Ho letto questa magnifica riflessione di Massimo Mantellini sulla nostra classe dirigente e volevo commentarla, poi mi son detto che non c’è nulla da aggiungere alla sua scrittura se non leggerla e pensare.
La pacatezza, la compostezza e nel contempo la severità del giudizio hanno il tocco dell’oratoria classica, e non mi sorprenderebbe di immaginare questo testo dato come compito in classe di latino o di greco, sapendo che le stesse parole avrebbe potuto scriverle Cicerone o Erodoto.
In fondo non c’è insulto o qualunquismo o peggio rassegnazione, c’è invece un sottile invito all’azione, a riflettere e ad agire, a fare appello alla propria dignità per cambiare lo stato delle cose.
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