Possiamo crescere senza guerra?

A questo incontro di apertura del progetto di Liberamente a Bolzano, se non ricordo male, Caracciolo ha detto che la sua, quindi gli adulti di oggi, è stata la prima generazione senza guerre. Poi un altro intervento, questa volta di Velasco mi pare, diceva che i valori la cui assenza spesso viene rinfacciata ai giovani di oggi, sono una conseguenza della generazione che ci ha preceduto, degli adulti.

Mi chiedo, non è che forse questa mancanza di conflittualità generalizzate e condivise a livello globale sia la causa della mancanza di valori? Come facciamo a fondare nuovi valori e a farli radicare senza conflitti armati (sulla cui nocività complessiva non si discute)? Come possiamo ottenere gli stessi risultati positivi sui giovani di oggi che ha avuto la guerra sulle generazioni passate?
O al contrario, non è che forse i valori ai quali facciamo spesso con nostalgia riferimento, siano frutto di una situazione sbagliata come la guerra? Non è che forse non abbiamo il coraggio di mettere in discussione i vecchi valori?

Io la butto come provocazione, ma penso che su questo si basino le fondamenta del futuro. Penso che su questo si basino le soluzioni dei grandi problemi sociali, ambientali e economici del futuro. Sono forse queste le guerre nuove per le quali dobbiamo sviluppare valori nuovi, tagliati su misura.

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