Sono stato a votare alle primarie del PD, dopo molti dubbi ed esitazioni ma alla fine ho fatto una scelta convinta.
In sezione molte facce nuove, qualcuna inaspettata e quella atmosfera strata di chi, in un mondo caotico, continua a cercare una normalità.
Mentre aspettavo in coda pensavo a quelli che organizzano scuole in luoghi impossibili, a chi costruisce orchestre nelle montagne di spazzatura, a chi nel dopoguerra provava a ridare regole a un paese sconvolto.
Ho pensato alla voce di Mano Gagliardelli, il compagno del PCI forse tra i più anziani con cui mi capitava di chiacchierare, i suoi racconti di ostinata convinzione sulla fatica di difendere la democrazia, le sue regole anche quando sembrano non funzionare. Mi raccontava di manifesti attaccati e strappati dagli altri e ostinatamente ancora riattaccati: era costata troppo la libertà per lasciargliela vinta.
Ho pensato alle raccomandazioni di Gianpiero quando facevo il consigliere comunale: non mollare, bisogna resistere un minuto più di loro, culo di pietra.
Ho ripensato ai sogni, molti delusi, di fare le cose in modo diverso, alcune le avevo appena raccontate ieri parlando di innovazione.
Eppure… Eppure… Eppure c'è un senso di continuità, di qualcosa che si ostina a tornare in piedi quando sembra abbattuta, la voce silenziosa di chi non accetta di abbassare la testa di fronte a chi grida che non c'è niente che va bene.
Vedo gente normale che sta pacatamente in fila, uscendo vedo gente normale che piano piano arriva.
Avevo 21 anni quando imparato queste elezioni e ancora me le ricordo.
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