Musica e legalità

Umberto Palazzo, voce storica dei Massimo Volume, giorni fa ha messo in rete un suo resoconto in cui mostra quale sia la reale economia che gira attorno ai concerti, dividendo i vari artisti per fasce in base al cachet che possono permettersi. I guadagni e il business che gira attorno alla musica è ormai risicato e per una band o un artista riuscire a vivere della propria arte è veramente difficile, un mare magnum in cui i professionisti si confondono con i dilettanti e in cui la battaglia ai 50 euro in piu’ o in meno possono fare la differenza. Gruppi che in virtu’ della promozione fanno 200 chilometri per suonare in locali non sempre entusiasmanti per cachet che spesso non coprono le spese. Naturalmente in questa corsa al ribasso la legalità è stata la prima condizione a sparire. 

Sembra che comunque qualcosa stia cambiando e dal basso. 

Passare ad una posizione di legalità sembra la condizione indispensabile per ridare dignità e senso a questo lavoro.
Demetrio Chiappa
Sto condividendo, da un po’ di tempo, un progetto assieme a Demetrio Chiappa, presidente della DOC Servizi che penso sia un’eminenza grigia del settore. Credo fermamente che uno dei cambiamenti della situazione musicale attuale passi per forza attraverso questo argomento.

Ho posto alcune domande a Demetrio, per cercare di capire meglio cosa vuol dire legalità nel mondo dello spettacolo. Gli spunti sono parecchi e tutti interessanti.

Che cos’è la DOC e cosa si prefigge principalmente e in che ambito lavora?
DOC da servizi ai lavoratori dello spettacolo, siano artisti che tecnici, insegnanti e amministrativi. Innanzitutto coordina e amministra la loro attività, trovando le soluzioni più convenienti ed efficaci affinchè possano lavorare nella legalità ma con la massima elasticità e trasparenza.  A fianco di servizi strettamente di gestione amministrativa la cooperativa elabora una serie di servizi paralleli affinché il lavoro dei soci sia svolta al massimo dell’efficenza e qualità, organizzando corsi di formazione di vario genere, investendo nella sicurezza e qualità del lavoro, utilizzando la tecnologia per fornire i servizi tipici di cui i lavoratori dello spettacolo hanno bisogno; per tutte le figure professionali DOC garantisce l’opportunità di lavorare in regola alle migliori condizioni, con operatori di professionalità e competenza di rara qualità nel settore, con un help desk che a chiunque chieda info riesce a rispondere coerentemente su ogni questione amministrativa/fiscale/previdenziale nel settore dello spettacolo, ed in particolare: per i musicisti: convenzioni, legalità, opportunità di lavoro, lo sviluppo di una rete di contatti per i tecnici; sicurezza, formazione, ancora opportunità di lavoro, per gli insegnanti di musica: opportunità di lavoro con condivisione di attività didattica  e scambio professionalità e competenze per le agenzie di musica: la possibilità di regolarizzare artisti in maniera snella e competente, a costi gestibili e non proibitivi per gli organizzatori di eventi/locali: possibilità di utilizzare artisti sempre in regola con grande alleggerimento dal punto di vista burocratico; tranquillità e zero pensieri….al di sopra di tutto tanta qualità

Chi puo’ essere interessato alla DOC?

Tutti coloro che in qualche modo, hanno a che fare con il mondo dello spettacolo… In realtà la comunità intera, perchè la musica e l’arte coinvolgono non solo gli operatori dello spettacolo ma chiunque abbia a che fare con eventi artistici anche in via occasionale: pensiamo ad esempio ad una banca che debba aprire una filiale e abbia bisogno di intrattenimento musicale, aziende private che svolgano convention, … la musica e l’arte in genere coinvolgono quotidianamente la vita di ognuno e siamo in grado di dare servizi a tutti i livelli, sia direttamente artistici, che amministrativi o organizzativi…

Quale possono essere le differenze principali nel lavorare nella legalità e cosa puo’ cambiare?

Soprattutto con la legalità si può crescere, non c’è necessità di nascondersi. Nessun progetto può essere sviluppato se lo si deve nascondere al pubblico per nascondersi al fisco,… senza  il vestito adatto non ci si presenta in pubblico…  e se si vuole primeggiare (obiettivo di ogni artista) bisogna avere il vestito più bello, anche in termini di organizzazione amministrativa/fiscale… non solo artistico

Come vedi il panorama attuale della musica in Italia? (chiaramente dal tuo punto di vista professionale non quello artistico)..

Dal mio punto di vista professionale (fiscale/previdenziale)  il panorama italiano è bloccato da decenni.
Dal punto di vista fiscale non è prevista in Italia una normativa che agevoli e consideri la precarietà e varietà del lavoro dell’artista, per cui per il fisco il musicista professionista dovrebbe avere partita IVA come un avvocato o notaio (senza possibiltà di detrarre le elevate spese di trasferte e viaggi che quotidianamente l’attività gli impone. Dal punto di vista previdenziale invece, le rigide normative sull’ENPALS lo obbliga ad avere sempre un terzo datore di lavoro che debba assumerlo, versargli i contributi, effettuare ritenute acconto, con i costi di una gestione complicata come fosse un dipendente: i lavoratori autonomi sono gestiti, anche con fattura, come fossero dipendenti… Considerato che i contributi ENPALS nel caso dei lavoratori con Partita IVA si calcolano sull’importo della fattura (e non sull’utile come per qualsiasi altro lavoratore autonomo) con una complicazione di gestione ed un esborso economico  che va ben oltre il normale costo del lavoro: la gestione complicata con un elevato onere contributivo ha fatto in modo che gran parte dei lavoratori dello spettacolo da sempre operino nell’illegalità e all’ombra. 
Trattandosi inoltre di attività di categorie “povere”, sia il commercialista che il consulente del lavoro classico non tende a occuparsi e specializzarsi in questo settore: di conseguenza la mancanza diffusa di conoscenza. La maggior parte di essi non sanno cosa sia e come funzioni l’ENPALS..

Credi si possa cambiare qualcosa dal punto di vista fiscale/burocratico perchè la legalità nell’ ambiente musicale possa svilupparsi maggiormente? E quanti dei problemi attuali sono imputabili alla regolamentazione fiscale?

Bisogna fare un lavoro capillare per diffondere il messaggio di legalità. Far capire che pagare i contributi significa anche godere di servizi e tutele che fanno spesso ampiamente “ripagare” quanto versato. Anni fa pensavo personalmente che il problema si risolvesse attraverso una legislazione che trattasse la fiscalità e previdenza degli artisti esattamente come le altre figure professionali, col tempo e l’esperienza mi rendo conto che solo un sistema organico e completo come la cooperativa può essere la risposta ai problemi degli artisti: il rapporto di socio lavoratore consente di operare in regola pagando le tasse e i contributi sull’effettivo compenso dopo aver detratto i costi e spese  di gestione (cosa non possibile con la partita IVA) ma soprattutto godendo di una serie di tutele che solo il lavoro dipendente può dare: Oltre al dovere/diritto della “pensione”, l’artista in regola ha diritto a indennità di malattia, assicurazione sugli infortuni, per varie figure indennità di disoccupazione, maternità, congedi parentali, diritto agli assegni familiari….  Credo che non sia poco pensare che una cantante in gravidanza possa riscuotere dall’INPS un assegno per maternità obbligatoria.  La legalità a costi sostenibili è il miglior trampolino per ogni progetto o carriera artistica,

Perché secondo te la legalità in questo settore è vista esclusivamente come un’imposizione e non una possibilità?

Ci sono dei luoghi comuni, dettati soprattutto dalla non conoscenza, che in tutti i settori imperversano, primo fra tutti il concetto che è meglio tutto subito che pagare le tasse.. La teoria dei “furbetti”… è furbo chi evade e scemo chi paga le tasse.. In 22 anni abbiamo contribuito in piccola parte a dimostrare il contrario e a macchia d’olio col passa parola di tutti i soci stiamo dimostrando che è furbo chi investe sul proprio mestiere… e sciocco chi si nasconde e non sviluppa la propria arte.
Oggi il cosiddetto “effetto Monti” arriva anche tra i musicisti e tutte le finte associazioni no profit che hanno contribuito pesantemente a “nascondere” i furbetti evasori un po’ alla volta vengono smascherate. di oggi la notizia che l’agenzia delle entrate ha iniziato una nuova serie di controlli sulle associazioni no profit/Onlus…
Il mondo dello spettacolo pullula di queste finte associazioni (Brescia ne è stata per anni la capitale) che si sostituiscono alle imprese fatturando prestazioni diverse per eludere tasse e contributi degli artisti….

Alla luce della crisi che investe il settore ormai da anni, quale potrebbe essere uno svilluppo possibile?

Dal punto di vista fiscale e previdenziale ci sarebbe bisogno di una forma corporativa che consenta agli artisti di riconoscersi, di contare. In realtà la confusione tra artisti professionisti e dilettanti (dal punto di vista artistico, non fiscale) mette sul mercato figure di ogni livello che reciprocamente genera una concorrenza dannosa per tutti, a scapito della qualità. Ma in Italia è presto per pensare ad una categoria di lavoratori dello spettacolo che si unisce per rivendicare i propri diritti. Non vi è consapevolezza individuale anche perchè, trattandosi di categorie povere, ci si ruba il lavoro l’un l’altro, se possibile.
Questo compito di unire gli artisti e condividere diritti e tutele attualmente lo fa (impropriamente perché non spetta ad esse) le cooperative di artisti… ma non tutte..
Per l’aspetto artistico invece credo che lo sviluppo stia nei progetti: non si deve più vendere un cd o un brano, ma ogni artista deve rappresentare un “progetto artistico” che comprenda un messaggio che vada oltre il cd o il brano musicale. Che abbia all’interno un messaggio chiaro e accattivante per il pubblico, abbia novità, ad elevata qualità e che sia convincente…. La musica che ci circonda è tantissima e crea confusione,  un progetto è molto di più, se sincero e di qualità può tornare a smuovere le folle…  

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