Non c’è cosa, oggetto, manufatto, realtà, anche oggettiva, che possa essere definita buona o cattiva. Come per l’energia atomica, tanto per fare un esempio da poco…, nulla è bene o male, è il nostro uso delle risorse che ci circondano a qualificarle – non in senso assoluto, ma spesso caso per caso. Quando l’email cominciava, oltre 10 anni fa, a diventare un mezzo di comunicazione sempre più diffuso, spesso la gente lamentava la sua freddezza: vuoi mettere una lettera? Certo, ma una cosa non annulla l’altra e, soprattutto, scrivendo un’email con la stessa passione che si impiegherebbe per una missiva cartacea, si perde sicuramente la personalizzazione della grafia di ognuno, forse la tangibilità delle parole d’affetto, ma si guadagna in celerità e si riesce a stare tutti un po’ più vicini, anche se separati da kilometri ed oceani. Ed ecco che YouTube, il video digitale ed una coppia di giovani genitori in attesa, creano un mix, che a mio parere è una delle moderne versioni della poesia – che non deve soppiantare, ma alla quale si può affiancare, specialmente per chi è più un maestro dell’immagine, che della parola.
E guardacaso la protagonista del video, che entra in scena nel finale, ha uno dei nomi più poetici che io conosca, quello di mia figlia… che guardacaso stamattina canticchiava: “Noi siamo l’elemento umano nella macchina…”
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