Tag: Economia

Acciaio e sostenibilità: Feralpi sceglie la Climate Strategy di Alperia Bartucci

Acciaio e sostenibilità: che queste siano due dimensioni inconciliabili ormai è una storia vecchia. Sempre più significativi sono i progressi ottenuti dal settore siderurgico nella riduzione dell’impatto ambientale: secondo l’ultimo […]

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Operativa per 4 mesi l’intesa tra Biden e l’Unione Europea: da mezzanotte lo stop ai dazi USA

“Alla mezzanotte tra il 10 e l’11 marzo si scioglierà un sortilegio che a migliaia di imprese italiane che esportano negli USA dall’ottobre del 2019 è costato milioni di euro […]

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Cessione del quinto: cos’è, come funziona e come richiederlo

In perfetta sintonia con l’evoluzione della pandemia da Covid-19, in Italia si ricorre con sempre maggiore frequenza alla cessione del quinto. Tuttora risulta la forma di prestito più diffusa a livello nazionale. Con il momento difficile in termini economici, in molti hanno cercato una soluzione proprio in questa forma di prestito, a causa della riduzione […]

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Covid: velocizzare aiuti alimentari

Covid, oltre 30mila poveri senza cibo a Natale in provincia di Brescia Massimo Albano direttore Coldiretti Brescia: velocizzare i bandi per gli aiuti alimentari Sono oltre 30mila i poveri in provincia di Brescia che, con l’aggravarsi della situazione, sono costretti per Natale a chiedere aiuto per il cibo da mangiare nelle mense o soprattutto con […]

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COVID-19. Il comune di Palazzolo a sostegno del commercio

IL COMUNE DI PALAZZOLO SULL’OGLIO STANZIA 1 MILIONE DI EURO A SOSTEGNO DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI, DELLE IMPRESE E DEI CITTADINI MAGGIORMENTE PENALIZZATI DALL’EMERGENZA SANITARIA IN CORSO. Nella Commissione Servizi Istituzionali e Risorse per le Attività Economiche e Produttive tenutasi giovedì 28.05.2020, l’Amministrazione Comunale di Palazzolo sull’Oglio ha illustrato a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale, la […]

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VERONAFIERE: SETTORE STRATEGICO PRONTO PER RIPARTENZA

VERONAFIERE: GIORNATA MONDIALE A PADIGLIONI CHIUSI. ZAIA: “RIAPERTURA MANIFESTAZIONI PER TORNARE FORTI E COMPETITIVI COME PRIMA. NON SARÀ UNA PASSEGGIATA, MA POSSIAMO FARCELA” FIERE ASSET DA 60 MILIARDI L’ANNO PER LE PMI, ASSICURARE LIQUIDITÀ PER RILANCIO MADE IN ITALY (Verona, 3 giugno 2020). «Oggi si celebra la Giornata mondiale delle fiere a padiglioni ancora chiusi. […]

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Sì, noi possiamo…

A noi che ricordavamo visite di presidenti americani fra ali di folla festante, ha fatto un po’ specie vedere Obama aggirarsi nel deserto creato dalla polizia romana, segno di un […]

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CONFAPI: L’Europa ci ha concesso flessibilità? Usiamola, come la Germania

La situazione eccezionale che l’emergenza Covid-19 ha creato nell’intera zona Euro ha spinto la Commissione Europea a riconoscere la necessaria, immediata flessibilità agli Stati Membri perché possano intervenire, sin da subito, per la salvaguardia economica di famiglie e imprese. Impegno che prevede anche la deroga, in via temporanea, ai principi generali sugli aiuti di stato. […]

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cardio marketing per conquistare i clienti: un libro ricco di suggerimenti

Lo ha scritto Patrizia Menchiari che conosco ormai da qualche anno e stimo moltissimo sia come amica che come professionista. Patrizia si occupa di marketing, lo insegna e ne diffonde “il verbo” positivo e di lei mi ha sempre colpito la trasparenza, la cura, la passione e la capacità di guardare oltre al cliente, vedendo […]

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Da 5 a 3 milioni di dipendenti pubblici

Mi piacciono le soluzioni creative. Ecco perché riporto le parole di Fabio Franceschini, titolare di  Grafica Veneta, su cui è incentrato un recente articolo di Linkiesta. Neanche il settore statale può salvarsi se non innova il suo business model, secondo me.

«Abbiamo quasi 5 milioni di dipendenti pubblici, dobbiamo ridurli di almeno 2 milioni. La soluzione ideale contempla un percorso d’esodo che prevede l’assunzione di dipendenti pubblici alle aziende private, pagati dallo Stato per i primi tre anni, e poi assunti a tempo indeterminato dagli imprenditori, con i contributi pagati ancora dallo Stato per i due anni rimanenti». «In questo modo», prosegue Franceschi, «si trasformano i dipendenti da un centro di costo a uno di ricavo». In questo modo lo Stato riduce i costi del 30%, e guadagnerà dalle maggiori entrate sull’incremento del fatturato che i nuovi dipendenti svilupperanno. Difficile dire se l’ipotesi, il cui padre sembra sia l’attuale assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato (Lega) possa funzionare in tempi di crisi. Franceschi è però ottimista: «Gli ex dipendenti pubblici che ho assunto sono i migliori dell’azienda, non è colpa loro se la Pa non funziona. Come dice il proverbio, il pesce puzza dalla testa. Bisogna partire dalla politica». La campagna elettorale è già cominciata.

Il resto su Linkiesta.

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Evidentemente non sei capace

«Evidentemente se c’è un interesse da parte di un soggetto [l’egiziana Sawiris, ndb] per Telecom Italia vuol dire che dentro l’azienda c’è un importante valore. Fa piacere che questo interesse ci sia». Lo ha affermato Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, commentando l’interesse manifestato dal patron di Orascom Sawiris. – da ilSole24Ore.com

Senza entrare nel merito delle competenze di Bernabè, ma un’uscita del genere mi farebbe prudere le mani se fossi un azionista di Telecom Italia. Si potrebbe replicare che «Evidentemente se il titolo corre in borsa, significa che fino adesso quel valore, che a quanto pare c’è, è stato abilmente tenuto nascosto e non fatto fruttare in tutti questi anni. Com’è che in due anni il titolo in borsa ha perso più del 30%? Dov’è tutto questo valore? Ammesso che sia concesso a Sawiris di comprare tutte quelle azioni, la prima azione da fare sarebbe licenziare l’intera dirigenza di Telecom Italia.

Di sotto l’andamento delle azioni ordinarie negli ultimi 2 anni recuperato oggi dal sito de ilSole24Ore. Dal novembre 2007 (ritorno di Bernabè a Telecom) il titolo ha perso il 68%.

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Start-up, non-profit e for-profit

Annotazione a margine di una lezione di “Business Plan writing for Social Enterprises”.

Di fronte ai tentativi di riformulazione di alcune norme relative alle imprese sociali in Danimarca in certi casi aziende tradizionali for-profit lamentano la concorrenza delle non-profit quando queste producono beni competitivi sul mercato. Ed effettivamente la domanda si pone: perché dovrei trattare diversamente alcune aziende rispetto ad altre quando dimostrano di avere lo stesso potenziale e competono per le stesse risorse?

Spesso l’unica differenza tra una non-profit e una for-profit è proprio il fatto che l’una reinveste i profitti nell’azienda. Laddove però un’azienda non fa profitti o decide di reinvestirli, contribuendo alla fornitura di servizi al pubblico, occupando dei dipendenti, assicurando loro pensione e benefit, e così via, perché dovrebbe sottostare a regole diverse rispetto alle sue simili che sin dall’inizio dicono che faranno le stesse cose che sta facendo lei? E al contrario, un’impresa sociale che dimostra di essere finanziariamente autonoma, perché dovrebbe ottenere finanziamenti ulteriori per fare quello che farebbe in ogni caso?

Perché non possiamo considerare tutte le piccole start-up e le aziende in difficoltà come non-profit (quando effettivamente non fanno profitti), così come perché non dovremmo considerare non-profit come normali aziende quando queste competono nel mercato con quelle tradizionali?

Chi ha più bisogno di finanziamenti/esenzioni? Una cooperativa che impiega persone autistiche che produce un prodotto di punto di grande successo commerciale ormai affermata e che dimostra di essere pienamente autonoma sul piano economico o una piccola start-up in difficoltà che un domani potrebbe diventare un’impresa di successo ma che al momento naviga in acque difficili?

La mia idea al momento è che le esenzioni e i finanziamenti tengano prima di tutto conto delle dimensioni in termini di dipendenti e di fatturato delle organizzazioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di una for- o non-profit. Poi ovvio che le non-profit possano godere di criteri leggermente adattati.

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Latte di mucca crudo, gettato alle capre…

L’altra sera, rientrando dalla città, pregustavo il passaggio alla fantastica macchinetta del latte crudo, ben piazzata in mezzo ad un parcheggio nel mio paese. Ci si può fermare facilmente e acquistare il latte più buono, più sano e meno caro che ci sia. Io e le mie bambine non riusciamo nemmeno ad arrivare a casa: […]

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Kuh For You, in vacanza con la vostra vacca

Tempo fa, quando ero nel processo di disintossicazione da Farmville, avevo pensato che sarebbe stato interessante avviare un’attività simile a Farmville nella realtà, in cui da internet gli iscritti potevano gestire una fattoria (o parte di essa) in maniera simile al gioco ma per davvero, con una vera fattoria da qualche parte del mondo, dove le decisioni dei “giocatori” venivano trasformate in realtà da qualche contadino sul posto, con la possibilità alla fine di vedersi recapitati a casa i frutti del proprio lavoro (ortaggi e frutta) e di visitare in prima persona quello che normalmente si può vedere solo via webcam, ovvero il proprio appezzamento di terra.

Di fronte alle enormi difficoltà per realizzare un’idea del genere, ho pensato che l’idea non valesse un granché, finché non mi sono imbattuto in Kuh For You (Mucca per te. “Kuh”, in tedesco “mucca”, si legge all’incirca “cuu“). L’idea di base è simile, ma molto più semplice e fattibile: anziché nel settore agroalimentare siamo nel settore zootecnico e anziché una diretta interazione tra utente e contadino c’è soltanto un'”adozione a distanza”, senza potere decisionale. Il vantaggio è lampante: il contadino continua a fare quello che ha fatto senza incompetenti che interferiscono con il suo lavoro e l’iscritto ha comunque l’impressione di essere un po’ contadino, come in tanti si sognano.

Come funziona Kuh For You?
La famiglia Erath, che gestisce il Kräuterbauernhof (nome della fattoria, che significa “Fattoria delle Erbe”) nella regione austriaca confinante con la Svizzera, ha 15 vacche. Sul loro sito c’è il catalogo (potete aiutarvi con Google Translate per conoscerle meglio grazie alla descrizione della personalità di ciascuna mucca).
Chi è interessato è invitato ad affittare per sé, o per un amico in regalo, una mucca per due mesi al prezzo di 29€ a settimana. In cambio, oltre al vanto di avere una vostra mucca che potrete mostrare ai vostri amici con una foto che terrete nel portafogli con l’orgoglio di un neo-padre, otterrete:

  • 8kg di formaggio di prima categoria prodotto con il latte della vostra vacca (invio a casa incluso),
  • l’accesso alla live webcam nella stalla per seguire a mo’ di grande fratello la vostra beniamina,
  • una visita in stalla per conoscere la vostra vacca (con possibilità di bere il latte fresco della vostra mucca),
  • la possibilità di mungerla,
  • e infine una fotografia della vostra vacca incorniciata.
C’è anche il pacchetto “Kuh-for-you Sommerspecial” al prezzo di 424€ della durata di un mese che, in aggiunta a tutto quello indicato sopra, include anche una vacanza di una settimana per due persone presso l’agriturismo della famiglia Erath più qualche altro benefit esclusivo, come assistere alla produzione del latte.
Ovviamente alla fattoria sono poi offerti servizi aggiuntivi come gita in carrozza trainata da cavalli, corso di erboristeria nel giardino delle spezie della casa ecc.
Se dunque può interessarvi, secondo il motto della fattoria, “una vacanza presso la vostra vacca”, sapete dove cercare.
Se volete un consiglio, io sceglierei Karin, che è la detentrice del record per essere la più ingorda mangiona tra le sue colleghe (vince nella competizione “crono-mangiare”). Altrimenti ci sarebbe Bibi che dalla descrizione è proprio un turbine indisciplinato che gode nel fare casino nella mandria correndo di tanto in tanto da un capo all’altro del recinto.
PS: A fare pubblicità alla fattoria non ci guadagno niente. Neanche sanno di questo post i proprietari. Il fatto è che trovo che come business model per una fattoria questo non sia affatto male. La scarsa competizione, essendo molto innovativo, permette ancora prezzi abbastanza elevati. È interessante però l’idea che tramite webcam e visita sul posto il consumatore diventa il primo e migliore controllore per la qualità del suo cibo. A parte la creazione del sito e qualche altro accorgimento tecnico, al contadino non costa nulla di più, visto che la mucca resta sua e il latte comunque lo venderebbe (probabilmente a prezzi più bassi) altrove. Il modello è applicabile ovunque, anche in Italia, a patto che le vostre vacche siano in un posto gradevole per i clienti (difficilmente un allevamento accanto all’autostrada nel piattume padano attira turisti).

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