Chiedono condizioni igienico-sanitarie dignitose e il rispetto dei tempi burocratici previsti per la valutazione del loro status. Non la piscina o il wi-fi, come si ironizza, ma la possibilità di vivere in condizioni decenti e di poter pensare a un futuro diverso. Ecco perché i 35 profughi, tutti maschi dai 20 ai 30 anni, ieri hanno scelto di manifestare all’hotel «Tre lampioni».
Ospitati da tempo (alcuni da quasi tre anni) in via Statale 60 a Maderno, durante il presidio di protesta hanno appeso sulla facciata dell’hotel un cartello (fatto poi rimuovere da Carabinieri e Polizia locale) che ha subito aperto il dibattito sui gruppi social. Che hanno subito messo nel mirino i toni, censurabili, del manifesto («siamo stufi di vivere in questa m… di struttura»), toni che hanno così posto in secondo piano il tema della gestione del progetto di accoglienza. Le criticità emerse sono diverse: un episodio di accesso alla sanità concesso in modo tardivo a un migrante malato, ragazzi parcheggiati a Maderno da più di due anni ancora in attesa della prima commissione territoriale per l’esame della richiesta di asilo, nessun tentativo di attivare un processo di inclusione sociale e territoriale (programmi di alfabetizzazione, insegnamento delle norme), ritardi nella consegna del cosiddetto «pocket money», i 75 euro mensili dati ai rifugiati per le necessità giornaliere. Insomma, un tipo di accoglienza che non trova d’accordo praticamente nessuno.
Qualcosa, però, dovrà cambiare. Intanto l’hotel «Tre lampioni» è stato escluso dal nuovo bando per l’affidamento dei progetti di accoglienza con decreto della Prefettura per mancanza di requisiti. Tanto che, entro il 31 dicembre, i 35 richiedenti asilo dovranno probabilmente essere trasferiti. È inoltre confermato l’avvenuto cambio di gestione dell’accoglienza, finora in carico allo stesso gestore dell’hotel, Francesco Bernava, ed ora affidata invece ad una nuova cooperativa. «Non siamo stati informati – dice il sindaco Delia Castellini, che ha chiesto lumi in Prefettura -. Il Comune è estraneo al progetto. L’hotel è di un privato che lo affitta ad un altro privato che lo utilizza come centro di prima accoglienza. Il Comune non è mai stato coinvolto, ma questi ragazzi – conclude il sindaco – non hanno mai creato problemi in paese. D’altra parte, l’accoglienza ha un senso se dietro c’è un progetto di integrazione». Che, a quanto pare, a Toscolano Maderno finora è mancato.
Vai articolo originale: https://www.giornaledibrescia.it/garda/non-siamo-schiavi-al-tre-lampioni-la-protesta-dei-profughi-1.3293069