Ieri sono stato con Steffi alla proiezione di un filmato/documentario dichiaratamente contrario agli OGM, a parer mio poco scientifico. Il titolo del film era “Gekaufte Wahrheit” (“Verità comprata”), prodotto in Germania nel 2011. Non voglio entrare nei meriti del film, di quanto era di parte, di quanto poco erano scientifiche le conclusioni che traeva e di quanto deboli erano le argomentazioni esposte.
Piuttosto penso che valga la pena soffermarsi sulla questione dei finanziamenti per la ricerca. Secondo il regista, il 95% degli investimenti scientifici nel settore proviene dalle tasche dei privati. La conseguenza più importante è che l’impresa finanziatrice pone il veto di pubblicazione sui risultati che non le convengono che vengano diffusi. Possiamo lamentarcene e dire che queste imprese sono un freno alla scienza, al sapere, al bene sociale?
Possiamo forse lamentarci che il tassista ci faccia fare un giro più lungo per mostrarci le bellezze della città, quando vogliamo solo arrivare in fretta all’aeroporto? Magari non ci fa pagare l’extra, ma comunque non sta facendo quello che gli abbiamo chiesto, che è contrario agli accordi contrattuali. Così come si assume un tassista per raggiungere una meta, così le imprese del settore assumono ricercatori per trovare nuovi prodotti.
Un’impresa che vieta allo scienziato di pubblicare certi risultati, non può essere biasimata per fare i propri interessi. Del resto quell’impresa non ha l’obiettivo di incentivare il sapere. Questo sarebbe il compito delle fondazioni delle università, dello Stato. L’impresa deve cercare di generare profitti, mantenere fede ai contratti di assunzione e lavoro fatti con i suoi lavoratori e fornitori.
Un altro esempio: voi andreste a fare il benzinaio/a da un distributore che alla prima notizia che la benzina bruciata è dannosa per l’ambiente, chiude i battenti e vi licenzia? Cerchereste un datore di lavoro che ambisce a mantenere l’impresa in piedi, capace di gestire la propria fetta di mercato ecc. Così il ricercatore, quando accetta un lavoro con le garanzie che un’impresa può dare, decide di sacrificare una parte di libertà di espressione. Nulla gli vieta di cercarsi un altro datore di lavoro, qualora le condizioni non lo soddisfacessero.
Con tutto questo non voglio dire che non si debba dare voce alle scoperte contraddittorie se legittimate da una ricerca seria. Dico solo che non possiamo lamentarci che una casa farmaceutica metta il brevetto su un medicinale sviluppato, che un’azienda del settore biochimico vincoli i suoi dipendenti a lavorare a vantaggio dei propri interessi e non contro di essi.
Come fare allora per evitare di farci avvelenare dai alcuni prodotti (sia geneticamente modificati che non)? Facendo in modo che sia lo Stato a finanziare la ricerca, garantendo l’imparzialità sui risultati scientificamente ottenuti. Votando coloro che hanno competenza nel loro campo, che non hanno conflitti di interessi lampanti, chi dimostra di avere la rettitudine morale di non farsi corrompere.
Con questo post non voglio dire che le multinazionali siano sante nello sviluppare OGM e annessi pesticidi. Dico però che non possiamo lamentarci se da un lato vogliamo la libera concorrenza così da poter pretendere con ogni mezzo di avere il giardino libero da erbacce usando comodamente pesticidi, e dall’altra volere che i contadini non vogliano lo stesso risultato per portarci sulla tavola prodotti a basso costo.
Se siamo disposti a spendere di più per prodotti biologici, locali, non-ogm, facciamolo. Votiamo con i nostri acquisti, votiamo con il nostro potere democratico, ma non criminalizziamo solo chi ci fa comodo! E non giustifichiamoci con il fatto “tanto il mio voto non conta”. A livello regionale, provinciale, comunale, condominiale, il nostro voto conta molto. Facciamoci promotori della nostre idee e dei nostri valori, non delle nostre lamentele e basta. Vota secondo i criteri che vuoi vedere manifestati dalle istituzioni. Non cadere nella trappola di ammirare un prof, un assessore o chiunque solo perché fa il furbo in un sistema corrotto. Apprezza gli sforzi idealistici di chi rema contro anche con piccoli risultati, perché è di esempio ad altri. Chi semina, raccoglie.
P.S.: Sia chiaro, qui discuto della coerenza del consumatore/elettore, non dei contenuti della ricerca sulle biotecnologie.
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