Trentacinque milioni per cominciare a progettare davvero la stazione dell’alta velocità del basso Garda: li ha stanziati il Comitato Interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) nell’ambito del contratto di programma 2022-2026 di Rfi, approvato il 2 agosto.
E al Pirellone si gioisce: «Apprendo con soddisfazione che la tanto desiderata stazione del basso Garda vede la luce – è il commento a caldo della presidente della Commissione Trasporti, il consigliere di Forza Italia Claudia Carzeri -. Raccogliamo i frutti di un lungo lavoro, iniziato già nel 2015 grazie all’allora assessore al Turismo Mauro Parolini, e proseguito grazie al contributo di Claudia Maria Terzi, attuale assessore ai Trasporti, dell’on. Adriano Paroli (membro della Commissione Infrastrutture del Senato), dell’on. Giuseppe Donina ed in generale di tutto il sistema Brescia. Oggi finalmente vediamo un futuro per questa infrastruttura così importante: i bresciani meritano la stazione del basso Garda».
Se ne parla da anni. L’infrastruttura tanto amata quanto detestata non era presente nel progetto della linea ferroviaria ad alta velocità. Nel progetto definitivo approvato dal Cipe nel 2017 c’era solo una prescrizione: realizzare uno studio di fattibilità. Studio compiuto nel marzo del 2018 da Rfi, cui è seguito l’avvio (ottobre 2021) della progettazione preliminare da parte del Ministero delle Infrastrutture e della Regione.
La svolta
Delle due soluzioni prospettate dallo studio del 2018, ha prevalso sin qui la più onerosa: scartato Pozzolengo (35 milioni di euro), è rimasto in gioco San Martino della Battaglia, nei pressi del casello autostradale (circa 58 milioni di euro). Il dibattito in questi anni è stato sempre acceso. Da una parte i sostenitori della stazione, tra i quali le associazioni di categoria (Coldiretti, Confindustria, Confcommercio e Federalberghi, per citarne alcune), dall’altra i detrattori, con gruppi e movimenti ambientalisti in testa, ma anche con la contrarietà già espressa della Soprintendenza, che mal giudicherebbe l’ulteriore consumo di suolo nell’entroterra.
Tra le ragioni a favore, l’obiettivo di rendere l’area gardesana più fruibile e più attrattiva; tra quelle contrarie, anche il fatto che la stazione possa risultare come una «cattedrale nel deserto». Non la pensa così Carzeri: «Un anno fa presentai in Consiglio regionale una mozione affinché la Giunta si attivasse e spronasse gli enti competenti, in primis il Ministero. La mozione è stata approvata in Provincia e nei Comuni sul Garda. Grazie al lavoro di tanti, oggi si compie un passo fondamentale: abbiamo ottenuto una prima disponibilità economica per quest’opera». Opera che esce dal libro dei sogni e comincia ad avere gambe per camminare.
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