Stalking: sospeso e indagato il capo della Locale di Sirmione

Non era più amore. Era diventata un’ossessione. Tanto da portarlo addirittura a cercare la sua ex 592 volte in meno di un mese, tra messaggi e telefonate. Così da uomo che doveva far rispettare la legge si è ritrovato ad infrangerla. «A causa di una morbosa gelosia minacciava, molestava con ripetuti comportamenti assillanti l’ex fidanzata» scrive la Procura in merito al comandante della Polizia locale di Sirmione. Che è stato sospeso dal suo incarico dopo che il gip del tribunale di Brescia Elena Costantino ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alessio Bernardi e ha disposto nei confronti dell’agente la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna, con la quale ha avuto una relazione per qualche anno e che a Sirmione ha ricoperto il ruolo di segretario comunale. Fino a quando ha deciso di trasferirsi a vivere e lavorare fuori regione. «Costretta dalla condotta dell’uomo» ha scritto il pm nella chiusura indagini.

Il comandante della Locale del paese gardesano, sospeso dall’amministrazione comunale, è accusato di stalking, porto abusivo d’arma, «portava senza licenza l’arma di servizio fuori dal Comune di circoscrizione», e interferenze illecite nella vita privata perché – è la contestazione – «installando di nascosto un registratore sul frigorifero si procurava indebitamente notizie attinenti alla vita privata dell’ex fidanzata». Per chi indaga il poliziotto non si sarebbe fermato nemmeno dopo l’interrogatorio sostenuto davanti al pm in giugno quando, alla presenza del suo legale, l’avvocato Luca Broli, era stato informalmente ammonito.

Agli atti dell’inchiesta è finito in particolare un episodio. Quello del primo maggio scorso. Il 50enne era ancora comandante della Polizia locale di Sirmione e si sarebbe presentato a casa della ex «con una pistola caricata con due proiettili con il chiaro intento omicidiario-suicidiario, non riuscendo nell’intento grazie alla presenza della figlia della donna e dei vicini». La notte prima le aveva mandato dei messaggi di minaccia: «… allora ti sparo, allora mi sparo io, entro domenica la storia deve esser finita».

Dopo l’episodio i carabinieri gli hanno sequestrato l’arma di ordinanza che effettivamente aveva due colpi nel caricatore. L’uomo ha però sempre negato di averla portata in occasione dell’incontro con la sua ex così come ha spiegato che il registratore in casa lo aveva nascosto non per spiare la donna, ma per registrare i loro litigi e per dimostrare che lei diceva una cosa che poi smentiva successivamente. Ora l’agente avrà 20 giorni di tempo per farsi interrogare o per depositare una memoria scritta.

 

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