale.

Il terzo quesito invece appare più interessante: votando sì scomparirà la possibilità di candidature multiple, in pratica ogni politico potrà essere candidato in un solo seggio. Uno dei meccanismi che ha permesso ai partiti di decidere in pratica chi sarebbe stato eletto, difatti, si basava proprio su questa possibilità: candidando i personaggi più rilevanti in praticamente tutti i seggi si poteva poi, decidendo a quali seggi rinunciare e facendo risalire tra gli eletti i non votati, comporre a tavolino la lista dei parlamentari eletti, in pratica lasciando alla gente solo la scelta della lista. Peccato che l’altra metà, peraltro maggiormente cruciale, di questo meccanismo, ovvero la mancanza del voto di preferenza, non viene minimamente toccata dal referendum che diventa così più che altro una mezza soluzione al problema. Nemmeno questo terzo quesito, l’unico che comunque merita probabilmente di essere votato, è quella rottura radicale col passato e col sistema partitocratico che Guzzetta e Segni sostengono di voler combattere.

Da come sta partendo il dibattito mi sembra che l’enfasi sia posta sui primi due quesiti, effettivamente più rilevanti, accostandoli blandamente e senza troppa profondità a un fantomatico “sistema bipartitico sul modello americano”, il che è vero a metà (tecnicamente sarebbe molto simile, ma la realtà italiana lo renderebbe di fatto molto diverso nel suo funzionamento concreto). Vedremo se ancora una volta sarà l’astensione (attiva o passiva) a giocare il ruolo decisivo, in tal senso tutto dipenderà da come verrà venduto il referendum, e da quanto verrà fatto (ingiustamente) passare come la soluzione per ridare ai cittadini le chiavi della politica.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2009/04/del-porcellum-si-butta-via-poco.html

La Sinistra per il Garda si ritrova

C’è qualcosa che bolle nel pentolone politico e sembra non sia la solita minestra.
I fuoriusciti da Rifondazione che si riconoscono nella mozione Vendola, Sinistra Democratica guidata da Fava, parte dei Verdi e dei Socialisti, ed in fine i delusi dal Partito Democratico si stanno organizzando territorialmente per dar vita a qualcosa di nuovo. I maligni […]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://blog.zuin.info/?p=996

Scegliere

Mancano poco più di due mese al rinnovo di gran parte delle Amministrazioni Gardesane.Volevo, a tal proposito lanciare un appello ai lettori di questo blog.”Le parole non perderanno mai il loro potere, perché esse sono il mezzo per giungere al signif…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://sosgarda.blogspot.com/2009/04/scegliere.html

Scegliere

Mancano poco più di due mese al rinnovo di gran parte delle Amministrazioni Gardesane.Volevo, a tal proposito lanciare un appello ai lettori di questo blog.”Le parole non perderanno mai il loro potere, perché esse sono il mezzo per giungere al signif…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://sosgarda.blogspot.com/2009/04/scegliere.html

Nasce un comitato dei commercianti a Gardone Riviera

Riportiamo in seguito la relazione della riunione avvenuta il giorno 25-03-09.

INCONTRO DEI COMMERCIANTI ED ESERCENTI
DI GARDONE RIVIERA

RELAZIONE
Il giorno 23 marzo 2009 alle ore 20.30 nella sala del ristorante “La Terrazza” in via Roma n. 45 si incontravano i commercianti e gli esercenti di Gardone Riviera (in numero di 25).
La riunione si sarebbe dovuta tenere, come da richiesta protocollata, presso una sala nel centro anziani adiacente il municipio ma questa era già occupata causa attività di un corso di decoupage evidentemente “dimenticato” dai preposti del comune, allorchè i partecipanti accettavano di buon grado l’invito immediato dei ragazzi della Terrazza che aprivano la loro bella sala e li ospitavano.
Lo scopo primario della riunione era quello di ritrovarci e rivederci (o conoscerci) all’alba di una nuova stagione lavorativa, darci un in bocca al lupo e un crepi il lupo prima di affrontarne le “insidie e i pericoli” e anche quello di renderci conto se si possa provare (di nuovo) da quest’ anno a fare gruppo e ad istituzionalizzarci come struttura riconoscibile nel nostro comune, data anche la congiuntura delle elezioni imminenti.
Si sono trattati così, in modo informale e a ruota libera alcuni dei temi più scottanti che influenzano la nostra attività di commercianti e esercenti, tra cui:
– la questione “Ex area esso”: il significato e la tempistica della bonifica in atto, l’effettiva apertura del cantiere nel corso del 2009, l’eventuale possibilità di ridiscutere i termini dell’appalto con la nuova proprietà.
– La carenza delle infrastrutture, dei parcheggi o quantomeno della segnaletica e dello sfruttamento dei parcheggi esistenti, la scarsa segnaletica turistica e la mancanza di punti informativi, l’ illuminazione non adeguata (lungolago), la non sviluppata accoglienza al turismo lacuale (attracchi e boe), l’ utilità di un servizio di mini-trasporto interno al comune (trenino), l’ attenzione al decoro urbano.
– Il Vittoriale e i modi di un possibile maggiore sfruttamento della sua presenza ai fini dell’economia cittadina.
– Le manifestazioni durante la stagione estiva e la possibilità di un totale o parziale apporto dei commercianti all’ideazione e all’organizzazione delle stesse.
Venivano anche contemporaneamente avanzate alcune proposte e idee, ma si conveniva che cosa migliore si facesse compilando ognuno una lista con le questioni da risolvere e con le idee da proporre e la comunicasse ai rappresentanti nell’arco della settimana seguente.
Si passava quindi alla nomina dei rappresentanti di questo nascente comitato dei commercianti, in numero di sei, i quali si incaricheranno di tenere viva e operante una struttura che può rivelarsi utile e importante: come organo di autocontrollo e comunicazione “interna”, per i rapporti con l’amministrazione e con altri enti come albergatori, comuni limitrofi, Navigarda, Vittoriale ecc. nonché come struttura organizzativa di eventi o manifestazioni promozionali. Di seguito i rappresentanti e i rispettivi contatti:
– Manni Andrea (
andrea@hoteldianagardone.it – tel 340 5066959)
– Menini Camillo (Ristorante Pizzeria Wimmer – tel 0365 20631)
– Tessoni Luigi (
luigi.tessoni@alice.it – tel 333 7256050)
– Erculiani Mario (
mario@lapensilina.191.it – tel 0365 290576)
– Rathert Ebba (Atelier Ebba Rathert – tel 335 6088240)
– Mezzadri Giovanni (Forneria “Al Vittoriale” – tel 347 7108776)
Siete quindi da subito tutti invitati a redigere la vostra lista di priorità e di suggerimenti e ad inviarla tramite mail all’indirizzo di Manni Andrea o di riporla nel raccoglitore adibito presso la Pensilina in via Zanardelli. I rappresentanti provvederanno a vagliare le vostre proposte e a creare un “cartello” a disposizione delle liste candidate all’elezione comunale.
Il comitato renderà nota la data di una prossima riunione plenaria, porgiamo a tutti gli auguri di Buona Pasqua e di un incoraggiante inizio di stagione!
Andrea Manni Gardone Riviera, il 25/03/2009

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://gardapanorama.blogspot.com/2009/03/nasce-un-comitato-dei-commercianti.html

Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2008/12/elezioni-e-lezioni-elettorali.html

Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2008/12/elezioni-e-lezioni-elettorali.html

Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2008/12/elezioni-e-lezioni-elettorali.html

Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2008/12/elezioni-e-lezioni-elettorali.html