L'altro ieri è morto Bruno Bonzi, il nonno di Irene.
Di lui ho un ricordo molto speciale che me lo rende particolarmente caro:
si stava costruendo la copertura per il palco degli spettacoli alla Festa de l'Unità in Castello a Desenzano e lui dirigeva i lavori essendo un bravo impresario edile. Quando fu il momento di fissare il punto in cui i diversi tubi da ponteggio si intrecciavano al culmine mi disse "Ciapa 'na ciaf del vintidù e va su" (prendi una chiave del 22 e vai su). Sarei morto di spavento: salire a 15 metri di altezza, strisciare lungo un tubo innocenti con una chiave inglese in tasca per andare a fissare un maledetto bullone.
Sotto di me il Bruno e gli altri muratori che mi incitavano e sbeffeggiavano lo studentello (avrò avuto 21 o 22 anni) e pian piano sono arrivato a quel punto cruciale e ho stretto il bullone.
Alla fine, quando sono sceso, ero stato adottato, avevo passato il mio "rito di iniziazione" e avevo imparato a vincere una nuova paura di "non farcela".
Non me lo sono mai dimenticato e tutte le volte che devo superare un qualche ostacolo mi rivedo con le braghe corte, una chiave del 22 in tasca su quel palo che stringo il bullone e sotto il Bruno con i suoi occhi azzurri e luminosi che mi guarda e sorride.
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