La scuola bresciana scende in piazza per protestare contro i tagli. Lo farà tra due sabati, il 6 marzo.
«Non siamo qui per difendere la scuola pubblica in astratto ma le scuole concrete, da tempo in grossa difficoltà». Così Salvatore Cinque, direttore amministrativo delle scuole medie Bettinzoli-Pascoli, ha aperto l’assemblea di martedì sera nell’auditorium dell’istituto di via Caleppe, che ha deciso la clamorosa protesta.
A riempire – e scaldare – la sala, moltissimi genitori e insegnanti delle scuole bresciane: oltre alla Bettinzoli-Pascoli, Leonardo, Torricella, Rodari, Arnaldo, Lana-Fermi, San Polo, Tiboni, 28 maggio e scuole materne comunali.
IL MOTIVO DELL’incontro? «L’impossibilità a garantire il servizio essenziale a causa di una situazione economica insostenibile – spiega Cinque -: il Ministero da 2 anni non rimborsa più le spese che la scuola è costretta ad anticipare e il Comune, rompendo il patto di stabilità, ha tagliato i fondi. Il risultato è che non abbiamo soldi per pagare i supplenti e i fornitori, per attivare progetti didattici e comprare la carta igienica, per mantenere l’attività amministrativa e assicurare condizioni di sicurezza. Ma quanto può durare questa situazione?».
LA GRAVITÀ DEL MOMENTO è confermata da cifre così alte, il direttore Cinque si chiede: «Si può denunciare per furto lo Stato?»: è infatti di 113 mila euro il debito che lo Stato ha nei confronti della Bettinzoli-Pascoli e di 2 milioni e mezzo verso le scuole medie e elementari bresciane. Che fare, dunque, per affrontare un problema che – ricorda il consigliere del Comitato Genitori della Bettinzoli Pietro Chini – si è aggravato con la circolare ministeriale del 14 dicembre 2009, che prevede un taglio effettivo del 25 per cento del budget?
Sostiene Chini: «Mettiamoci assieme – genitori, docenti, non docenti – e organizziamo una momento senza colori e senza bandiere, dove gli insegnanti e i genitori saranno in piazza con i figli, perché sono loro che restano fregati se decade la qualità della scuola pubblica». La proposta è quindi una grande manifestazione la mattina di sabato 6 marzo «per farci sentire e pretendere delle risposte» afferma la presidente del Consiglio d’istituto della Bettinzoli Catia Loda. La sala accoglie positivamente la proposta, perché «la situazione sta diventando ingovernabile e non migliorerà certo negli anni» dichiara un genitore del «Leonardo», il liceo che vanta 370 mila euro di credito verso lo Stato ma debiti nei confronti di insegnanti e fornitori. E perché, ricorda un rappresentante dell’associazione Scuole autonome bresciane, «solo se ci sono le risorse finanziarie si garantisce una scuola di qualità» e, continua Paola del Coordinamento Genitori scuola dell’infanzia e nidi, «è ora di dire basta, di unirci e obbligare a rimettere la formazione al centro».
INTANTO, I DOCENTI della scuola media Tridentina-Kennedy-Romamino-Silone, anch’essa in profonda difficoltà, stanno raccogliendo le firme per un documento di protesta rivolto alle autorità nazionali e locali «per contrastare la proposta governativa di far pagare alla scuola pubblica – ente formativo per eccellenza – insieme alle famiglie, le loro decisioni».
E C’È CHI SI CHIEDE, come un’insegnante-genitore, «se la scuola pubblica è allo sfascio, perché quella privata gode di ottima salute? Perché, se la scuola privata rappresenta il 10% della realtà scolastica, la Lombardia investe 700 euro per ogni studente delle private e nemmeno 8 euro per quelli delle pubbliche?». La speranza è che alcune risposte arrivino con la manifestazione indetta per il 6 marzo.
fonte: bresciaoggi.it Giovedì 25 Febbraio 2010
Vai articolo originale: http://andreavolpi.blogspot.com/2010/02/scuole-bresciane-in-piazza-lo-stato-ci.html