Se si dovesse scegliere una sola parola per rendere il sentimento circa la «questione Tav», sarebbe «amarezza». La zona è quella che va da Calcinato a Pozzolengo, e l’amarezza, appunto, si confonde via via con la rabbia o con la rassegnazione. Due sono le notizie fresche.
La prima: il 30 ottobre riapre il cavalcavia di via Cavour, a Calcinato. È chiuso dal 27 marzo, avrebbe dovuto riaprire secondo i programmi il 30 settembre. Bene che ci sia una data per la riapertura, meno bene che il passato porti con sé insegnamenti che lasciano poco spazio alla fiducia: non sempre queste date vengono rispettate. La riapertura del cavalcavia di via Stazione, per fare un esempio restando a Calcinato, è slittata due volte: «Speriamo che per via Cavour resti valido questo posticipo di trenta giorni», è l’auspicio di chi in paese ci vive. Non servono racconti particolari, basta passare da quelle parti per rendersi conto di quanto nei numerosissimi cantieri si respiri fermento: ovunque c’è movimento.
In attesa
Ma, e qui può c’entrare la «bresciana maniera» di intendere le cose, «a me hanno insegnato che se inizi a far qualcosa, la finisci». Quasi tutto è iniziato, poco o nulla è completato: la lunga carrellata si compone della galleria del monte, iniziata ma non finita tanto quanto la rotonda su via Stazione (che poi servirà via Berlinguer e via Carote), cantierizzata e stop. Incompiuto anche il sottopasso di via Rovadino, il ponte di Sant’Anna, che avrebbe dovuto essere pronto e percorribile sei mesi fa. E ancora: il cavalcavia di via Brescia, il nuovo canile i cui lavori avrebbero dovuto iniziare da un anno, ma niente.
Niente tanto quanto per il cavalcavia su via Zemogna, che dovrebbe collegare Calcinato a Calcinatello. Di finito, a conti fatti, c’è il cavalcavia di via Stazione. È chiaro che tutto ciò per i cittadini rappresenti un comprensibile disagio: da Calcinato, per la cronaca, passano qualcosa come cinquemila camion al giorno. I cittadini non vedono la fine e questo procedere all’apparenza a singhiozzo li sfinisce.
EMBED [I lavori vanno a rilento]
Le Amministrazioni comunali, quella di Calcinato e tutte le altre coinvolte, hanno un solo potere: controllare il territorio. Nessuna altra carta in mano. Non possono certo entrare nel merito dei lavori, delle cantierizzazioni che oggettivamente sono molto lunghe e complesse. A poco serve «alzare la voce», se non si ha voce in capitolo. Non a caso il sindaco di Desenzano, Guido Malinverno, è salomonico: «Non penso che chi sta effettuando i lavori si diverta a non farli o a ritardarli – commenta -. Sul nostro fronte, grossi problemi non ne riscontriamo. Certo, abbiamo i cantieri, e impattano in particolare sulle periferie della città, ma segnalazioni di situazioni di particolare criticità non ci sono arrivate».
Lungaggini
Ne sono arrivate, eccome, al sindaco di Pozzolengo Paolo Bellini. Dal suo territorio arriva la seconda notizia fresca, che a ben vedere è una «non notizia»: il cavalcavia di località Roveglia si avvia tristemente verso i due anni di chiusura. Demolito alla fine del 2021, avrebbe dovuto essere riaperto il 30 novembre 2022. Poi il 30 giugno scorso. E invece chissà: «Dicevano che massimo entro settembre sarebbe stato montato l’impalcato e che a novembre sarebbero cominciate le opere di collaudo: è tutto fermo. Ai primi di ottobre mi auguro ci possa essere un incontro, bisogna capire cosa stia succedendo».
Non ci va per il sottile, Bellini: «A parte tutto il disagio per i cittadini, stanno distruggendo l’economia locale. Da Lonato verso Peschiera non ci si può più muovere: nelle aziende agricole non riesci ad arrivare, l’autostrada è trafficatissima, le strade interne sono disintegrate dal continuo passaggio di mezzi. Al di là dei vigneti sacrificati alla linea ferroviaria, al di là dei danni ambientali, se dovessimo quantificare il danno economico? E c’è da pensare che abbiamo davanti altri due anni di lavori. Sempre che finiscano: nel 2018 davano 52-56 mesi, dovrebbe praticamente essere finita. E invece arriveremo a 72-80 mesi». Fiume in piena, il sindaco di Pozzolengo, guarda anche all’annunciato ampliamento della A4: «Finiscono la Tav, cominciano l’autostrada: ci devastano. E speriamo che i cavalcavia appena realizzati siano predisposti per la quarta corsia».
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