La scomparsa dagli oceani dei predatori quali squali e tonni, vittime di una pesca da tempo dissennata, sta provocando un vero e proprio boom demografico di pesce azzurro tra cui acciughe, sardine e aringhe che hanno più che raddoppiato negli ultimi 100 anni la loro popolazione in mari ed oceani.
Lo studio, portato avanti dai ricercatori dell’University of British Columbia, usando i dati a partire dal 1880 ha dimostrato come la popolazione di squali, tonni e salmoni si sia, negli ultimi 120 anni, ridotta di due terzi con un crollo del 54% a partire dal 1970.
La diminuzione di questi predatori ha conseguentemente provocato l’esplosione demografica delle loro prede che negli stessi anni si è più che raddoppiata. La causa di tutto questo è, secondo gli studiosi, da ricercarsi esclusivamente nella pesca intensiva praticata dall’uomo che, fuori da ogni regola, ha completamente rovesciato l’equilibrio marino.
La proliferazione delle specie in questione, offre agli scenziati scenari preoccupanti, dato che nutrendosi in prevalenza di plancon potrebbero aumentare il rischio di una sovrapproduzione di alghe con conseguenze dannose alla corretta ossigenazione degli oceani.
Secondo Villy Christensen, uno dei relatori di questa ricerca, una ricetta per arginare questo problema potrebbe essere quella di indurre i consumatori a cibarsi maggiormente di aringhe e sardine e meno di tonni e squali in modo da non alterare l’equilibrio della catena alimentare marina riequilibrando di conseguenza anche le popolazioni delle varie specie.
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