Andrea Solazzi, Fortunato Grippa e Natalino Costanzi hanno lavorato con grande dedizione per ottenere olio dagli ulivi piantati alcuni anni fa proprio da Natalino, nel giardino della chiesetta della Campagnola a Ghedi. Ora, questo giardino accoglie oltre un centinaio di piante che conferiscono all’area un’atmosfera serena, trasformandola in un vero e proprio “orto degli ulivi“. Si era accennato alla possibilità, o forse solo al desiderio, di trovare un nome per l’olio che ne sarebbe derivato.
Obiettivo raggiunto
Nei giorni scorsi è iniziata la raccolta delle olive, circa mezzo quintale, ora al frantoio. Nel frattempo, Daniela, moglie di Fortunato, ha ideato il nome perfetto per il prodotto: “Campagnolio“. Questo nome coniuga perfettamente la tracciabilità del prodotto con la sua essenza. Ora l’olio è pronto per essere confezionato in piccole bottiglie e, in cambio di una donazione simbolica a favore della chiesa, finirà sulle tavole di molti.
Il “mistero”
Sembra tutto perfetto, ma c’è un piccolo mistero. Dato un rendimento del 10%, mezzo quintale di olive avrebbe dovuto produrre circa 5 litri di olio. Tuttavia, alla fine ne sono stati ottenuti quasi 20. Qualcuno ha parlato di miracolo, un’idea lasciata correre visto il contesto: le olive della chiesa, i fedeli che partecipano alla raccolta, e il brolo che evoca l’evangelico orto degli ulivi.
La spiegazione concreta
La realtà è un’altra: per poter accedere al frantoio, era preferibile avere una quantità di olive superiore. Così, nei giardini della Campagnola è iniziata la ricerca di altra materia prima. Molti parrocchiani e residenti della zona hanno voluto contribuire, unendo le loro olive a quelle raccolte nel brolo della chiesa. Il risultato è un olio “composito“, frutto delle olive del brolo e di altri giardini della Campagnola, il Campagnolio.
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