ENTRATA IN ACQUA
Molto importante – e spesso trascurata – è la fase di “decompressione”, il passaggio dall’ ambiente terrestre a quello acquatico.
A volte infatti capita, magari per il poco tempo a disposizione, di spogliarsi con un ritmo frenetico per catapultare il bambino nel piano vasca già dopo qualche minuto. Anche se non ci pensiamo, si vive questo stacco come estrema ansia, come un qualcosa di imposto e non più come un gioco.
Bastano piccoli gesti come prendere la mano, sistemare la cuffia e le ciabattine per predisporre mentalmente il bambino a quei 30-40 minuti di puro divertimento.
L’approccio standard che quasi tutte le scuole, post e blog dedicano all’entrata in acqua è caratterizzato da due semplici esercizi :
– Far sedere il bambino sul bordo e battere le gambe ;
– “lavarsi il viso” sempre restando seduti sul bordo per poi GRADUALMENTE immergere tutto il corpo nell’acqua.
Sarebbe ideale avere un impianto con vasca piccola ; toccando con i piedi il bambino è cosi più “predisposto” all’esercizio in acqua, vivendo cosi la cosa con più serenità e convinzione.
In questa fase, occorre lasciare il bambino libero di muoversi nell’acqua limitandosi semplicemente ad osservare le reazioni.
Uno step successivo potrebbe essere la GUERRA DEGLI SCHIZZI. In questo modo si cerca di abituare il bambino al “fastidio” dell’acqua sul viso.
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