“Una proposta che non ha senso”. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha replicato così, a margine della seduta del Consiglio regionale convocato sul tema, a chi chiedeva lo stato di calamità per la Lombardia. “I dati – ha aggiunto il governatore – dimostrano che il trend è in netto miglioramento in tutti i territori della nostra regione”.
L’assessore all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, ha spiegato che “la Lombardia ha fatto investimenti senza precedenti sul tema della qualità dell’aria. 19 miliardi di euro in cinque anni per infrastrutture, innovazione e agricoltura. Per i prossimi anni sono previsti altri finanziamenti che abbatteranno ulteriormente le emissioni. La media annuale di PM10 negli ultimi anni non ha mai superato in nessuna stazione i limiti normativi e nel 2023 anche la media annuale di PM2.5 è rimasta per la prima volta entro i limiti in tutta la Lombardia”.
La riduzione del PM10 per provincia
L’assessore ha quindi evidenziato i dati provinciali relativi ai giorni di superamento della soglia di PM10 nel 2023 rispetto al dato del 2003 nei capoluoghi della regione. Milano: da 163 giorni a 49 giorni; Monza: da 145 giorni (dato 2006) a 40 giorni; Como: da 102 giorni a 15 giorni; Bergamo: da 112 giorni a 21 giorni; Brescia: da 118 giorni a 40 giorni; Lodi: da 137 giorni a 43 giorni; Mantova: da 188 giorni a 62 giorni; Sondrio: da 97 giorni a 6 giorni; Lecco: da 97 giorni a 6 giorni; Varese: da 19 giorni (dato 2004) a 4 giorni; Cremona: da 136 giorni a 46 giorni; Pavia: da 122 giorni (dato 2004) a 33 giorni.
Non esistono elementi normativi per chiedere stato di emergenza
“Non esistono elementi normativi per chiedere lo stato di emergenza. Strumentalizzare la questione ambientale – ha aggiunto l’assessore – per fini politici contro la Regione Lombardia significa screditare un sistema di imprese, enti locali, agricoltori, operatori turistici che ha investito sulla sostenibilità ambientale ottenendo risultati che sono dimostrati dai dati”.
Inversione termica trasforma pianura padana in ‘recipiente chiuso’
“Nel periodo invernale – ha concluso l’assessore – sono frequenti condizioni di inversione termica che trasformano la Pianura Padana in una sorta di recipiente chiuso, in cui gli inquinanti vengono schiacciati al suolo. Questo spiega perché nella pianura padana le concentrazioni della maggior parte degli inquinanti mostrano uno spiccato ciclo stagionale, con valori invernali di molto superiori a quelli estivi. Ovviamente vogliamo continuare a investire sulla riduzione della circolazione dei veicoli più inquinanti, su misure di efficientamento energetico, sul corretto utilizzo domestico della biomassa legnosa e sul miglioramento della gestione dei reflui zootecnici”.
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