Ieri il presidente Napoitano ha detto cose interessanti, parlando a una delegazione dell’ANCI: lo scontro politico cieco e pregiudiziale è una sceneggiata; la legge del 1993 per l’elezione diretta del primo cittadino è la riforma che ha funzionato meglio e tenuto nel tempo; i sindaci incarnano l’istituzione più vicina ai cittadini.
Il rinnovamento della politica italiana può partire soltanto da lì, dalla dimensione local, dai territori, dove si trovano al lavoro persone che hanno una qualità specifica: non sono interessate a fare della politica una carriera e della pubblica amministrazione un feudo da occupare per decenni. Insomma, da una parte il civil service di tanti sindaci e amministratori, dall’altra il mastellismo.
Dal capitolo La svolta. Tangentopoli e la nuova legge elettorale di “Sindaci imprenditori”.
Il sistema politico reagisce al malcontento generalizzato che esplode con Tangentopoli cercando anche soluzioni “di sistema”. Si pensa di instaurare una nuova stagione nel rapporto tra cittadini e rappresentanti, almeno a livello locale, promuovendo un nuovo sistema elettorale per il Comune che prevede l’elezione diretta del sindaco. Non più, quindi, l’elezione di un Consiglio Comunale in seno al quale parti distinte cercano un accordo sul quale convergere e infine nominano il capo della coalizione costruita su quella convergenza. Con la legge 81 del 1993 il sindaco viene eletto direttamente tra quelli che si candidano al ruolo. Lo scopo è chiaro: instaurare un rapporto diretto tra i cittadini e la persona che deve guidare il Comune, identificare in modo inequivocabile la responsabilità della gestione attribuendo a questa un nome e cognome, e infine impedire le manovre delle segreterie che provocavano la caduta delle giunte per ragioni spesso imperscrutabili. Col risultato di bloccare a lungo l’amministrazione in attesa della formazione di una nuova maggioranza, o della ricostruzione della stessa, magari su basi diverse, per esempio scambiando le deleghe all’istruzione con un assessorato ai lavori pubblici. La nuova legge elettorale consente un’investitura autorevole, una responsabilità chiara, maggiore stabilità. È così che nasce la stagione dei sindaci: gli italiani scoprono che è meglio scegliersi una leadership, assegnare un incarico a una persona, immaginarla al proprio servizio, con una responsabilità alla quale non ci si può sottrarre. Fino al giudizio successivo, che spetta esclusivamente all’elettore. Un cambiamento che rende più disponibili a farsi coinvolgere alcuni imprenditori, i quali erano rimasti lontani dalla politica temendone le prassi poco trasparenti e il rischio di restarvi invischiati, compromettendo la propria immagine. Ma dal momento che si viene scelti direttamente dagli elettori e che soltanto a questi si deve rispondere, può valere la pena farci un pensiero.
La legge più giusta di questo Paese è la riforma del sindaco, io non avrei mai fatto il sindaco se avessi dovuto restare in balia dei partiti: oggi sono sindaco e domani non lo sono più perché le segreterie si sono messe d’accordo contro di me?! [Nord, centrodestra]