Sono proprio bravi!. Non dovrei dire altro di Stefano e Luca e della loro performance di stasera alla WavePhotoGallery.
Non era solo una performance sonora che accompagnava una presentazione di un lavoro dell'artista bresciano Albano Morandi, ma un esempio di come il suono può trasformarsi in musica senza bisogno di seguire gli schemi convenzionali.
Il tema era quello del "riciclo" perchè Morandi utilizza materiali di recupero per molte delle sue opere e Luca e Stefano hanno fatto lo stesso con i suoni: materiali di recupero per le tavole sonore e un intreccio con suoni presi da materiali di scarto delle loro registrazioni in studio.
Già le tavole sono delle piccole opere d'arte per come materiali sonori e non sono uniti per formare meccaniche semplici che l'elettronica poi espande.
Tutto è fatto per vibrare, frusciare, ronzare, risuonare: corde riciclate, molle, elastici, lamine, ventole di computer.
Microfoni piezoelettrici riportano il suono anche degli sfioramenti e connetori con potenziometro saldati alla bell'e meglio danno il senso della totale provvisorietà di questo "strumento.
Ma c'è nella loro esecuzione la maestria di chi sa trattare il suono come strumento e le tavole sono solo la necessaria interfaccia fisica tra le loro idee e le nostre orecchie.
Ai meccanismi da Mad Max si affiancano tutte le componenti elettroniche che manipolano il suono e lo alterano seguendo il gusto dei due musicisti che di tanto in tanto si guardano per cercare l'intesa che ogni musicista che suona in gruppo ricerca nel partner.
Particolarmente efficace l'utilizzo della Maschine su cui Luca aveva riportato i suoni registrati nello studio di Morandi e che opportunamente campionati e associati ai tasti del pad diventavano nuovi tasselli della creazione musicale.
Trattandosi di opere-evento in cui ciascuna rappresenta un elemento unico e irripetibile, ero molto impegnato a documentare per i miei due amici filmando l'evento ma le orecchie erano ben aperte e lasciavano che il suono arrivasse senza giudizi o schemi preconcepiti.
Durante l'esecuzione ero catturato dai gesti, dalle modalità di "esecuzione" in cui i suoni venivano creati e elaborati all'istante o dal computer o dalla manualità di una corda premuta, un potenziometro manovrato con la perizia di chi lo fa da sempre.
Piccole "chicche" di tanto in tanto: un suono della tromba di Marcus Stockausen presa dal materiale di registrazione di un disco di Luca che diventa una sorta di ritornello sul quale Stefano riproduce il medesimo suono premendo e rilasciando una corda.
O un momento in cui il suono campionato dei passi di Morandi nel suo studio diventano il "groove" su cui le corde da basso montate sulla tavole e fatte vibrare con l' e-bow intessono una sorta di contrappunto ritmico e timbrico.
Esperimenti come questi non sono una novità nel panorama della musica sperimentale o elettornica ma stasera si sentiva che i due interpreti sanno usare il suono puro come strumento con una maestria e un gusto che sono frutto di un lungo percorso di ricerca e l'idea guida della performance (il riciclaggio) dava un senso a tutto quello che abbiamo ascoltato.
Mi piacerebbe ora riscoltare l'esecuzione in un ambiente in cui la condizione di ascolto e di luce sia
più mirata a favorire l'ascolto: sì sto pensando a organizzare una loro esecuzione anche solo di pochi minuti al teatro della scuola.
Sono certo che tutti capirebbero e apprezzerebbero.
Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2011/12/performance.html