Ozono a Brescia: nuova emergenza inquinamento nonostante il miglioramento dell’aria

Nonostante un allentamento della morsa dell’inquinamento atmosferico a Brescia, la città si trova ora ad affrontare un’altra emergenza: concentrazioni altissime di ozono. Questo gas tossico, noto per la sua formazione durante la stagione estiva a causa di reazioni chimiche attivate dalla luce solare, è alla base del cosiddetto “smog fotochimico”. Secondo le raccomandazioni sanitarie, il valore obiettivo di ozono non dovrebbe superare i 120 microgrammi per metro cubo su una media di otto ore di massima insolazione, con una tolleranza di 25 superamenti annui. Tuttavia, Brescia ha già raggiunto 58 giorni di superamento nel 2023, ben oltre i limiti, con solo Bergamo (72 giorni) e Lecco (59) che registrano dati peggiori.

Le conseguenze dell’esposizione cronica all’ozono sono gravi e possono provocare alterazioni nel sistema respiratorio, con circa 21.000 decessi prematuri in Europa attribuiti a livelli elevati di ozono. A Brescia, il fenomeno è stato sottolineato anche da Maria Luisa Pastore, direttrice del Dipartimento Arpa locale, che ha confermato un trend di miglioramento per polveri sottili e ossidi di azoto, ma una situazione critica per l’ozono.

Il Comune di Brescia sta affrontando la questione, puntando su una serie di interventi per ridurre i precursori dell’ozono. Come spiegato da Camilla Bianchi, assessore all’Ambiente, il “Piano Aria e Clima” prevede un rafforzamento della mobilità sostenibile attraverso progetti come il tram, le nuove zone a velocità ridotta e il piano bici (biciplan). Tuttavia, gran parte dell’inquinamento da ozono è legato a fattori esterni, come gli allevamenti intensivi, che si trovano al di fuori della giurisdizione comunale.

L’inquinamento atmosferico non ha confini amministrativi, rendendo necessarie politiche sovracomunali e regionali per combattere efficacemente il fenomeno. L’ozono si forma a partire da inquinanti precursori come gli ossidi di azoto (NOx) prodotti dal traffico e gli idrocarburi volatili derivanti dall’uso di solventi. Il metano, proveniente soprattutto dagli allevamenti intensivi, gioca un ruolo chiave nell’accumulo di ozono, essendo un gas serra 80 volte più potente della CO2 nel riscaldamento atmosferico.

In Lombardia, il 70% delle emissioni di metano è di origine agricola, un problema particolarmente sentito nella provincia di Brescia, dove si concentra una vasta attività zootecnica. Nel triangolo tra Orzinuovi, Montichiari e Manerbio, ad esempio, si alleva il 15% dei maiali italiani, con 1.300.000 capi, un dato paragonabile a quello dell’intera Emilia Romagna.

Le associazioni ambientaliste e i cittadini hanno intensificato la loro lotta per un’aria più pulita. Durante la Giornata internazionale dell’aria pulita, sono state organizzate manifestazioni in città come Brescia, Milano e Roma. Attivisti come Gloria Pellone di “Cittadini per l’Aria” sottolineano la necessità di ridurre l’uso delle automobili, promuovere i trasporti pubblici, eliminare i combustibili fossili e rendere l’agricoltura più sostenibile.

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