Come forse già sanno quelli che mi seguono su Twitter et similia, abbiamo viaggiato in treno fino a Torino dove poi ci siamo aggregati al gruppo della parrochia di Madonna di Pompei, viaggiando in un pullman di 30 posti. C’erano anche quattro milanesi e due baresi ad essersi infiltrati. Ringrazio il Signor Google di avermi fatto trovare questa opportunità di passaggio, che nonostante la notte tra sabato e domenica per terra nella parrocchia di Torino, è comunque più comodo che farsi 12 ore di treno saltando con le valigie al traino da un treno all’altro.
Dato che mia sorella era stata su la settimana precedente la mia, mi sono trovato la tenda già montata in loco e ho solo dovuto spostarla nella nuova zona adibita agli italiani.
Quest’anno nel mio turno di Desenzano eravamo solo in tre, ovvero il Francesco e l’Ale oltre al sottoscritto.
Di lavoro mi sono scelto l’animazione a Olinda. Olinda è il paesino che sta poco sopra Taizé dove risiedono le famiglie con i loro bambini e mi hanno assegnato i ragazzini dai 12 ai 14 anni che in molti casi avrebbero trascorso l’ultimo anno qui perché a partire dai 15 poi si sta a Taizé tra i giovani più grandi. Eravamo una quindicina di animatori per 40 ragazzi circa, dei quali non sono riuscito ovviamente a imparare tutti i nomi, soprattutto per quelli olandesi, polacchi e cechi che sono un po’ strani. A me hanno affibbiato in particolare due ragazzine italiane che necessitavano di traduzione. L’animazione consisteva in due ore al giorno di giochi, canti, riflessioni di gruppo e lavoretti. Questo per quanto concerne la mattinata.
Per la preghiera di mezzogiorno tornavo a Taizé (10 minuti a piedi) dove rimanevo per il resto della giornata. Poi c’erano le prove del coro che non potevo perdermi, visto che erano l’unica maniera di imparare la parte dei bassi senza il Cesare che mi illuminava nella mia ignoranza come negli anni scorsi. Dopo le prove facevo da traduttore all’introduzione biblica e devo dire che ogni ano mi viene meglio tanto che questa volta sentivo la necesità di cuffie e microfono per con coprire con la mia voce quella del frate (frere John). L’argomento quest’anno era sul Sermone della Montagna. [Pensavo di dedicare un post alle cose più interessanti che ho imparato, ma si vedrà, non prometto nulla.]
Dopo l’introduzione ci si separava in gruppetti di dieci persone l’uno. Ho fatto da contact person anche quest’anno, il che significa guidare la discussione sul tema del giorno con una traccia che ci venia consegnata di giorno in giorno con qualche domanda. Il mio gruppo conteva solo italiane e polacche. Uso il femminile perché eravamo tre ragazzi contro sette ragazze. Francesco stava in gruppo con me.
Fuori dagli ambiti dove ero forzatamente in compagnia di stranieri, ho socializzato prevalentemente con italiani di Milano, Torino e Trento. Non per scelta, ma semplicemente perché mancava l’Anna C. che coinvolgeva nelle chiacchiere da pranzo anche gli sconosciuti che poi per forza di cose si imparavano a conoscere. Ho anche ritrovato un po’ di vecchie conoscenze degli anni scorsi, metà delle quali dimenticando il nome. Sono cose che capitano se vai su sempre nell’ultima settimana di agosto. A quanto pare anche gli altri sono abitudinari.
La tenda si è dimostrata abbastanza comoda (per quanto lo possa essere una tenda) anche stavolta, nonostante la pioggia che ci ha colpiti per qualche giorno a metà settimana. Il vero problema è stato il freddo la prima e l’ultima notte, ma come saggiamente dice Conan il Barbaro, ciò che non ci uccide ci rende più forti. Il vero problema della tenda è che ora mi tocca pulirla e non è che ne abbia tanta voglia.
Per le foto mi tocca aspettare di trovare su FB qualcuna delle persone che ho conosciuto là o che Ale mi porti il cd.
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