Organizzare un master di musica classica è un grande lavoro e sono mesi che ci sono immerso.
La ricompensa è sapere che stiamo facendo una cosa grande e importante per gli allievi, per la città, per la musica stessa, anche se in questi mesi non sono mancati gli inevitabili scontri con l'imbecillità, l'insensibilità, il pressapochiscmo e l'arroganza.
Qualche volta ti viene voglia di "madarli a stendere" di mollare e di dire che non ne vale la pena …. ma poi vedi un papà generoso come Alberto Leali, che va a caricare le pesantissime teche per la mostra di liuteria e poi oggi è ancora alla scuola a preparare lo spettacolo di giovedì e poi Maurizio con i suoi figli che viene ad aiutare… e allora bastano due, cinque dieci, belle persone per far passare in secondo piano i cento cretini perchè ognuno di loro non vale un decimo delle persone splendide che ruotano attorno alla scuola.
E poi un piccolo privilegio finale stasera: a cena con Antonio Meneses, uno dei più grandi violoncellisti del mondo.
Siamo andati alla Taverna, a mangiare carne alla brace e polenta e a chiacchierare del mondo, della musica, del senso delle cose, di cosa ci insegnano i maestri e di cosa possiamo restituire insegnando.
Mi ha persino offerto di prendere lezioni da lui durante il master (offerta che mi sono affrettato a rifiutare con una specie di "dominus non sum dignus…" ) e per ora mi appago delle sue storie, dei racconti, degli accenni alla tecnica violoncellistica di un grande maestro e delle sue riflessioni sulla ricerca che ciascun artista compie facendo musica.
Abbiamo parlato dei nostri genitori, della disciplina che la musica impone, di come ciascuno sappia accogliere il compito che il destino gli ha posto, e in mezzo a tutto questo qualche pillola di saggezza figlia dell'esperienza.
Domani c'è un sacco di lavoro da fare ma stasera mi godo l'accaduto.
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