Sulla riforma tributaria è quasi naturale che si confonda il “come” con il “quanto”: cambiamo il modo con l’idea di pagare meno. Non è così. Se si vuole ridurre la pressione fiscale senza aumentare il debito pubblico, bisogna ridurre la spesa: obiettivo sempre valido, ma altra cosa. Riforma significa quindi, a parità di pressione, cambiare la distribuzione dell’onere tra tipologie di cespiti e contribuenti nonché le modalità tecniche del rapporto tributario; e ciò in vista di un sistema più equo, più efficiente dal punto di vista dell’impatto sull’economia e più efficiente sul piano strettamente tributario perché riduce, a parità di prelievo, i costi indiretti: costi di informazione, contabilità e pagamento per il contribuente; costi di raccolta e controllo per il fisco; costi del contenzioso per ambedue le parti. (fonte http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001493.html)
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