Annotazione a margine di una lezione di “Business Plan writing for Social Enterprises”.
Di fronte ai tentativi di riformulazione di alcune norme relative alle imprese sociali in Danimarca in certi casi aziende tradizionali for-profit lamentano la concorrenza delle non-profit quando queste producono beni competitivi sul mercato. Ed effettivamente la domanda si pone: perché dovrei trattare diversamente alcune aziende rispetto ad altre quando dimostrano di avere lo stesso potenziale e competono per le stesse risorse?
Spesso l’unica differenza tra una non-profit e una for-profit è proprio il fatto che l’una reinveste i profitti nell’azienda. Laddove però un’azienda non fa profitti o decide di reinvestirli, contribuendo alla fornitura di servizi al pubblico, occupando dei dipendenti, assicurando loro pensione e benefit, e così via, perché dovrebbe sottostare a regole diverse rispetto alle sue simili che sin dall’inizio dicono che faranno le stesse cose che sta facendo lei? E al contrario, un’impresa sociale che dimostra di essere finanziariamente autonoma, perché dovrebbe ottenere finanziamenti ulteriori per fare quello che farebbe in ogni caso?
Perché non possiamo considerare tutte le piccole start-up e le aziende in difficoltà come non-profit (quando effettivamente non fanno profitti), così come perché non dovremmo considerare non-profit come normali aziende quando queste competono nel mercato con quelle tradizionali?
Chi ha più bisogno di finanziamenti/esenzioni? Una cooperativa che impiega persone autistiche che produce un prodotto di punto di grande successo commerciale ormai affermata e che dimostra di essere pienamente autonoma sul piano economico o una piccola start-up in difficoltà che un domani potrebbe diventare un’impresa di successo ma che al momento naviga in acque difficili?
La mia idea al momento è che le esenzioni e i finanziamenti tengano prima di tutto conto delle dimensioni in termini di dipendenti e di fatturato delle organizzazioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di una for- o non-profit. Poi ovvio che le non-profit possano godere di criteri leggermente adattati.
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