1 gennaio 2014
Mi è sempre piaciuto ascoltare. Sin da piccola chiedevo a mio papà, a mia mamma o a chiunque fosse nelle vicinanze: mi racconti la storia di quando eri piccolo/a, della guerra, dei nonni, di Desenzano… Le parole diventavano viaggi, film, emozioni, radici, senso di appartenenza, desideri.
L’aver vissuto sino ai due anni e successivamente frequentato assiduamente la casa paterna ha molto a che fare con la persona che sono. Ricordo soprattutto i pomeriggi d’estate passati nel cortile ombreggiato, dove la zia Mari, le donne del vicinato e le pro- zie Angelina da Lonato, Pierina da Brescia, Pasquina da Milano si e ci raccontavano, racconti discreti, misurati. Donne che avevano un tempo per il racconto, dove noi nipoti avevamo il privilegio di stare nel mondo degli adulti. Mi piace pensare di aver ereditato da loro la capacità della raccontastorie, dove le parole messe in fila danno il LA a ….C’era una volta, che diventa un C’è adesso, che diventa un Ci sarà…
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