All'uscita dal concerto una signora in fianco a me commenta: "Non pensavo di ascoltare musica moderna… ma mi è proprio piaciuta".
Infatti i due brani più ostici, quello di Pierre Boulez e quello di Carlo, grazie anche alla spiegazione iniziale di uno dei violoncellisti e dello stesso Carlo, sono risultati curiosi e interessanti, la gente capiva e seguiva la musica ascoltandone ritmo e spazialità, l'intreccio dei due temi (Jakyll e Hyde) nel brano di Carlo, le note del cognome Sacher che passano da uno strumento all'altro in quello di Boulez.
Come già era accaduto lo scorso anno a Desenzano, se la musica contemporanea è proposta con passione e bravura ma anche con grande rispetto per il pubblico e reale volontà di farla apprezzare il risultato è sicuramente positivo.
Io stesso che ho sempre trovato Boulez scostante e difficile, oggi invece l'ho apprezzato e il suono di quattordici violoncelli ha come arrotondato le dissonnanze ed esaltato l'intreccio dei suoni gravi e di quelli più acuti.
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