Taizé, la Woodstock dei giovani

Stamattina ricevo la newsletter del gruppo di Taizé di Torino. La notizia principale è di un articolo pubblicato da Panorama che parla in qualche paragrafo di Taizé. Purtroppo non ho il numero in questione, ma posso almeno riportare il testo non povero di falsità e smentire le balle colossali senza fondamento contenute [aggiornamento: grazie a Chiara di aver trovato il link dell’articolo online (ho interrotto la lettura a metà perché non ho trovato la forza, né vi ho visto l’utilità nell’andare avanti a leggerlo)].

“… L’anno dopo partecipò alle giornate di dialogo interconfessionale della comunità monastica fondata dal pastore calvinista frère Roger Schultz (ne fanno parte, dagli anni Quaranta, cristiani, protestanti, ortodossi) di Taizé, al centro della Francia, una Woodstock in miniatura per giovani cristiani. Tanto che un frate apostrofò così i ragazzi: “Qualcuno viene qui per farsi una spiritualità, qualcuno per farsi una donna, qualcuno per farsi e basta”. A Taizé si può ballare e bere sino alle due di notte, in un angolo di prato allestito con pub e discoteca. In quell’occasione la ragazza non è presente, ma la storia tra i due giovani prosegue senza intoppi…”

Proprio questa estate una ragazza di non ricordo più dove aveva proprio detto che Taizé sembra un po’ una Woodstock cristiana. La definizione fa però riferimento al fatto che un’alta percentuale dei ragazzi a Taizé sia costituita da “alternativi” con rasta e vestiti colorati e larghi, alcuni magari girano a piedi scalzi e la coda e pare abbiano un gusto nel vestirsi di un pavone daltonico.

Il farsi le ragazze: è pieno di gente giovane a Taizé. È inevitabile trovare una persona che attiri la tua attenzione. Si contempli però che il 95% dei ragazzi resta per una settimana e dunque non ci si conosce mai approfonditamente, che o si dorme in tenda in un minuscolo spazio vitale o in baracche spartane in 6 o 8 persone, che le ragazze carine in genere sono già accompagnate … beh, le occasioni di “farsi una ragazza”, come riporta l’autore, iniziano a ridursi decisamente. Un frate di Taizé tra l’altro non avrebbe mai usato questi termini. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.

Passiamo alla droga: nella settimana in cui ci sono stato io quest’anno c’erano circa tremila giovani. Al terzo giorno uno o due ragazzi, che io sappia di Trento, sono stati rispediti a casa (non chiedetemi come) perché trovati a fumare Marijuana. Capite che non possono essere fatti controlli nelle valigie a tremila persone quando arrivano e che dunque, se qualcuno volesse, potrebbe portarsi quello che vuole, ma se qualcuno venisse beccato gli resterebbe appena il tempo di smontare la tenda e l’indomani è già sul treno. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.

Sì, vendono della birra a Taizé in un baracchino aperto 4 ore al giorno, una delle quali la sera, in genere con una coda abbastanza dissuasiva. L’orario di apertura, se non ricordo male, va dalle 21.00 alle 22.00. La birra, unico alcolico venduto, fa abbastanza schifo ed è servita in bicchieri di plastica da 0,3 l. Io l’ho presa due volte in 5 anni che ci vado, tanto mi piace. E non ho mai visto ubriachi a Taizé. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.

A proposito di pub (credo si rifesse allo sportello sopra descritto) e discoteca: Dopo la preghiera delle 20.30, l’unico posto in cui si può parlare è l’Oyak, due gazebo posti in mezzo ad uno spazio alle spalle del baracchino che vende tra le varie cose la birra sopra descritta. Fino alle 22 si trova appena gente che chiacchiera. Poi, quando chiude lo sportello di vendita e tutta la gente che era in coda si riversa sotto i gazebo, qualche spagnolo o italiano prende in mano la chitarra e parte con canzoni tipo la Macarena o si intonano bans che quando vengono proposti ai bambini delle medie, questi si vergognano a farli. In effetti, molto promiscuo è il trenino, dove ciauscuno tocca le spalle di chi gli sta in fronte. Non scherzo, a volte capita che un ragazzo metta le mani sulle spalle di una ragazza. Ma posso assicurare che la cosa, per quanto oscena, si ferma a questo. E comunque alle 23 vengono le guardie notturne a mandare tutti a letto, perché è vero che all’Oyak si possano fare bagordi la sera, ma non oltre le 11. Ma forse tutto questo l’articolista non lo sapeva.

Ora mi chiedo: se l’articolista non era al corrente di così tante cose, come si è permesso a parlare di Taizé in questi toni?

[Nell’immagine un tipico rave party all’Oyak]

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