Sabato sono stata ad un battesimo: ero la madrina della nipotina più bella del mondo, ma questa è un’altra storia… Quello che mi ha colpito, diciamo intellettualemente, è stato il discorso di Don S***, che ha officiato la cerimonia: dopo i primi gesti rituali, ha esordito dicendo: “E quando questa bambina sarà più grande NON la porterete a catechismo…” Sconcerto tra le file degli astanti… “Non la porterete perchè VOI vi siete impegnati ad educarla nella strada della fede, quindi non avrà bisogno di un catechista…”. Ha proseguito dandoci cenni storici sui sacramenti della religione Cristiana, raccontando che nella Chiesa primitiva il Battesimo era riservato agli adulti, che sceglievano con coscienza di prendere la strada della fede. Perchè, infatti, si celebra oggi il Battesimo ai bambini? Per accoglierli nella comunità, ho risposto io; per cancellare il peccato originale, ha suggerito una parente. Il peccato originale, sussulta Don S***! Ma se Gesù stesso disse: “Lasciate che i bambini vengano a me, perchè a chi è come loro appartiene il regno dei cieli”! Fattostà che ad un certo punto Sant’Agostino s’inventò (o se preferite istituì) il Sacramento del Matrimonio: “Un male necessario” secondo il Santo – “male”, perchè con la procreazione si rinnova il peccato originale (si mette al mondo un peccatore), ma senza di essa l’umanità si estingue, di qui la necessità. Tale peccato va lavato “sacralizzando” l’unione dei genitori ed ulteriormente attraverso il rito battesimale – pena l’eternità nel Limbo, anch’esso inventato da Sant’Agostino, insieme al Purgatorio: da Sant’Agostino in poi, quindi, il Battesimo diventa sacramento da dispensare ai figli, per evitare loro di non godere della visione di Dio per tutti i secoli dei secoli. Tale sacramento va poi confermato dai bambini, una volta più grandi e “coscienti” della propria scelta, attraverso Comunione e Cresima – intorno ai 10 anni… (alla faccia della consapevolezza). Don S*** voleva sicuramente incoraggiarci a rimanere coerenti con un percorso scelto ed al contempo darci qualche cenno storico, di non secondaria importanza. Diciamo che la maggioranza degli adulti credenti presenti è rimasto alquanto scosso da questo prete “folkloristico”, come è stato da essi definito: io ne ero entusiasta! Vi dirò: io mi sono sposata in Chiesa ed ho fatto battezzare entrambe le mie figlie; ho però deciso che non le manderò a catechismo. Incoerenza? Forse, ma per me la fede va al di là di quella che è la Chiesa oggi ed anzi, spesso mi arrabbio per istituzioni e valori, che a mio parere contraddicono proprio la parola ed il sentimento Cristiano, nel cui messaggio mi riconosco. Ho quindi voluto simbolicamente sacralizzare il mio percorso personale e quello della mia famiglia, rivolgendomi più ad un sentimento divino, che ad uno “burocratico”. Non me la sento, però, di mandare le mie figlie a catechismo: sono troppi oggi i veto e le posizioni dell’istituzione Chiesa con i quali non concordo e non penso sia una buona idea mandare le mie figlie ad imparare concetti, che invece la mia educazione etica sconfessa (Es: Mamma, ma perchè lo zio Dave non può sposare lo zio Giò?). Da sempre penso che mi piacerebbe moltissimo che a scuola ci fosse il corso di religioni, non di religione, e che fosse accorpato alle lezioni di storia e filosofia: penso che si insegnerebbe così la materia in modo più accurato ed approfondito; sabato mi sono resa conto proprio delle MIE lacune in questa materia, nonostante io abbia sempre partecipato alle lezioni di religione e pure al catechismo: questo conferma quanto la mia preparazione sia stata carente. Le parole di Don S*** mi hanno lasciato con la voglia di saperne di più e credo che questo sia bello ed importante. Certo, molti principi, se spiegati nel contesto storico, potrebbero decadere, non avendo più ragion d’essere: come si concilierebbe una conoscenza completa, con la fede nella Chiesa, che invece mantiene riti e precetti apparentemente insignificanti, se non contraddittori, rispetto alla parola Cristiana? Questo indubbiamente proccupa chi insegna religione, forse perchè la Chiesa, più che alla conoscenza, è interessata alla professione di fede del proprio “gregge” – solo che così facendo rischia di perdere per strada proprio chi non sia d’accordo a fare il pecorone. Eppure Don S***, che pur conosce tutte le contraddizioni della storia del Cristianesimo e della Chiesa, pur sapendo che Sant’Agostino si è avvicinato alla religione abbandonando la moglie e sottraendole il figlio (prima era solo un bravo padre di famiglia, ma dopo addirittura Santo!), che San Bernardo è colui che ha messo al rogo l’eretico Arnaldo da Brescia (invece di porgere l’altra guancia, vien da dire…), insomma, pur sapendo tutto questo e molto di più, Don S*** è oggi prete e la sua fede lo porta ad accettare la storia di un’istituzione terrena fallace: immagino ne conosca pregi e difetti e scelga di continuare un cammino per amore… di un Amore più grande. In sostanza: credo che oggi la Chiesa dovrebbe conoscersi e farsi conoscere meglio e di più; credo che non l’aiuti, come è stato invece in passato, l’ignoranza del popolo. Penso che conciliare pregi e difetti del porprio credo sia compito di ogni persona, e che un percorso del genere potrebbe dare nuova vita a quella Chiesa, che oggi rischia di essere solo il simulacro di se stessa. Credo anche che ogni sano organismo di aggregazione e mutuo supporto sia utile alla comunità, a quella piccola del nostro quotidiano, come a quella globale. Purtroppo non credo che sarà questo Papa ad intraprendere un percorso del genere, colui che al suo primo discorso pubblico tuonò contro il relativismo: a mio parere non sono la conoscenza e la capacità di decidere e giudicare di ognuno a fermare la fede, ma sono gli atteggiamenti vetusti ed assolutisti di una Chiesa che, come la politica, troppo spesso è lontana dalla gente, dal quotidiano, dalle difficoltà della vita di famiglia. Credo fortissimamente che se oggi ci fossero più preti come Don S*** ci sarebbero più bambini a catechismo, più fedeli nelle Chiese e la comunità potrebbe celebrare insieme, in modo più aperto ed elastico, gli eventi per essa più importanti. Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro è la formula rituale di un gioco: quando le tematiche si fanno serie, si dovrebbe anche diventare capaci di cogliere i 1000 colori e sfumature che arricchiscono il mondo e la nostra società, invece di guardarsi con sospetto o sufficienza, da una parte e dall’altra. Insomma, per la parte che dipende da me, la mia curiosità oggi è accresciuta, insieme alla mia fiducia: mi piacerebbe vedere questo stesso meccanismo di curiosità alla base degli insegnamenti di religione e, soprattutto, di storia e cultura delle religioni. Perchè conoscere è ciò che ci permette di progredire: l’ignoranza, il servilismo, non hanno mai beneficiato nessuno. Alla domanda del titolo vorrei ripondere: fede, cultura E storia. Mi vien da dire “Amen”, ma forse è un po’ blasfemo…
PS: vista la sensibilità dell’argomento ricordo ai partecipanti la mia assoluta Buona Fede e chiedo una partecipazione rispettosa delle posizioni di tutti.
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