Nuovo stop per il depuratore del Garda e crisi politico-amministrativa ad Acque Bresciane. Il presidente del Consiglio di amministrazione della società, Gianluca Delbarba, si è dimesso a sorpresa ieri pomeriggio poco prima della seduta chiamata ad approvare il bando di gara per la progettazione definitiva dell’opera. La decisione sull’argomento è stata rinviata, per mancanza del numero legale. Delbarba lascia la carica di presidente che ricopriva dal 2016 e anche il Cda. Gelido il testo della sua lettera di sole tre righe, in cui auspica «che una rinnovata composizione dell’organo amministrativo possa essere d’aiuto a garantire le migliori condizioni per il buon funzionamento societario».
Spaccatura
EMBED [Leggi anche]È un fulmine a cielo tutt’altro che sereno, comunque: ieri il Cda si sarebbe spaccato sul via libera al bando. I consiglieri Marco Franzelli (Lega) e Mariateresa Vivaldini (FdI) erano favorevoli al rinvio della decisione. E ciò in sintonia con la richiesta in tal senso avanzata lunedì da undici Comuni del Chiese e dalla Comunità montana della Valsabbia di stralciare il punto; rafforzata martedì da una vera e propria «diffida ad approvare o semplicemente prendere atto della documentazione di gara». Ricordiamo che il commissario straordinario per l’opera, il prefetto di Brescia, ha individuato a Montichiari e a Gavardo i due impianti del mega depuratore. Acque Bresciane dovrebbe dare attuazione alla decisione (comunque contestata dagli enti locali). Da sempre Gianluca Delbarba sostiene la scelta di Gavardo e Montichiari e l’annunciata spaccatura ha innescato la scelta delle dimissioni. Non si è presentato alla riunione del Cda, in cui era assente (giustificata) anche Antonella Montini. A un certo punto Vivaldini e Franzelli, dopo aver chiesto e non ottenuto il rinvio della discussione sul bando per la progettazione, hanno lasciato la seduta, facendo mancare il numero legale. Le funzioni di rappresentante legale della società sono state assunte dal gardesano Mario Bocchio, vice presidente.
Rinvio
«Tenendo conto delle dimissioni di Delbarba e delle prese di posizione di molti amministratori, insieme a Franzelli – conferma Vivaldini – abbiamo chiesto di rinviare il punto all’ordine del giorno. La richiesta di una riflessione meno affrettata non è stata accolta. Era invece opportuno un rinvio per arrivare a una decisione condivisa». Vivaldini, che parla a nome di Fratelli d’Italia, ribadisce «che una deliberazione così importante richiede un forte consenso politico, che non può essere delegato a un Consiglio di amministrazione, tanto più con i tempi strettissimi in cui la decisione è stata sottoposta al Cda». FdI ritiene che sia «urgente risolvere il problema del depuratore» e «che i territori debbano avere voce in capitolo». Serve «un chiarimento politico nella consapevolezza che governare significa esaminare proposte alternative e decidere in merito».
Della stessa opinione Marco Franzelli. «Non c’erano le condizioni per prendere una decisione», dice. «C’è bisogno di tempo per fare ancora della valutazioni, ci sono questioni che vanno chiarite e approfondite». La diffida dei Comuni, con la minaccia di chiedere il risarcimento «di tutti i danni patrimoniali e ambientali che la condotta dei consiglieri di amministrazione dovesse cagionare alla collettività» (così la diffida), ha certamente influito. «Il Cda continua il suo lavoro», chiude Franzelli.
Fra le reazioni alle dimissioni di Delbarba e al rinvio del bando c’è quella del sindaco di Montichiari, Marco Togni, che canta vittoria. «A nostro giudizio – scrive – sono troppi gli errori e i passi falsi fatti da Acque Bresciane e che da sempre abbiamo evidenziato». Togni auspica le dimissioni del direttore di Acque Bresciane, Paolo Saurgnani, e del presidente dell’Ufficio d’Ambito, Aldo Boifava. Un commento sull’addio di Delbarba anche dal presidente della Provincia, Emanuele Moraschini: «Una notizia inattesa che porterà la Provincia a far partire l’iter per la nomina di un nuovo presidente. Ringrazio Delbarba per il grande lavoro fatto in questi anni».
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