È un lavoro certosino, fatto di precisione e attenzione, ma anche di perizia e professionalità: palmo a palmo si sta battendo il golfo di Desenzano alla ricerca di Hasnain Zeb, il 33enne uscito in pedalò sabato pomeriggio del quale sin qui non si è trovata traccia.
Oggi altra giornata di ricerche: la Volga 2026, l’imbarcazione del nucleo nautico dei Volontari del Garda, pianissimo e lungamente sta perlustrando i fondali con la propria strumentazione d’avanguardia che consente le ricerche in profondità.
Anche oggi come nelle giornate precedenti in campo nelle operazioni di ricerca Guardia costiera e Vigili del fuoco. Presenti anche a riva, i pompieri, dislocati proprio davanti al lido Feltrinelli: lì dove il ragazzo, di origini pakistane e residente da qualche tempo in Valtrompia, aveva noleggiato il pedalò sabato.
Hasnain aveva raggiunto Desenzano da solo e sempre da solo si era rivolto alla Margy Beach per prendere il pedalò sul quale poi, attorno alle 17.30, ha raggiunto il largo. Con sé, sul natante, aveva tutto ciò che avrebbe potuto servigli in termini di sicurezza: oltre ai salvagenti, il giubbotto di salvataggio che gli era stato fatto indossare alla partenza, ma che presumibilmente si è tolto durante la navigazione. Fino a quando il lago non restituirà il suo corpo, sarà impossibile stabilire cosa gli sia capitato.
Anche se l’ipotesi più accreditata non è quella del tuffo finito male: Hasnain, che fino a pochi mesi fa abitava a Prevalle, aveva perso la moglie a dicembre, morta nel suo letto per cause naturali a soli 25 anni. Il 33enne, con già acclarati problemi di tossicodipendenza e alcolismo, rimasto solo con un figlioletto di 4 anni potrebbe non aver retto al lutto.
Per questo gli inquirenti sono propensi a ritenere si sia trattato di un gesto estremo.
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