Nell’Italia che rallenta mancheranno 1,3 milioni di lavoratori nei prossimi 5 anni

Nell’Italia che vede rallentare la crescita rispetto alle stime iniziali, nei prossimi cinque anni mancheranno 1,3 milioni di lavoratori. Una difficoltà per le imprese italiane che si somma a quelle legate alle incertezze dovute alle crisi internazionali (Medio Oriente e Ucraina su tutte), agli aumenti dei costi di produzione (in particolare quelli energetici), all’impatto del green deal sull’industria (in particolare nel settore dell’automotive) e all’andamento dell’utilizzo dei fondi del Pnrr.

Sono i dati che emergono dal rapporto di autunno di Confindustria sull’andamento dell’economia italiana, vista in rallentamento rispetto alle aspettative.

Occupazione

“Quando la domanda di lavoro è maggiore dell’offerta si delinea una situazione di carenza in termini assoluti di lavoratori nel mercato del lavoro, che porta ad una difficoltà di riempimento dei posti vacanti”, si legge nell’analisi fatta dal Centro studi di Confindustria. Che stimano in Italia, a parità di tasso di occupazione (61,5% nel 2023), nel quinquennio 2024-2028 un “mismatch quantitativo” che “potrebbe ampliarsi di 1,3 milioni di unità”.

Una carenza che secondo gli analisti di Confindustria potrebbe essere attenuato da un’adeguata politica migratoria, “ampliando gli ingressi di lavoratori stranieri di circa 120mila l’anno”.

I dati sulla crescita

Il Centro studi di Confindustria ha rivisto al ribasso le stime sul Pil, al +0,8% nel 2024 e al +0,9% nel 2025. In un quadro – evidenzia la vicepresidente di Confindustria che ha la delega per il centro studi, Lucia Aleotti di perdita di competitività dell’Unione Europea. Con la locomotiva Germania in grande difficoltà.

Di fronte a questo, si chiede di valutare nelle politiche europee le conseguenze del green deal sull’industria. Che non significa, per gli industriali, rinunciare alla sfida della transizione: “Si può camminare in questo percorso – chiarisce Aleotti – senza dover desertificare industrialmente il nostro continente, senza creare disoccupazione, senza rinunciare ai nostri standard sociali”.

Le criticità

Cinque le criticità evidenziate dagli analisti di Confindustria. Oltre alla carenza di lavoratori, ci sono i “costi di alloggio troppo elevati rispetto a produttività e quindi salari”, freno alla mobilità dei lavoratori. I prezzi del gas e dell’elettricità che sono ancora più alti in Italia. Le dinamiche del crollo del settore auto. Gli investimenti, che quest’anno saranno appena dello 0,5% e che nel 2025 saranno negativi (-1,3%).

Il Pnrr

Quanto al Pnrr, sul quale si confida per attenuare la riduzione degli incentivi sulla casa, Confindustria rileva un rallentamento della spesa rispetto a quanto programmato: circa la metà nel 2024 e due terzi nel 2025, rispetto alla rendicontazione ReGiS. Un rallentamento stimato in circa 21 miliardi in meno nel 2024 e 19 nel 2025.

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