Formigoni dice «Se qualcuno dimostrasse che Daccò ha avuto un vantaggio dai rapporti con me mi assumerò le mie responsabilità e mi dimetterò». Ora, un politico al quarto mandato dovrebbe essere abbastanza sveglio da capire quando fa un favore a qualcuno. Non posso immaginare che non si accorga con chi è in credito e chi in debito. Le ipotesi sono due: o fa finta di non capire, o non capisce proprio. In entrambi i casi non vedo motivo perché non debba dimettersi.
Chiedere inoltre che qualcuno dimostri i fatti per decidere se dimettersi è un’ulteriore uscita inaccettabile: se i fatti sussistono si dimetta, sia che la cosa venga provata o meno; se invece i fatti non sussistono, qualunque prova contro di lui sarebbe falsa e dunque non sarebbe giusto che si dimettesse. Il termine delle indagini non è dunque in alcun caso motivo di rimanere o meno, perché lui dovrebbe agire secondo verità in ogni caso. I fatti lui li conosce benissimo, meglio di chiunque altro, visto che ne è il protagonista (non mi pare abbia mai detto di essere stato sonnambulo, sotto ipnosi o altro); perché dunque aspettare la soluzione del caso per decidere se rimanere o andare?
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