Tag: Economia

Linkiesta

Ultimamente ho aggiunto alla mia lettura di quotidiani online anche Linkiesta, che per lo più va a sostituire il sito de ilSole24Ore quando supero il limite mensile di articoli letti. Su Linkiesta si trovanno ovviamente anche inchieste, oltre ad art…

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Scie

Erano giorni che ripensavo al fatto delle scie durante il triathlon di Mergozzo. La scia è quando un ciclista si mette dietro l’altro per non prendere aria e quindi per fare meno fatica: al triathlon di Mergozzo erano vietate, ma molti, io compreso,…

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Problemi con la Gioventù card

L’altra mattina mi sono recato presso un gommista convenzionato con la gioventù card. Chiedo un preventivo per il cambio dei pneumatici della mia vettura, senza menzionare la gioventù card. Il titolare non era presente, il dipendente si mette al comp…

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Manovre autunnali

ECCO LE ULTIME MODIFICHE1- Aumento di un punto IVA, dal 20 al 21 %, con destinazione del maggior gettito al miglioramento dei saldi del bilancio pubblico; 2- Fino al pareggio di bilancio, contributo del 3% sopra i 300.000 euro. Il provvedimento riguard…

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Bilancio sirmionese

Articolo apparso venerdì 12 novembre su bresciaoggi.it: […] A Sirmione, grazie anche a un considerevole gettito prodotto da un eccellente patrimonio immobiliare e da rilevanti entrate (si pensi a quelle derivanti dai parcheggi pubblici), anche ne…

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Aumenti, ecco la stangata d’autunno

La stangata d’autunno è alle porte. L’analisi dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori non lascia scampo alle famiglie italiane che, al rientro dalle vacanze (per chi le ha fatte…) dovranno affrontare un aggravio di spese che, a conti fatti, …

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Festival dell’Economia di Trento 2010

Giugno non è significa solo sessione d’esami a Bolzano, ma anche transumanza a Trento per il Festival dell’Economia. Le date di quest’anno solo dal 3 al 6, ovvero da giovedì a domenica. Ora mi guarderò sul sito dell’evento (bella la scelta del dominio di primo livello .eu. Mi pare che l’anno scorso fosse solo .it. Comunque c’è il redirect) quale giornata propone gli incontri più interessanti per decidere quando scendere a Trento. Il tema centrale di questa edizione è “Informazioni, scelte e sviluppo” alla ricerca del rapporto tra attenzione e informazione, argomento attualissimo nella rivoluzione dell’editoria che stiamo vivendo. Argomento tra l’altro di interesse per chiunque si ritrova a vivere attivamente la rete nella sua versione collaborativa da blogger e microblogger.

Colgo l’occasione però non fare pubblicità solo a questo evento ma anche, visto che già si girerà per la città per raggiungere le varie conferenze, che in via Santa Croce presso il Centro Servizi Santa Chiara ci sarà un gazebo dei Verdi per la raccolta delle firme. All’inizio pensavo che fosse paradossale che a un evento pensato in primo luogo per economisti si facesse pubblicità per una cosa così poco liberista come l’acqua pubblica, ma in realtà studiare Economia non significa essere liberisti per forza. Anzi, con le basi necessarie si capisce che non per forza tutto debba essere lasciato alle mani della privatizzazione e della libera concorrenza e che i vantaggi che si traggono in questa maniera non sempre coprano gli svantaggi di tale scelta.

Qui le indicazioni stradali dal Castello del Buonconsiglio (dove si tiene l’apertura del festival) a via Santa Croce. Sono dieci minuti a piedi secondo Google Maps.

Visualizzazione ingrandita della mappa

Anche dalla Biblioteca comunale come dal Palazzo della Provincia, dove si tengono gli altri incontri della giornata i tempi di percorrenza sono sempre minori di un quarto d’ora.
Qui il sito relativo all’iniziativa per l’acqua pubblica.

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“Tieni, è gratis… e pure legale!”

«Una volta che è online non è più tuo». Questo è il messaggio di tante campagne sulla tutela dei dati personali, ma si può applicare anche al mondo dell’editoria, con le notizie che rimbalzano da blog a blog in un lampo e, ancora, vale per i contenuti protetti da copyright come i film e le canzoni.
Ma la ricerca, la produzione, la revisione hanno i loro costi e, per quanto possa apparire utopicamente bello, a lungo termine l’economia non può basarsi su prodotti gratuiti. Non il business cinematografico, ne il settore editoriale, ne l’industria video-ludica. D’altro canto trovo ingiuste tassazioni a priori, senza distinzione di colpe, dei supporti di memorizzazione come dischi e dvd.

La soluzione? Io penso che si possa fare così:

Un mesetto fa, ad esempio, ho ricevuto una mail relativa al nuovo film di Claudio Malaponti, The Sinai Man, in cui si diceva quanto segue:
«[…] Il mio prossimo film ha un budget di 10 milioni di Euro. Il film è ormai completamente finanziato ma il 4% delle quote del film equivalenti a € 400.000 abbiamo deciso di convertirle in azioni da €100/cad. per un totale di 4.000 azioni. Ogni azione equivale allo 0,001% della proprietà del film e dei profitti e proventi netti che ne deriveranno. Chiunque può acquistare delle azioni: da 1 a 100 o più a seconda delle capacità finanziarie di ognuno […]*».
Non si tratta di un vero e proprio finanziamento, in quanto il budget è già stato completamente coperto, come spiega la mail, ma non si esclude la possibilità che il pubblico voglia partecipare.

E poi c’è l’esempio di Dig_it. Gli utenti scelgono l’inchiesta che interessa loro maggiormente tra quelle proposte dal sito e pagano in anticipo. Un po’ come quando noi film assoldano gli investigatori privati. Solo che sono in tanti e si dividono le spese. Per questo ho scelto l’immagine delle gocce: per usare la metafora ormai inflazionatissima delle tante gocce che formano il mare. Il senso è quello.
Perché questo non si può applicare in maniera sistematica per i cantanti e i musicisti? Mi rendo conto che la realizzazione di un videogioco o di un film richiedano un più articolare apparato di coordinazione, in quanto le parti coinvolte sono davvero tante, tra designer, sviluppatori, disegnatori eccetera per non parlare dell’investimento in risorse tecnologiche ad hoc. Ma un cantante ha spese di incisione e di registrazione. La distribuzione online è quasi gratuita, il marketing non serve se gli investitori sono anche gli utenti finali e la comunicazione in questi casi può essere lasciata ai consumatori che hanno tutto l’interesse ad aumentare la notorietà dell’artista di cui sono mecenati, dato che maggiore il bacino di fan, maggiore la distribuzione delle spese e quindi minore il costo per ciascun contribuente.

Se a me piace un gruppo, non vedo l’ora che producano nuove canzoni. Io ci metto 2 o 5 Euro, tu ce ne metti altrettanti, così come tanti altri. Appena si raggiunge una certa soglia per sostenere le spese di registrazione l’artista produce. E poi via a comunicarlo agli amici, conoscenti, parenti, blog eccetera. “È pronta la nuova canzone di Pincopallino! Tieni è gratis. Se poi ti piace e ne vuoi sentire altre, ci metti anche te 2 euro e quando ci sono abbastanza soldi lui ne fa un’altra. Poi ce la manda via link con una mail quanto è pronta. Se vuoi, manda la canzone ad altri, così magari partecipano anche loro e facciamo prima a raccogliere i fondi!”

E così la canzone e l’artista guadagnano in notorietà, la musica resta gratis (a parte l’offerta, ma te la scarichi quante volte vuoi anche se non hai partecipato) e il pubblico è incentivato a far conoscere a più persone possibili il nuovo brano. Più la musica è bella, più è gratis!

* Per correttezza e completezza riporto anche quanto segue nella frase che ho troncato nel riportare il contenuto della mail di Malaponti, in quanto il senso di quel 4% di azioni non ha tanto un valore finanziario, ma un significato diverso. Dice infatti la mail: «[…] Ma badate bene, non è importante l’investimento ma il messaggio che si trasmette attraverso questo gesto poiché con questa sorta di azionariato pubblico non solo si diventa produttori e proprietari del film insieme a noi, non solo si dividono i profitti, ma si crea per la prima volta nella storia del cinema un movimento artistico ed energetico di proporzioni inimmaginabili per dimostrare fattivamente che esiste un piccolo esercito di anime che vogliono mantenere viva la scintilla divina che è dentro ognuno di noi.»

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la valorizzazione dei centri storici. Primo passo!

 
 

 Centri storici: Valorizzazione, recupero e rivitalizzazione nel rispetto delle tradizioni e della tipologia costruttiva

Questo è quello che si legge sul programma elettorale dell’attuale Sindaco di San Felice del Benaco.
Come non essere d’accordo. Chi non è d’accordo con questo punto?
A mio avviso, però, tra questa dichiarazione del programma e quanto fatto come primo atto del rilancio […]

Internet a sbafo 4ever

Max Trisolino segnala su FriendFeed questo articolo del the New Blog Times che si riassume benissimo nella prima riga dello stesso:

Roma – I tempi della free Internet si stanno avvicinando al capolinea. Secondo Barry Diller, presidente e direttore di IAC

Non solo spero che questo non avvenga, ma credo anche che la previsione non sia azzeccata. Ovviamente la mia posizione è completamente irrilevante e non ho alcun dato ad avvallare la mia tesi. Ho però l’impressione che questa crisi finanziaria e blabla stia facendo perdere la fiducia di tutti in tutto.

Più che per contraddire il tipo sopracitato, il mio interesse è di illustrare brevemente i motivi che, IMHO, sono sufficienti a garantire la sopravvivenza ad un’enorme branca di servizi gratuiti: il web 2.0.

Ora viviamo la crisi di tutto, inclusa la pubblicità, che è il grande magnate oggigiorno di internet. Questa copre, o meglio copriva, principalmente i costi fissi della gestione dei server su cui sono ospitati i contenuti sviluppati dagli utenti. Questi fessi fanno tutto gratis, perché a quanto pare si divertono (io incluso, altrimenti non starei a scrivere questo post). Ora la pubblicità sembra non crederci più, perché è diventata più pessimista sempre a causa della crisi, come tutti gli altri.

Forse già prima non serviva a niente, ma oltre ad avvicinarci alla ripresa economica promessa da tutti i capoccia del mondo, gli stessi sistemi tecnologici di fare pubblicità stanno migliorando e miglioreranno moltissimo in futuro via via che si procede con la personalizzazione dei contenuti che ci vengono sbattuti sullo schermo del computer. Aggiungiamo a tutto ciò un considerevole aumento di persone connesse ad internet (per ovvi motivi di aumento di popolazione mondiale e ricchezza complessiva) e nel giro di qualche anno avremo ancora più investimenti in forma di pubblicità online a coprire le spese necessarie a garantire servizi gratuiti per tutti (o comunque molti).

Ora che abbiamo capito come si coprono i costi del web 2.0, passiamo alla fornitura dei contenuti, che si minaccia divenire a pagamento.
Io, utente generoso e altruista che mi impegno a creare contenuti a gratis in qualità di blogger o scrittore di Wikipedia, col cavolo che continuo a regalare lavoro a chi poi ci lucra direttamente sopra (tipo vendendo un mio post o una spiegazione di Wikipedia)! Sarò anche generoso, ma mica pirla. Ecco che pubblicherò i miei contenuti solo dove so che gli altri potranno leggerli a sbafo, altrimenti andavo a fare il giornalista o lo scrittore (o come si chiama) per la Treccani. Perché comunque io di robe da raccontare ne ho a badilate.

Per concludere e rendere la mia tesi comprensibile e sintetica:
La visione pessimista di Barry Diller non si avvererà. Online troveremo sempre contenuti gratuiti finché persisterà il cosiddetto web 2.0, perché i costi legati ad esso saranno coperti dal ritorno in forze della pubblicità online. Il web 2.0 persisterà, inoltre, perché il mondo è pieno di sfaticati che hanno voglia di metterci del proprio per la creazione di contenuti anche senza retribuzione, a patto che gli altri possano leggerle gratuitamente.

Giusto per citare un esempio a supporto della mia tesi: la radio
E, siccome sono una persona che guarda in faccia al nemico, un esempio a favore di Barry Diller: la (pay-)TV.

Se non siete d’accordo, prendetelo come un semplice esercizio di retorica.

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Twitter, Friendfeed, long tail

Vorrei riprendere un interessante post di Mushin riguardo al successo di Twitter a scapito di Friendfeed. Avrei, infatti, qualche considerazione da fare che a voler essere articolata un poco non ci starebbe tra i commenti al post (e chi mi segue sa che la sintesi non è tra le mie doti quando scrivo).

Riassumo brevemente il post di Techcruch dal quale tutto parte.
FriendFeed is in danger of becoming the coolest application that no one uses.”
In base ai dati forniti da Comscore, Twitter conquista ogni mese più utenti di quanti non ne abbia Friendfeed in totale. Nonostante FF sia un aggregatore in continua crescita che offre servizi molto apprezzati non riesce a convincere gli utenti che con lui possono fare molto più che con Twitter. Cosa tra l’altro vera, tant’è che Facebook e altri network continuano a copiargli le idee (a volte anche male, aggiungo io).
Poi c’è poco altro, ma di scarso rilievo per il post di Mushin.

Ora invece un breve riassunto, attraverso alcune frasi originali, del post di Mushin.
E se fosse la conferma che la Coda Lunga sia solo una bella favola?
“Suggerire che Friendfeed sia peggiore di Twitter perché non ne ha i numeri, significa negare la possibilità di un modello basato sulla Coda Lunga, significa dire che l’importante è avere mercato di massa, non massa di mercati.”
“non credo che la questione sull’utilità di Friendfeed sia legata a quanti utenti usano friedfeed.”

Ora il mio post.
È vero, la qualità di un prodotto non va misurata in base al numero di utenti, ma ai servizi offerti. Eppure se il prodotto nel nostro caso è un social network, come si potrebbe definire Friendfeed, allora il numero di iscritti diventa rilevante. Facebook potrebbe anche essere il migliore SN del mondo, ma se non avessi un’alta probabilità di trovare vecchi amici e colleghi, non ci passerei il mio tempo. Il valore di un SN sta innanzitutto nel numero di partecipanti.

Dov’è la lunga coda? C’è e non c’è. Nel senso che c’è nella misura in cui c’è sempre stata da decenni. Perché i video li cerchi prevalentemente su YouTube? Perché ce ne sono a tonnellate, nonostante Vimeo, ad esempio, offra una qualità migliore. Perché quando voglio un libro posso essere sicuro che Feltrinelli è la scelta giusta? Perché lì ne hanno così tanti che se anche non avessi idea di cosa voglio, uno che mi piace lo trovo (e in genere uno tornerebbe a casa con la valigia piena di libri!). Perché Microsoft Office ha così tanto successo? Perché tutti i miei colleghi lo usano e mi torna utile per via dell’alta compatibilità.

E la coda lunga che fine ha fatto? È mascherata come un frattale. Ogni negozio, sito, social network, impesa, discoteca, bar, biblioteca ecc. avrà due tipi di prodotti: quelli che vanno per la maggiore, di largo consumo, e quelli di nicchia, che non vuole quasi nessuno. In pratica riproduce la coda lunga al suo interno, anche se per forza di cose non può essere poi tanto lunga.
A sua volta, questo piccolo rivenditore o quello che è, rientra in un sistema maggiore, collocandosi, ad esempio, sulla coda lunga dei negozi di una città, e poi ancora la città si colloca nel sistema provinciale, regionale e nazionale.

Con internet la lunga coda di accentua perché la rete riesce ad evitare alcuni vincoli fisici, ma alla fine anche qui i siti, i blog, i social network e altri strumenti si collocano ciascuno nella coda del proprio settore, ciascuna delle quali si aggrega producendone una nuova maggiore. E al loro interno hanno essi stessi delle code lunghe. Si guardi ai tag delle immagini su Flickr, alcuni più frequenti di altri. Si guardi all’elenco di etichette dei post dei blog.

Essendo poi che la qualità effettiva può aiutare ad incrementare il numero di utenti e questi a loro volta (portando risorse) permettono al servizio di crescere in quanto ad offerta, si scatenano continuamente nell’economia globale circoli viziosi e virtuosi che premiano e macellano rispettivamente non i migliori e i peggiori, ma quelli che hanno saputo anche solo presentarsi meglio all’inizio, dimostrando anche deboli vantaggi sui concorrenti, scartando quelli che non erano in cima al podio.

Tutto questo per dire che la coda lunga non compare né scompare. È una semplice necessità di mercato e c’è sempre stata. I numeri restano e saranno sempre dannatamente importanti nella scelta di un social network.

Il vero punto, IMHO, non è che Friendfeed sia meglio o peggio, più frequentato o meno, di Twitter. Io li uso entrambi. FF è molto più di Twitter e per questo motivo non credo che debba preoccuparsi della fetta di utenti in più che ha questo rispetto a sé, ma piuttosto aiutare ad integrare ancora meglio Twitter (con i suo dm… e @…) e promuoversi attraverso di esso. Io non li metterei neanche a confronto, se non fosse per una cosa, intelligentemente osservata da TechCrunch: “FriendFeed may just be too complicated for the average user to quickly understand”. Non che lo sia, ma mi rendo conto che il 95% delle persone che mi circondano (per lo più coetanei) sono restii a voler sperimentare cose nuove. Twitter invece è così facile e intuitivo che anche Britney Spears lo usa : )
E poi FF è fatto per gente che passa davvero le ore online e al momento non sono che una minoranza le persone che passano le giornate al computer. Alle volte sembra addirittura troppo prendere che la gente legga la mail una volta al giorno!

[Nell’immagine vedete un grafico che mostra il numero di utenti di Twitter rispetto a Friendfeed. Me lo sono arrubato da Techcrunch]

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Nasce un comitato dei commercianti a Gardone Riviera

Riportiamo in seguito la relazione della riunione avvenuta il giorno 25-03-09.

INCONTRO DEI COMMERCIANTI ED ESERCENTI
DI GARDONE RIVIERA

RELAZIONE
Il giorno 23 marzo 2009 alle ore 20.30 nella sala del ristorante “La Terrazza” in via Roma n. 45 si incontravano i commercianti e gli esercenti di Gardone Riviera (in numero di 25).
La riunione si sarebbe dovuta tenere, come da richiesta protocollata, presso una sala nel centro anziani adiacente il municipio ma questa era già occupata causa attività di un corso di decoupage evidentemente “dimenticato” dai preposti del comune, allorchè i partecipanti accettavano di buon grado l’invito immediato dei ragazzi della Terrazza che aprivano la loro bella sala e li ospitavano.
Lo scopo primario della riunione era quello di ritrovarci e rivederci (o conoscerci) all’alba di una nuova stagione lavorativa, darci un in bocca al lupo e un crepi il lupo prima di affrontarne le “insidie e i pericoli” e anche quello di renderci conto se si possa provare (di nuovo) da quest’ anno a fare gruppo e ad istituzionalizzarci come struttura riconoscibile nel nostro comune, data anche la congiuntura delle elezioni imminenti.
Si sono trattati così, in modo informale e a ruota libera alcuni dei temi più scottanti che influenzano la nostra attività di commercianti e esercenti, tra cui:
– la questione “Ex area esso”: il significato e la tempistica della bonifica in atto, l’effettiva apertura del cantiere nel corso del 2009, l’eventuale possibilità di ridiscutere i termini dell’appalto con la nuova proprietà.
– La carenza delle infrastrutture, dei parcheggi o quantomeno della segnaletica e dello sfruttamento dei parcheggi esistenti, la scarsa segnaletica turistica e la mancanza di punti informativi, l’ illuminazione non adeguata (lungolago), la non sviluppata accoglienza al turismo lacuale (attracchi e boe), l’ utilità di un servizio di mini-trasporto interno al comune (trenino), l’ attenzione al decoro urbano.
– Il Vittoriale e i modi di un possibile maggiore sfruttamento della sua presenza ai fini dell’economia cittadina.
– Le manifestazioni durante la stagione estiva e la possibilità di un totale o parziale apporto dei commercianti all’ideazione e all’organizzazione delle stesse.
Venivano anche contemporaneamente avanzate alcune proposte e idee, ma si conveniva che cosa migliore si facesse compilando ognuno una lista con le questioni da risolvere e con le idee da proporre e la comunicasse ai rappresentanti nell’arco della settimana seguente.
Si passava quindi alla nomina dei rappresentanti di questo nascente comitato dei commercianti, in numero di sei, i quali si incaricheranno di tenere viva e operante una struttura che può rivelarsi utile e importante: come organo di autocontrollo e comunicazione “interna”, per i rapporti con l’amministrazione e con altri enti come albergatori, comuni limitrofi, Navigarda, Vittoriale ecc. nonché come struttura organizzativa di eventi o manifestazioni promozionali. Di seguito i rappresentanti e i rispettivi contatti:
– Manni Andrea (
andrea@hoteldianagardone.it – tel 340 5066959)
– Menini Camillo (Ristorante Pizzeria Wimmer – tel 0365 20631)
– Tessoni Luigi (
luigi.tessoni@alice.it – tel 333 7256050)
– Erculiani Mario (
mario@lapensilina.191.it – tel 0365 290576)
– Rathert Ebba (Atelier Ebba Rathert – tel 335 6088240)
– Mezzadri Giovanni (Forneria “Al Vittoriale” – tel 347 7108776)
Siete quindi da subito tutti invitati a redigere la vostra lista di priorità e di suggerimenti e ad inviarla tramite mail all’indirizzo di Manni Andrea o di riporla nel raccoglitore adibito presso la Pensilina in via Zanardelli. I rappresentanti provvederanno a vagliare le vostre proposte e a creare un “cartello” a disposizione delle liste candidate all’elezione comunale.
Il comitato renderà nota la data di una prossima riunione plenaria, porgiamo a tutti gli auguri di Buona Pasqua e di un incoraggiante inizio di stagione!
Andrea Manni Gardone Riviera, il 25/03/2009

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Via A&O, arriva Despar

Ieri andavo a pallavolo e camminavo tutto tranquillo lungo le vie di Bolzano. Percorro via Goethe, attraverso piazza delle Erbe e mi immetto in via Museo quando noto che qualcosa non tornava. Un uomo sulla quarantina accompagnato da una donna sulla trentasettina, lui con un po’ di calvizie, capelli ancora scuri però, lei con un piumino beige e il pelo di animale morto sul collo escono dal supermercato A&O con una sportina del Despar. Ma non una sportina qualunque!

Era una sportina che si capiva che era nuova, appena presa, proprio come se gliel’avessero data al supermercato quando tu ti sei dimenticato di quella di stoffa a casa. E io mi sono detto: “Non è possibile!”

Voi certamente, lì seduti davanti allo schermo del vostro computer, vi chiederete: “Embè? Eannoi cehccefrega?” Un attimo e ci arrivo.
Io ovviamente non potevo mica andare all’allenamento con un dubbio del genere. Mi sarei sconcentrato alla battuta, pensando a questa incongruenza brand-spaziotemporale. Così appena noto il misfatto mi fermo e osservo con attenzione tutti i dettagli e… TADAHHH! (Vorrei che sia chiara la mia sorpresa quindi ripeto) TADAHHH!

A&O durante le vacanze è proprio diventato Despar. Quali vantaggi comporta tutto questo ad uno studente di economia che si interessa di entomologia e marmitte di motorino? Nulla! L’interessante è osservare quali vantaggi comporta questo per uno studente di economia che beve latte fresco parzialmente scremato riscaldato per un minuto nel microonde misto a caffè ogni mattina.

Despar vende il latte fresco parzialmente scremato da un litro a 74 centesimi! Quello che c’era da A&O prima della Mila, costava ben € 1,22. Vuol dire che ora, per risparmiare ben 48 cent per litro non dovrò più andare fino in piazza Walther! Figurarsi poi quando Despar farà la raccolta punti a fine anno.

Se mi chiedessero come descriverei il mio studentato in dieci parole incluse preposizioni direi: “Con ogni comfort a portata di 21 rampe di scale”.

[Nella foto si noti come le vecchie insegne A&O sono state coperte ma non ancora rimosse dalla parete]

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regali di natale ‘08

L’anno scorso avevo deciso di fare a tutti un unico tipo di regalo che era quello descritto in questo articolo (letto da circa 16 mila persone!).
Ha riscosso un notevole successo e quindi ho deciso di riproporlo anche quest’anno. Con una sola differenza. Il Salmo 22 sarà sostituito da un brano di Maurizio Pallante. Questo:

La decrescita
La […]

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http://blog.zuin.info/?p=921

card

Più ci penso più mi rendo conto che la social card è ‘na gran stronzata.
Più ci penso è più mi incavolo perchè è un fregatura. Non solo, è anche una vera e propria offesa a per chi non arriva a fine mese.
La social card è una vera e propria carta di credito precaricata,  da Tremonti […]

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http://blog.zuin.info/?p=916