Cosa hanno in comune l’alluvione del Veneto dei giorni scorsi, il terremoto d’Abruzzo del 2009, la marea nera nei mari della Louisiana del Giugno 2010, l’uragano Katrina del 2005, le alluvioni del Brasile del marzo 2010?
Queste catastrofi comportano un significativo incremento delle merci scambiate con denaro e quindi, inevitabilmente nel tempo, un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL).
Sembra assurdo, ma disastri che mettono in ginocchio intere nazioni vanno ad incrementare l’indice che la Politica utilizza per convincere i popoli di quelle stesse nazioni che in esse si vive meglio.In realtà il PIL è un indicatore ormai sterile che non tiene conto di molteplici elementi che sono poi il vero cardine dello “star bene” di un popolo, e soprattutto non indica la crescita sociale di una società.
Si pensi che nel PIL non si conteggiano, per esempio, le cure che le famiglie prestano ai propri anziani o quelle della mamma rivolte al proprio figlio. Non include il lavoro casalingo e il volontariato. Non considera quei beni donati, barattati, riciclati e aggiustati. Non tiene conto della qualità dei rapporti tra le persone. Non misura la “felicità” dell’uomo. Robert Kennedy, nel suo famoso discorso dell’8 Marzo 1968 tenuto all’università del Kansas, diceva:
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, […]. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
Alla luce della presa di coscienza che il PIL non è più un indicatore sufficiente a misurare le performance di una nazione evoluta, come potrebbe essere un qualsiasi Paese d’Europa, alcuni tecnici stanno cercando di definire un nuovo parametro: il BIL, Benessere Interno Lordo.
Il BIL è un indicatore che cerca di misurare la qualità della vita dell’uomo e della comunità in cui vive. Nella sua definizione si tiene conto, ad esempio delle condizioni di vita materiali, dell’aspettativa di vita alla nascita, del tasso di iscrizione universitaria, della partecipazione alla vita politica e governance, della qualità dell’ambiente, del tasso di criminalità e dei rapporti sociali.
Per le comunità con un PIL elevato è dimostrato che un eventuale incremento del PIL non comporta, di norma, alcuna variazione positiva del BIL, anzi spesso si traduce in una diminuzione di tale indicatore. Ad esempio, si può avere un alto prodotto interno lordo in una zona con alto tasso di criminalità, fattore che deprime il BIL.
Nel settembre 2009 è stata stilata la prima classifica, pubblicata anche su Il Sole 24 ore, del BIL delle principali città italiane. Brescia, con il suo importante PIL, si è piazzata solamente al 55° posto.
Credo che per noi gardesani sarebbe interessante che i Sindaci e gli aspiranti sindaci, provassero a conteggiare il BIL del proprio Comune ed in occasione delle prossime campagne elettorali questo divenisse uno dei punti di discussione e di confronto tra i contendenti, abbandonando finalmente le sterili promesse che ormai contraddistinguono la politica gardesana.
Il BIL locale è una sfida per quei sindaci che si vogliono distinguere dal qualunquismo politico degli ultimi decenni. Una sfida che certamente permetterebbe di pianificare una più sana politica comunale basata sulla sobrietà, sulla creatività, sul buon senso e sul buon gusto.
Dimenticavo, anche star fermi in coda un paio d’ore con la propria auto o fare un incidente incrementa il PIL, facendo sì felice qualche politico romano, ma non voi e quindi: De-PIL-iamoci!
Simone Zuin
Articolo pubblicato sul nr. 3 del Corriere del Garda.
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